Oh Cenerentola/non ci sono più p*ttane come te. Quando sei solo una adolescente, e entri in un megastore, e su un maxischermo ti appare una femminona esagerata, che ti urla che non devi cambiare, che nessuno ti può cambiare, che tu devi essere tutto quello/che vuoi essere, altamente fregandotene, degli altri, di tutto… beh, mente e occhi sterzano. Prima eri una adolescente, ora sei una adolescente che inizia a dare il suo nome a quel che sente, vede, prova, e poco importa se quella bionda femminona esagerata urla il suo dolore e il suo rancore di vedova, si chiama Courtney Love e finalmente ha pubblicato un disco decente, che dico decente, disco pregevole (siamo onesti, gliel’ha scritto Billy Corgan) o insomma, stammi a sentire: vale che questa donna è la più vistosa tra le sue colleghe, donne femminone esagerate che si mettono a capo di rock-band, e suonano e te le suonano, anche da soliste. Sono donne che hanno molto non da insegnarti ma da mostrarti, donne che ti provano che il mondo, non solo quello della musica, è popolato da sane portatrici di f*ga che non sono oche pupattole deficienti, che non stanno a frignare per un uomo, che non perdono tempo a spadellare per lui in cucina, ché un uomo se lo vogliono se lo prendono e se lo mangiano, se lo divorano. Queste sono donne che sono virago, sono amazzoni, gli uomini se li sc*pano, e fuori dal letto ne hanno poco bisogno.
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Oggi lo ‘sento’, lo riconosco: sono stata fortunata (o la fortuna me la sono andata a cercare) nel trovare sulla mia strada donne così, nel trovarmi nel mezzo dell’ultima ondata rock significativa, a un passo dall’abisso della qualità stabilita dai reality, e nel vederlo quell’abisso e non caderci, dire no e voltargli le spalle, seguire altro, seguire loro. Courtney Love, Tori Amos, Dolores O’Riordan, Shirley Manson, PJ Harvey on the road again, Gwen Stefani e quel suo corpo da perderci la testa, anche se su tutte c’era e c’è lei: Skin. Il giorno che ho visto, sentito, scoperto Skin bene non me lo ricordo, mi ricordo una femminona esagerata che in un video strisciava per strada (Weak), in un altro stesa a terra era picchiata da donne mostruose (Brazen), in un altro ancora era tutta di sfondo bianco sfocata e cantava e quel che diceva mi faceva stare male perché con F. c’eravamo mollati (I hope you’re felling happy now… già, era Hedonism). Di Skin, è appena uscita l’autobiografia, It Takes Blood and Guts, e… si fa presto a dire che le donne non sono tutte uguali! Le donne sì che sono uguali, sono noiose, perché sono poche quelle che se ne tirano fuori, dalla rispettabilità della loro f*ga, rispettabilità dettata da questa società a pene fatta e finita, religiosamente normalizzata. Io me lo dico me lo ripeto e me ne convinco sempre più di avere avuto una adolescenza favorita dalla sorte, perché non solo mi sono abbeverata e nutrita di musica sudata e suonata e non imposta da uno str*nzo di algoritmo, ma sono stata brava a tenermi distante, fuori da input mediocri, e al primo posto tra questi input ci vanno i social che, per carità, guai se non ci fossero, e che però per quanto riguarda gli appetiti musicali, letterari, culturali, sono una gabbia, sono narcotici, e poi, e che diavolo, ancora a fine anni ’90 i dischi si scovavano, si sceglievano, si compravano. I dischi conta(va)no. Lo so che oggi li comprano in pochissimi, lo so che oggi conta altro, io poi non è che sono contro gli odierni (t)rapper: anche se mi sono esteticamente repellenti, non nascondo la mia curiosità nei loro confronti per la loro felicità di scrittura, bulimica e però scrittura abile, loro fermano l’istante, loro sono lontani da me non solo di generazione ma di pensiero, modo di rivolgersi e capire la realtà. No: il marchio impresso dalle mie femminone esagerate, non te lo togli, non te lo scuoi dalla pelle, non ce la fai, sta lì. Se lo fai, sei ipocrita.
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Altro che Thelma & Louise! Una femmina esagerata deve avere il coraggio di buttarsi all’indietro, giù, nel vuoto, mozzare il respiro e avere fiducia nel laccio: solo così è viva, e libera, e alza il dito medio alla faccia bastarda di tutti e tutto quello che non le va. Farlo ma farlo e rifarlo da capo e di continuo, ogni giorno, senza cercare aiuto né comprensione da nessuno. Se il laccio regge… te la sei cavata, tesoro, come se la cava Alicia Silverstone nel video di Cryin’ degli Aerosmith. Difficile, ma figo. Fidati: ne vale la pena. Altrimenti, gira il c*lo, torna dal tuo amoroso rompip*lle e cucinagli, e lavagli i piatti, e stiragli le camicie. Stupid Girl, ma chi caz*o te lo fa fare? L’amore?
Barbara Costa