Un due tre, si parte. Armatevi di carta&penna, a sfidare i marosi del vostro cuore, le Amazzonie che si spalancano appena oltre il confine dell’intestino tenue. “Pangea” diventa palestra di scritture. Abbiamo chiesto ad alcuni studenti della Scuola Holden di Torino di costruire una redazione parallela. Un laboratorio di follie. Simile a una mongolfiera. All’opificio di un alchimista. Che si chiama Il Cannibale. Perché? Perché la scrittura è sempre ‘cannibale’, cioè, divora la vita. Saranno loro, questi baldi scrittori intrisi di futuro, a leggere e a giudicare i vostri racconti. Che potete inviare qui: info@pangea.news.
L’esatto contrario di chi pensa che sia possibile insegnare qualcosa
“Il Cannibale” rappresenta l’esatto contrario della volontà di qualsiasi becchino legato alla mercificazione editoriale. Qui sono ammessi racconti, critiche e recensioni (anche extra-letterarie), e soprattutto lampi d’identità: perché scrivere? È possibile inviare racconti o proporre spunti di qualsiasi tipo: saranno letti e analizzati dalla nostra redazione di giudiziosi sfaticati e successivamente – se considerati meritevoli – pubblicati su Pangea. Eventualmente e a vostra richiesta potrete firmare con uno pseudonimo: grazie alla scrittura si può essere trasparenti, mettere al centro la propria idea – che è parallela alla persona, ma più importante – e lasciare che il contenuto rimanga in primo piano, libero e sanguinario come il selfie di un cannibale nella homepage di Facebook. “Il Cannibale”, dopotutto, è l’esatto contrario di chi pensa che sia possibile insegnare qualcosa. (Nicolò Locatelli)
Ritardo
No vabbè, sono in ritardo. Di nuovo. Stavolta mi linciano davvero. Lei mi lincia.
Nella grande stanza in cui arrivo trafelato, i faretti appesi alla struttura metallica sul soffitto sono già accesi e puntati laddove dovrebbe esserci la cattedra, ora spostata alla fine del piccolo palco. I presenti confabulano in esigui gruppi ma, al mio ingresso, il mormorio si spegne. Là, sotto il fascio luminoso di un faretto, in mezzo al palco, mi aspetta lei.
– Posso spiegare – inizio a balbettare – di solito era Lupo a ricordarmi quando…
– Ooh, ti prego, non voglio scuse. Hai la ben che minima idea di quanto sia difficile organizzare una recita con le costellazioni?! I miei attori vanno e vengono a seconda delle stagioni! Non ho tempo da perdere con un piccoletto come te.-
Ecco, aveva prevedibilmente calato la scure su di me. Le voci attorno a noi riniziarono a fare da sottofondo.
– Solo perché sono il Piccolo Carro, non hai il diritto di chiamarmi piccoletto!- sbuffo colpito nell’orgoglio. Hai capito? La direttrice, la regista, la Luna, si crede la più importante solo perché è il satellite del pianeta che usiamo per prepararci alla recita.
-Magari se non aspettassimo solo il momento di luna piena per fare le prove…- suggerisce una voce in mio soccorso, Pegaso.
-Ma figurati- interviene Cassiopea con uno schiocco di lingua – se Luna non è al meglio di sé, non si fa niente. È per questo che ogni anno non riusciamo a prepararci in tempo per la recita di Capodanno.-
Ora il brusio si fa più insistente, le costellazioni sono allarmate e preoccupate, perché tutti vogliono avere la possibilità di fare la loro parte sul palcoscenico. Soprattutto Cigno, oh quello spocchioso, se ne sta a starnazzare con Andromeda sulla tremenda, a suo dire, possibilità di non poter mostrare a tutti la sua parte drammatica degna, sempre a suo dire, di un Oscar.
Per fortuna che mamma orsa, ops, l’Orsa Maggiore, prende in mano la situazione prima che Perseo scoppi in un pianto isterico.
-Per piacere – esordisce col suo tono premuroso ma deciso – vogliamo per una buona volta impegnarci e riuscire a prepararci per questa benedetta recita? Non so voi, ma io ci tengo particolarmente alla mia parte da Agnese -.
-Ci credo, a lei non è toccato fare la parte del primo a morire di peste… ma chi diamine ha votato per fare i Promessi Sposi quest’anno?- prova a lamentarsi qualcuno fra gli attori, probabilmente Sagittario.
In generale, però, l’effetto desiderato è stato sortito: Luna non mi trucida più con lo sguardo e ognuno ha ripreso a leggere il suo copione. Bene dai, alla fine il mio ritardo non è andato poi troppo male. Finalmente posso recitare la mia parte da..
-Ooh ma dai, non è possibile! Sta già sorgendo quell’egocentrico di Sole-. Queste sono le ultime parole che si sentono nell’Aula Magna, prima che tutti inizino a sbiadire per ritornare al proprio posto nel cielo, nascosti dalla luce solare.
Eh vabbè, ci riproveremo il prossimo mese.
Martina Matassoni