14 Settembre 2020

“Mario è uno degli uomini più preziosi del nostro continente, per questo è sempre in pericolo”. Mario Benedetti compie 100 anni. Le amicizie con Cortázar e Vargas Llosa

Il 14 settembre del 1920 nasce in Uruguay, da genitori italiani, Mario Benedetti, uno degli scrittori e dei poeti più influenti del secolo scorso, in latinoamerica. La sua opera, in Italia, è custodita da editori di genio come La Nuova Frontiera e Nottetempo; le sue poesie, come “Lettere dal tempo” e “Inventario” sono edite da Le Lettere. Dal suo romanzo più noto, “La tregua” – edito da Feltrinelli nel 1983, ora Nottetempo, nella traduzione di Francesco Saba Sardi –, nel 1974 è tratta una pellicola nominata agli Oscar come “miglior film straniero” (era il ‘’75 e per la cronaca l’ambita statuetta andò ad “Amarcord” di Fellini). In un articolo pubblicato dal “Clarin”, firmato da Paula Conde, si ricordano i rapporti di amicizia che hanno legato Mario Benedetti a Julio Cortázar e a Mario Vargas Llosa: ne pubblichiamo alcune parti.

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Quando Julio Cortázar ha saputo dell’espulsione di Mario Benedetti da Lima, a metà degli anni Settanta, ha detto: “Mario è uno degli uomini più preziosi del nostro continente, per questo è sempre in pericolo”. Il 31 gennaio del 1965, in una lettera, Benedetti scrive a Cortázar, “Vorrei farti domande su Borges, su La Maga, su Cuba… su come te la passi da argentino che vive da così tanti anni in Europa… Vorrei chiederti come giudichi il caos latinoamericano da lì, perché la verità è che da dentro, da questo lato di mondo, non si può fare a meno che sentirsi confusi, insicuri, depressi, in balia del caso. Dieci anni fa potevo immaginare che la politica, l’utopia sociale mi contagiassero. Oggi questi concetti mi provocano una tremenda depressione, che vinco scrivendo qualche poesia… Sono un uomo condannato a vita a scrivere poesie, racconti, romanzi, in un modo duro, semplice, diretto”.

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Benedetti e Vargas Llosa sono stati amici intimi per un paio di decenni. La loro amicizia fu complicata, nel 1984, da uno scambio di opinioni, pubblicate all’epoca da “Panorama” in Italia e da “El País” in Spagna. Benedetti aveva accusato Vargas Llosa di aver compiuto “una spettacolare inversione di tendenza nelle sue predilezioni politiche… nonostante si sia sempre sforzato di dimostrare che la sua passione è la libertà, 15 anni fa ha appoggiato con entusiasmo la sinistra latinoamericana, mentre oggi è lusingato e sostenuto dalla destra”. Vargas Llosa gli rispose indirettamente in un’intervista: “Gli intellettuali europei di sinistra hanno vissuto un sano ripensamento dei propri ideali, in America Latina la maggioranza obbedisce a riflessi condizionati, come il cane di Pavlov… Nei paesi del Terzo Mondo, soprattutto in America Latina, l’intellettuale è un elemento fondamentale del sottosviluppo. Non lotta contro il sottosviluppo: al contrario, è un grande propagatore di stereotipi, inibisce il pensiero, crea riflessioni condizionate. Ripetendo tutte le banalità della propaganda, finisce per ostacolare ogni possibile tentativo di liberazione. Gli intellettuali condizionati? Eccoli: Gabriel García Márquez, Mario Benedetti, Julio Cortázar”. Nonostante le differenze, Vargas Llosa scrisse parole importanti per celebrare la morte di Mario Benedetti: “Al di là delle posizioni politiche, ora abbiamo le belle poesie, le storie che ha scritto, che riscattano con amore vite incastonate nella monotonia, prive di epica, piene di un eroismo discreto, di chi pratica in un ufficio, risparmia, vive problemi incatalogabili, epopee fuori dalla storia. I grandi esclusi della letteratura, a cui Benedetti ha dato vita e colore, sono gli autentici pilastri della società, è grazie a loro se una società si modernizza o precipita in una ferocia tribale”.  

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Questa è la mia casa

Non c’è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.

Arriva l’autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s’accoppiano e dormono,
giocano e pensano,
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.

Non c’è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani e i campanili
ci passano davanti.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.

E io non saprò dove ripararmi
perché tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

 Mario Benedetti

*da: “Inventario. Poesie 1948-2000” (Le Lettere, 2001), trad. it. L. M. Canfield

**In copertina: Mario Benedetti (1920-2009), la fotografia è tratta da qui

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