30 Agosto 2021

Islam & Occidente: la versione di Giovanni Sartori

Siamo circondati da intellettuali stupidi e autolesionisti. Che non sanno chiamare le cose col loro giusto nome. Intellettuali che si lisciano penne progressiste per far bella figura. E da anni la bella figura progressista è quella pelosa e solidale delle porte aperte a tutti, invece della per ogni nazione difesa dei confini attraverso regole chiare e irremovibili: salvo attestato umanitarismo profugo, chi entra, c-h-i-u-n-q-u-e s-i-a, deve avere documenti regolari, una identità certa, magari una qualifica lavorativa. In caso contrario, via. Fuori. Qui non ci stai. Per quanto possa condividerle in pieno queste affermazioni non sono mie ma del massimo esperto italiano di scienza politica e sistemi annessi a essa: Giovanni Sartori. Questo professore, che per tutta la vita non ha fatto che studiare e mettere alla verifica dei fatti quanto assorbito, ha scritto libri e libri, studiati nelle università di tutto il mondo, libri che ti fanno sudare per quanto ti mettono alla prova, e che in tal modo ti rendono arricchito e migliore. Giovanni Sartori aveva un grande pregio: parlava e scriveva pane al pane, di temi ostici, complicati, non offrendoti una soluzione ultima e finale – che in politica non esiste – ma più vie inedite e impervie da esplorare.

Giovanni Sartori lo diceva, che a lui di destra e sinistra, in Italia come nel mondo, “non importa un fico secco”. A lui importava il buon senso, ed era talmente avanti che già a fine anni ’90, prima che certe élite del pensiero ci tediassero con il bene supremo di multiculturalismo e globalizzazione, bollava il multiculturalismo fallito in sé, perché un conto è l’integrazione, ben altro l’assimilazione di una cultura in un’altra. Se poi questa cultura è quella islamica, lasciamo proprio stare! Pensare che si possa integrare pacificamente una ampia comunità musulmana fedele a un monoteismo teocratico che non sa e non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, è per Giovanni Sartori scema illusione. Sartori non usava perifrasi: “l’Islam è incapace di evolversi, è un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo”. Mai c’è stata nell’Islam nessuna rivoluzione vera perché “una rivoluzione è vera quando libera una creatura pronta a nascere, quando rompe un guscio che contiene un nascituro vivo e vitale, atto a crescere, e senza un Erode che lo ammazza”. Sommo razionalista e fedele alla legge del “se nulla preesiste, nulla segue”, Sartori pone l’Islam al muro: non avendo l’Islam avuto nulla di paragonabile alla Rivoluzione inglese, o americana, o francese, è lontano e incompatibile con l’Occidente. Non può esserci dialogo alla pari e fattivo tra chi è secolarizzato e chi no. Punto.

Pur con i suoi limiti “l’Occidente è una società libera, fondata su laicità, democrazia e sovranità popolare”, principii basilari che, per quanto in difetto e in continua evoluzione e necessario perfezionamento, guai a chi ce li tocca. A chi non stanno bene, li detesta, li schifa, con Sartori ricordo che non è obbligato a stare qui: emigrasse in Iran, a Cuba, in Corea del Nord, corresse a Kabul. Così è felice e realizzato, e smette di rompere le p*lle a un Occidente che dà possibilità che altrove se le sognano. Per Sartori contano “le parole, sono i nostri occhiali: sbagliare la parola è sbagliare la cosa”. Concetto che, se applicato – e specie ai social – ci guarirebbe “dallo spappolamento intellettuale e morale” che ci rende deboli. Ritornando al “problema Islam”, ecco la metafora scelta da Sartori per descriverne presente e futuro: “Dar al-Islam: è un grande mare nel quale i fondamentalisti sono gli squali, pesci non isolabili, alimentati dall’acqua in cui nuotano. Il mare musulmano li espellerà? Ne dubito”.

Il prof. Sartori è severo e preciso: “I cinesi continuano a essere cinesi anche dopo 2000 anni, e convivono tranquillamente con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Le seconde generazioni di cinesi sono a noi integrate”, come lo sono quelle ortodosse dell’Europa dell’Est, le cattoliche latinoamericane, ma quelle musulmane no, quelle musulmane insomma, sono integrate a paletti che hanno messo loro e che non vogliono divellere. Guardiamo in faccia la realtà, leggiamo la nera cronaca quotidiana: i veri integrati sono i musulmani che hanno mandato a fare in c*lo Corano, patriarcato e velo alle donne (Saman, Hina, e tutte le altre, che nessuno le dimentichi!). Cioè coloro che, tra luce e oscurità, tra libertà e catene, hanno scelto luce e libertà. Hanno scelto l’Occidente, coi suoi difetti, i suoi sbagli (alcuni poco rimediabili) e le perfettibilità che questo Occidente a radice nel diritto romano, richiede. Se non è così, se le cose non stanno come scrivo e sostengo io, ma infinitamente più e meglio il maestro Sartori, allora ditemi perché caz*o i non occidentali – e tra questi, la gran massa islamica – vogliono venire qui. Per quale caz*o di motivo lasciano i loro paesi falliti sotto ogni punto di vista, per venire in Occidente. Per quale caz*o di motivo?!? Non si può eliminare una realtà cancellando le parole che la denotano. Si può scegliere di essere vili e ciechi, ma così non si annulla questa realtà com’è. Alla Storia non ci si può opporre.

Insegna Sartori: “In Europa noi abbiamo avuto l’Inquisizione. Abbiamo avuto 30 anni di guerre di religione. È tramite questo nostro sangue che siamo approdati alla secolarizzazione”.

C’è chi ciancia e tifa il tramonto dell’Occidente. Sicuro: l’Occidente ha i secoli contati. Non invidio le future generazioni che piangeranno sull’Occidente che fu e che per pavidità non abbiamo – avete! – voluto difendere. Picchiava Sartori: “L’Islam non ha capacità di evoluzione. È ciò che era 10 secoli fa. È un mondo immobile, mai entrato nella modernità, cristallizzato in sé 100 anni prima che vi arrivasse il colonialismo occidentale”. I paesi islamici i più ricchi? “Hanno petrolio e tantissimi soldi e potenza finanziaria, ma non fabbricano nulla, acquistano qualsiasi prodotto finito. Il simbolo della loro civiltà è il suq”.

E ora, ciò che più mi sta a cuore: l’Islam produce presente pensiero? Sì, quello di intellettuali e pensatori occidentalizzati. Che vivono o hanno contatti con l’Occidente e della nostra – e qui diventata loro – libertà non vogliono barattare una virgola. A chi parlano, poi? A noi. Non certo alle madrase, a politici e a predicatori coranici sclerotizzati che hanno come sola risposta il metterli a morte. Il resto sono insopportabili e aride litanie non secolarizzate e anti-secolarizzazione. Sbaglio, esagero? Leggetevi il prof. Sartori, e provate a darvi e darmi una risposta più valida della sua.

Barbara Costa

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I virgolettati sono presi da: Giovanni Sartori, La corsa verso il nulla, Mondadori, 2015; Giovanni Sartori, Pluralismo, multiculturalismo e estranei, Rizzoli, 2000; Ecco perché integrare l’islam resta soltanto un’illusione, Luigi Mascheroni, ultima intervista a Giovanni Sartori, Il Giornale, 5 aprile 2017.

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