12 Settembre 2019

Esce il nuovo romanzo di Elena Ferrante, l'artista più grande di Banksy (l’Amica geniale sei tu, lettore, che continui a credere nel mistero di Elena Ferrante)

Poche storie, poche lagne, poche ciance. Elena Ferrante è la più grande scrittrice italiana, e forse anzi sicuro una delle più grandi artiste del mondo, se non la più grande. Hai voglia Scurati ad attaccarsi all’oggetto nero, il non-io per eccellenza cavalier Mussolini, hai voglia Saviano a impazzire su Twitter e incazzarsi e scazzarsi e agitarsi, hai voglia Albinati a scrivere tomi tombali sullo spleen cattolico romano, hai voglia tutti e storie e lagne e ciance. Elena Ferrante è la più grande. Perché se è vero che l’arte è “sospensione dell’incredulità” la Ferrante incarna (o disincarna, fate voi) meglio di tutti la formula magica di Samuel Taylor Coleridge.

“Sospensione dell’incredulità”, vale a dire credere alla favola anche se sappiamo benissimo che non è vera. Stare sospesi nel luogo dell’immaginazione in cui gatti hanno gli stivali, gli uomini diventano porci, parlano i bianconigli, i mulini sono giganti, Omero sta nel deserto e si sveglia con la pioggia. Il mare è color del vino. E le arance sono blu.

E noi, sospesi in questo luogo dell’immaginazione, sappiamo tutti chi caspita è Elena Ferrante, ma facciamo tutti finta di non saperlo. Che la Ferrante fosse o Anita Raja, o il marito Domenico Starnone, o tutti e due, o l’animale di casa (cane? gatto? capibara?), lo ha rivelato una bella inchiesta del Sole 24 ore del 2016, che ha spulciato nei conti bancari della famiglia.

Eticamente discutibile, ma criticulturalmente perfetto. Marx, demistificazione, spirito del tempo. Un’operazione che sarebbe piaciuta a György Lukács. Il romanzo è epica borghese: l’unica lettura seria di Elena Ferrante non è aprire i suoi libri, è frugarle nel conto in banca.

Ma noialtri non vogliamo nessun Cicap che ci tolga quel pezzettino di mistero – più vago delle lacrime vermiglie di un’icona – ce lo teniamo stretto. E quindi “la misteriosa autrice”, e quindi “ecco l’incipit del nuovo Romanzo di Elena Ferrante, in uscita il 7 novembre” e non serve nemmeno il titolo.

Non vogliamo saperlo il titolo, non vogliamo sapere chi è la Ferrante. Il che la rende anche artista più grande di Banksy: di lui non si è scoperto chi è, di lei (o lui, o lei/lui, o del loro cane/gatto/capibara) più o meno sì, ma facciamo finta di no. E l’arte è sospensione dell’incredulità: è fare finta.

Quindi poche storie, poche lagne, poche ciance: l’Amica geniale sei tu, lettore, in quanto crei, contemplandolo, il mistero di Elena Ferrante. Credici. A che ti serve leggerla?

Bruno Giurato

*L’articolo è stato originariamente pubblicato su “Linkiesta” come “Elena Ferrante è una scrittrice tanto grande che leggerla non serve”

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