04 Novembre 2023

“Io sono la prostituta e la santa, la sterile dai molti figli”. Innologia gnostica

Per “Tuono, Mente Perfetta” – The Thuder, Perfect Mind secondo la Coptic Gnostic Library – s’intende uno dei testi più affascinanti del lotto scoperto a Nag Hammadi. Si tratta di un poemetto frammentario, probabilmente di area gnostica, dai lievi legami – comunque indiretti – con il sostrato ebraico e cristiano (nel testo si fa riferimento, piuttosto, a “Greci” e “barbari”). Chi parla si esprime al femminile, ambigua personificazione di Sapienza/Sophia; “tuono” è formula primeva con cui ‘chiama’ Dio – nel Primo Testamento, Dio “tuonò dal cielo” (2 Sam 22, 14); il Salmista vede rispecchiato nel “fragore del tuo tuono” (104, 7) l’ira del Potente; Ezechiele parla del “tuono dell’Onnipotente (1, 24) e Giobbe del “tuono della sua potenza” (26, 14). Tuono, però, in questo inno di sgargiante bellezza, è l’illuminazione imprevista, l’evento luminoso che squarcia le ombre dell’apparenza, lo shock in un verbo chiaroscurale, di singulti e inseguiti e inseguitori, banditi e banditori, gioco di tane e di verità da stanare, da sconsacrare.

Del testo esiste soltanto la versione copta; data, luogo e autore sono ignoti: gli studiosi lo incastonano nel covo culturale alessandrino, intorno al II o III secolo. Che sia una divinità/entità femminile a parlare non è cosa strana: nei codici scoperti a Nag Hammadi, tra l’altro, diverse donne sono poste in primo piano (Norea; Verità; Protennoia, ad esempio). In una claustrofobica invenzione di Borges, potremmo ipotizzare che l’inno sia composto da Arianna, la signora che ha vinto il Labirinto, figlia del sapiente (Minosse) e del mostro (Minotauro), abbandonata dal guerriero/politico (Teseo) ed esaltata dal dio (Dioniso). Pure fole.

“Tuono, Mente Perfetta”, piuttosto, si districa tra le contraddizioni. L’entità che parla è sapiente e insipiente, armonia e caos, purezza e obbrobrio, luce e ombra, colei che risolve i contrasti dopo averli vissuti tutti. Che acceca da cieca. Aderire al suo dire, per sempre ambiguo, significa compiere una gimkana tra gli opposti, addestrarsi alla cupa lotta tra gli assoluti. Il divino è indifferente alle circostanze mondane, al dilemma, troppo umano, del bene e del male: eppure, ogni dissidio è vagliato e classificato, ogni divario va vissuto dall’entità, va divorato. Famelica è la donna chiamata Tuono: si dona perché di lei ci sfamiamo. Nel crocevia della discordia, il cercatore deve smarrirsi: la via è chiara quando tutto appare inderogabilmente insensato; all’amore si giunge dopo aver sperimentato l’odio; il dio è ciò che non può essere, l’incredibile a cui solo l’incredulo approda.

L’entità si esprime tramite l’enigma, come l’oracolo e la Sfinge. Se non si scioglie l’enigma, il mostro ti divora – oppure, il discepolo resta latitante in questa valle di lacrime e di violenza, all’oscuro. Lo scandalo della contraddizione, però, non è soltanto del mondo greco classico (i formulari di Eraclito e le giaculatorie di Cassandra, il dio di Delfi che accenna, le Baccanti che vanno in isteria): il Nazareno, nei Vangeli, sconcerta chi lo incrocia, non dà mai soddisfazione, non si ancora ad una risposta che non sia inseguirlo. Gesù porta il fuoco – iconostasi del tuono – e predica l’amore per il prossimo, parla per parabole e lettere sulla sabbia, è scambiato, sempre, per ciò che non è (un profeta, un esegeta, Elia, il delfino di Giovanni, un Messia combattente, un guaritore). Esperire il divino: travolge, sconvolge i sensi, rivolta, ribalta, converte, contorce, viene da sconveniente.

Di The Thunder, Perfect Mind esistono diverse traduzioni, segnaliamo quelle di George W. MacRae per la Gnostic Society Library; quella di Anne McGuire (2000); quella, commentata, di Hal Taussig (2010). In Italia se ne trovano alcune, in rete; qui si è preferito opporre – più che proporre – una versione che smuova il linguaggio, ne faccia concia e tonsura. D’altronde, è ciò che reclama il testo. Dico cose che tutti ascoltano e pochi comprendono, afferma l’entità di “Tuono, Mente Perfetta”. Tutti possono capire il mio detto, pochi lo apprendono. La divinità apre le valve della sapienza, spezza i simboli: il linguaggio non crea ‘ecclesia’, fonda un lignaggio di prescelti. Il verbo stesso – pur sempre eucaristico – va spezzato e inghiottito: fermenti bestie, angeli con il viso da lince e da airone. La sapienza è per gli insipienti, la salvezza per gli insoluti; qui si tratta di assumere, già assolti.

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Tuono, Mente Perfetta

Inviata dal potere
vengo per chi in me si riflette
soltanto chi mi cerca può trovarmi.
Fissami, tu che in me rifletti
ascoltatemi, uditori.
Chi mi attende, mi porti con sé.
Non bandirmi dalla tua vista.
Non permettere alla tua voce e al tuo udito di odiarmi.
Non ignorarmi, mai, in nessun tempo, in nessun luogo.
Veglia! Resta allertato!
Non ignorarmi.

Perché io sono il primo e l’ultimo
               l’onorato e il bestemmiato
                          la puttana e la santa
               la moglie e la vergine
la madre e la figlia.
Sono le membra di mia madre
                         la sterile
dei molti suoi figli.
Ho avuto il matrimonio più fastoso
              perché non ho marito.
Sono la levatrice e colei a cui è levato il parto
                        solo conforto delle mie laboriose doglie.
Sono la sposa e lo sposo
          mio marito mi è genitore.
Sono la madre di mio padre
e la sorella di mio marito
           e lì è fissa la mia discendenza.
Sono la serva di chi mi ha osservato
sono il sovrano della mia stirpe.
Ma lui mi generò prima del giorno natio
e a tempo debito sarà la mia prigione progenie:
         da lui il mio potere proviene.
Sono lo scettro della sua gioventù
perché lui è il vincastro della mia vecchiaia.
Ciò che vuole, accade.
Sono il silenzio indefettibile
e l’idea che s’india nella tua memoria.
Voce dal ritmo tentacolare
          verbo dai moltiplicati inganni
                       pura pronuncia del nome.

Perché tu che mi odi mi ami
                 e odi chi mi ama?
Confessami, tu che mi sconfessi
Sconfessami, tu che ti confessi.
Chi di me dice la verità è un mentitore
chi su di me mente, dice la verità.
Chi mi conosce mi ignora
       chi mi ignora mi conoscerà.

Io sono la sapienza e l’insipienza
        la vergogna e la svergognata
            la spudorata e la pudica
        la forza e il terrore
la guerra e la pace
                                 prestate ascolto.

Io sono la piena di grazia e la disgraziata
    custodisci la mia povertà, cura la mia ricchezza.
Quando mi esilieranno dalla terra, non gridare:
mi riconoscerai in quelli che verranno.
Non cercarmi tra corpi e colossi di letame
non invischiarti nella caccia:
          mi riconoscerai nei regni.
Quando mi relegheranno
tra gli ultimi e i disonorati
                non ridere di me:
non gettarmi tra chi è ucciso con violenza.

Sono spietata e piena di pietà:
                              stai all’erta.

Non disprezzare la mia obbedienza
e non amerò la mia anarchia.
Non abbandonarmi quando sarò debole
il mio potere non ti intimorisca.

Perché mi odi quando incuto timore
e maledici il mio orgoglio?
            Io presiedo ogni paura
                 sono la forza che trema.
Io sono il debole assoluto
              amo i luoghi paradisiaci.
Insensata, insinuo il senso in ogni cosa.  

Perché mi odiate, Greci?
Perché trai barbari sono il barbaro?
Ma io sono la sapienza dei Greci
                            dei barbari la maestria.
Sono colei che giganteggia in Egitto
e che i barbari non possono raffigurare.
Sono quella che è odiata da tutti
                                    che ovunque è amata.
Mi hai chiamato Vita
              mi hai chiamato Morte.
Mi avete detto Legge
               mi avete soprannominata Illegale.
Sono l’inseguito, la sequela e colui che insegue.
Sono il disperso che hai raccolto
sono quella di cui ti vergogni
e che ami svergognare.
Non ho bisogno di riti
e per me avete ideato tutti i riti.

Sono una senzadio
e quella per cui Dio è grande.
Rifletti su di me
per disprezzarmi
         sono l’ignorante
         che si fa insegnante.
Quando da me ti nascondi
appari ovunque.
Quando vi nasconderete
                   apparirò
quando apparirai
               mi nasconderò.

Ciò che va fatto fallo… insensatamente…
Levami dal dolore
accoglimi nella conoscenza e nella sofferenza.
Prendetemi con voi in orridi e rovine
ruberia di bellezza in luoghi laidi.
Svergognata, prendetemi con voi, spudoratamente;
che la vergogna e la spudoratezza
travolgano le vostre membra.
Vieni avanti, tu che mi conosci
e che conosci i miei corpi
stabilisci chi è il grande tra i piccoli.
Vieni presso l’infanzia
e non disprezzarla perché è poca cosa e breve.
Non levare la grandezza dal piccolo
perché il piccolo si comprende per la sua grandezza.

Perché mi benedici e mi bestemmi?
Mi hai ferita ed è fertile la tua pietà.
Non separarmi dai primi che hai conosciuto
e non allontanare mai nessuno.

[…]

Io sono dentro
…ogni natura.
Presiedo… la creazione degli spiriti
…la questua delle anime.
Sono il controllo e l’incontrollato
          unione e dissoluzione
                       l’unica e la dissipata
sono ciò che è al fondo
e tutti convergono presso di me.
Sono la condanna e l’assolto
          sono il senza peccato
e la radice di ogni peccato.
Sono la lussuria e la casta.
Sono la voce che tutti ascoltano
e il discorso incomprensibile:
                    il muto e la muta del verbo.
Ascoltami con gentilezza
                   apprendi la mia durezza.
Sono il grido
e la scagliata a terra.
Preparo il pane e la mente
sono la conoscenza del nome.
Sono quella che urla
e ascolta.
                Sono la difesa, l’indifesa
mi chiamano Verità
avvero l’iniquità.

Mi onori… e chiacchieri contro di me.
Tu che sei vano, giudica chi svanisce
prima che ti giudichino, perché
è in te il giudice e il parziale.
Se sarai condannato, chi potrà assolverti?
Se sarai assolto, chi ti custodirà?
Ciò che è dentro di te è fuori di te
chi ha modellato il tuo corpo
ha dato forma al tuo spirito.
Ciò che vedi fuori di te è dentro di te.
Io sono la voce che tutti capiscono
e il lemma che nessuno comprende.
Sono la pronuncia
e l’impronunciabile
la lettera
e la sua divisione
…pronuncerò il suo nome.

Fissate le parole
compilate gli scritti
Attendete con attenzione
uditori e angeli, inviati
e invitati e voi
spiriti risorti dalla morte:

io sono la sola cosa che esiste
e nessuno oserà giudicarmi.
Perché molti sono i piaceri e numerosi i peccati
le incontinenze insaziate
         le passioni disgraziate
                         i piaceri fugaci
che gli uomini abbracciano
fino a diventare dementi
e ascendere presso il riposo.
Mi troverete lì:
                     e nessuno vivrà
                     e non avrà vita la morte.

Gruppo MAGOG