04 Ottobre 2024

Saint-John Perse o della felicità di scrivere. “Amers”, azzurra Apocalisse

Una grande avventura dello spirito.

Si potrebbe riassumere così la poesia di Saint-John Perse (al secolo Alexis Léger, Point-à-Pitre, 31 maggio 1887-Hyères, 20 settembre 1975): autore originalissimo e fuori scala, Premio Nobel 1960 per la letteratura “per il volo vertiginoso, e le immagini evocative della sua poesia che riflette in modo visionario la condizione del nostro tempo”.

Saint-John Perse è stato amato e tradotto dai grandi del suo tempo, sulle sue pagine si sono cimentati autori come Eliot, Rilke o Ungaretti, eppure in Italia la sua stella stenta ancora a brillare. Perdura la fama di autore difficile, del resto, era l’avvertimento che apriva l’introduzione di Romeo Lucchese, fedele traduttore di Perse, al primo volume delle Opere del poeta, pubblicato da Lerici nel 1960:

“Uno dei più grandi poeti contemporanei, forse il più grande, certo il più dotato di toni, di aperture sul mondo dello spirito e sugli aspetti della natura: Saint John Perse, è un poeta quasi sconosciuto…”.

Una delle cifre distintive della poesia di Perse è la gioia: Perse è il poeta della felicità della scrittura, dell’immaginazione incontenibile, degli accostamenti audaci, delle elencazioni prodigiose, ma è anche un cercatore della bellezza, in ogni sua manifestazione, con una spiccata inclinazione alla Natura: basta scorrere alcuni titoli della sua opera: i deserti di Anabasi, le “Piogge” e le “Nevi” di Esilio, fino ad Amers, lo straordinario poema, forse l’apice della sua poesia, ora riproposto in questa magnifica traduzione di Nicola Muschitiello.

Negli ultimi anni in Italia è cresciuta l’attenzione per Perse. Come ha segnalato Giorgio Cittadini, introducendo la più recente traduzione di Anabasi[1] (luglio 2022), sono usciti i Poemi provenzali[2], le lettere alla madre dalla Cina[3], una raccolta di altre lettere e interventi sparsi[4]. In effetti, la poesia di Perse ha molto da dire al lettore di oggi. Potrebbe anzi essere uno di quei “Segnali di mare”, così è stato anche tradotto Amers, per ritrovare la rotta smarrita.

Non è facile leggere Saint-John Perse per la sua vastità enciclopedica, per l’abbondanza di termini esatti, ma molto tecnici, per il continuo recupero di parole perdute. In questo senso, la cristallina traduzione di Nicola Muschitiello è un grande servizio a lettore.

La cifra epica di Perse fu presentata da Ungaretti fin dal 1931 quando pubblicò la traduzione di Anabasi sulla rivista Fronte (traduzione poi ripresa nel volume Lerici), lo considerava uno dei “rari esempi recenti di poesia epica”, il “tentativo audace e riuscito di fondere nella rappresentazione degli eventi di una gente, il moto lirico, cioè la storia d’un io, dello “Straniero” legato “ai suoi modi per le strade di tutta la terra”[5].

*

Al lettore forse può servire un essenziale inquadramento biografico del poeta. Per lungo tempo, i riferimenti sono stati attinti dalla ricca Biografia della Pleiade. Saint-John Perse ebbe il privilegio di costruire da solo la sua Opera omnia per Gallimard. E alzò un monumento a sé stesso. La critica negli anni ha smussato alcuni aspetti leggendari della sua vita, che peraltro, per molti aspetti, rimane dannunzianamente “inimitabile”.

Per i lettori italiani, un ottimo punto di partenza è la “Vita di Alexis Leger / Saint John Perse” presente nella ricca edizione dei Poemi provenzali usciti per Crocetti: è scritta da Joëlle Gardes (1945-2017), direttrice dal 1990 al 2000 della Fondazione Saint-John Perse.

Perse nasce nell’isola di Guadalupa il 31 maggio 1887. L’eden quasi primordiale dell’infanzia di Perse viene infranto da un terremoto e da una crisi economica che costringe la famiglia al ritorno in Francia. Il giovane Perse inizia a frequentare il liceo di Pau, nella Nuova Aquitania. Qui inizia a scrivere Immagini per Crusoè, frequenta il poeta Francis Jammes, che a sua volta lo mette in contatto con Paul Claudel. Nel 1905 Perse studia Giurisprudenza e segue alcuni corsi di Medicina a Bordeaux, due anni dopo perde il padre e deve iniziare a sostenere la madre e le tre sorelle. Nel 1909 pubblica per la NRF di Parigi Immagini per Crusoè a firma Saintléger Léger, cui fanno seguito l’anno successivo le poesie di Éloges. Il 1914, l’anno della conflagrazione mondiale, Perse supera il concorso per gli Affari esteri: è la svolta della sua vita e l’inizio di una brillante carriera diplomatica. Il primo incarico di rilievo è in Cina, dove resta dal 1916 al 1921: gli piaceva ricordare di aver scritto Anabase in un piccolo tempio taoista a un’ora di cavallo da Pechino.

In una celebre lettera alla madre del 2 agosto 1917 racconterà il suo “eremo”:

“Ti scrivo dal fondo di un piccolo tempio buddista su un’eminenza rocciosa a nord-ovest di Pechino dove ho, da alcuni giorni, trovato rifugio contro la fatica e contro una terribile estate. Ai miei piedi delle valli inondate dalle ultime grandi piogge; ad altezza della fronte, già le pesanti prime catene che innesca l’elevazione mongola. […] La pace qui è grande per lo spirito, il margine incommensurabile, e le notti perfettamente riposanti lontano dal rumore della città cinese”.

Al ritorno in Francia, sarà uno dei più stretti collaboratori di Aristide Briand. Nel 1924 vengono pubblicati i primi canti di Anabase, firmati con lo pseudonimo che non sarà più abbandonato. Tra i poeti “folgorati” da Anabase, ci sarà il suo futuro traduttore T.S. Eliot che il 15 gennaio 1927 scriverà a Perse:

“Vorrei… esprimerle un po’ della mia ammirazione per Anabasi. Il poema mi sembra uno dei più grandi e singolari dei tempi moderni, e se potrò pervenire a fare una traduzione che sia quasi degna di un simile capolavoro, sarò del tutto contento”.

Nel 1925 Perse riceve la delega per le funzioni di capogabinetto di Aristide Briand, ministro degli Affari esteri; deciderà quindi di sospendere l’attività poetica per concentrarsi sui sempre più gravosi impegni diplomatici che lo porteranno nel 1932 a diventare Segretario generale del Quai d’Orsay: “In tutta la sua carriera, Leger rimarrà fedele [alla] volontà di garantire la sicurezza delle nazioni mediante patti e azioni diplomatiche, e, al pari di Briand, risulta uno dei precursori dell’idea di Europa”[6].

La sua carriera sarà spezzata dall’invasione tedesca della Francia nel 1940 (lo scontro personale con Hitler era iniziato alla Conferenza di Monaco del 1938). Perse dovrà fuggire prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti. I suoi beni saranno confiscati e sarà privato della nazionalità francese. Il governo di Vichy gli revocherà la Legione d’Onore. L’esilio sarà reso meno amaro grazie agli aiuti di diversi amici. Il forzato allontanamento dalla politica riavvicinerà Perse alla poesia dopo un quindicennio, nasceranno così i poemi Esilio, Piogge, Nevi e lo struggente Poema per la Straniera.

Un viaggio nella primavera del 1945 in Texas e in Arizona ispirerà a Perse Vents, pubblicato da Gallimard nel 1946, che “rompe con il lirismo in parte ancora personale di Esilio per costituire una verace epopea della conoscenza umana sempre in marcia, a immagine del vento che non si placa se non per rilevarsi”[7]: Perse tornerà alle amate enumerazioni, cantando per esempio gli uomini che “tennero testa al vento”:

“Cercatori di rotte e d’acque libere, apertori di piste verso l’Ovest, attraverso i canyon e le gole e i ghiaioni carichi d’anni – Chiosatori di privilegi e di bolle, Capitani di drappelli di pattugliamento e Legati temerari, che negoziavano a prezzo di spada gli alti passi non sottomessi, e quei giacimenti lontano di mari nuovi in pieno cielo, nella loro malta di pallida pietra, come una lattazione in sogno di grandi euforbie sotto la mola…”.

Nel 1957 dopo una gestazione decennale uscirà Amers, il capolavoro di Perse, definito da Auden come “un canto di forza e di rinnovamento della vita”.

Il 1957 è lo stesso anno del suo ritorno in Francia, un ritorno tardivo, visto che dopo la guerra era stato pienamente riabilitato. Grazie all’amica Mina Curtiss, avrà la possibilità di abitare in una villa in Provenza, nella penisola di Giens, uno scenario ideale per la fervida immaginazione. Un anno più tardi sposerà Dorothy Milburn Russell, conosciuta nel 1955. Nel 1960 pubblicherà Cronaca primo poema del Ciclo provenzale. Il 26 ottobre di quello stesso anno riceverà il telegramma che lo informerà di aver vinto il Premio Nobel. Sarà la definiva consacrazione cui farà seguito l’inizio dei lavori della sua Opera Omnia nella Pleiade.

La morte coglierà Perse a Giens il 20 settembre 1975, dopo che aveva scritto Uccelli (1963), e le altre opere del Ciclo provenzale: Cantato da colei che fu presente (1968), Canto per un equinozio (1971), Notturno (1972), Siccità (1974).

*

Amers è un poema lungo e fascinoso in cui tutte le ere sembrano ricapitolarsi di fronte alla regalità del mare, che viene “cinto d’una lode impeccabile”. È una sorta di azzurra Apocalisse. Un estenuato tramonto “nei primi brividi della sera viscerale”, “un’ora avida” imporporata “nella lavanda sul mare”. È la veglia di un eroe antico che ha conosciuto la solitudine e che incontra l’amore. È una vasta e irraggiungibile sinfonia marina.

È anche un teatro costiero in cui si affacciano personaggi misteriosi: “Prìncipi”, “Reggenti”, “Messaggeri vestiti d’enfasi e di metallo”, “grandi Attori accecati”, “Profeti incatenati”, “pirati”, “vecchi Nomadi in esilio”, “grandi Vedove silenziose”, “Usurpatori di troni e Fondatori di colonie lontane”, “grandi Concessionari delle province dello stagno”, “grandi Sapienti che vanno a dorso di bufalo delle risaie”, “fanciulle vincolate ai piedi dei Promontori”.

È uno scenario di città sul mare, di “grandi opere portuali di pietra”, di punte rocciose e uccelli bianchi, di “grandi sale solitarie” che “diventano febbrili alle fiaccole del tramonto”.

Un universo acceso da una miriade di figure che ricorda la felicità d’invenzione di Ovidio: i porci selvatici che scavano la terra dalle maschere d’oro, i vecchi all’assalto dei frutteti col bastone, i ciechi che scoprono “il granchio dei sepolcri”, le “vecchie leonesse desolate”, le “bianche cagne della sventura”, le “scimmie azzurre” che “scendono dalle rocce rosse”, “il leopardo in mezzo alle viti, la vergine in groppa al toro, o il delfino cinto dei pàmpini della schiuma”.

La gioia esplode in ogni pagina di questa “recitazione in onore del Mare” fin dal suo esordio. È una gioia che si leva altissima nell’incontro con la donna, che era stato già misteriosamente cantato nel Poema per la Straniera. In Amers la celebrazione del femminile diventa un poema nel poema.

La donna è “annuncio mattutino”, “novità della luce nel giorno”, “freschezza del mare e freschezza dell’alba”, “acquea trasparenza del risveglio e la premonizione del sogno”, “innocenza del frutto sulla terra straniera”, “la spiga colta presso il Barbaro”, “il seme seminato sulla costa deserta per il viaggio del ritorno”.

Mi auguro che il lettore possa ritrovare per questa nuova versione di Amers le stesse emozioni

di Ungaretti che nel 1930 lavorava alla prima traduzione italiana di Anabasi:

“È stata per me una vera fortuna incontrare questo libro… Un mondo m’è stato spalancato quando non arrivavo a trovare in me il minimo segno di chiarezza. Io vi incontravo a ogni passo stupori nuovi. È una consolazione potere consacrarsi ad un tale lavoro”.

Alessandro Rivali

***

da Segni d’amaro approdo

1

E voi, Mari, che leggevate in sogni più vasti, ci lascerete voi ai rostri della città una sera, in mezzo alla pubblica pietra e ai bronzei pàmpini?

Più larga, o folla, la nostra udienza su questo versante di un’età senza declino: il Mare, immenso e verde come un albeggiare all’oriente degli uomini,

Il Mare festoso sulle sue gradinate come un’ode di pietra: vigilia e festa alle nostre frontiere, mùrmure e festa ad altezza di uomini – il Mare stesso la nostra veglia, come una promulgazione divina…

L’odor funebre della rosa non circonderà più le grate del sepolcro; l’ora viva nelle palme non silenzierà più la sua anima di straniera… Amare, le nostre labbra di vivi furono mai?

Ho visto sorridere alle luci del largo la gran festa comandata: il Mare festoso dei nostri sogni, come una Pasqua d’erba verde e come festa festeggiata,

Tutto il Mare festoso dei confini, sotto le bianche nuvole dei suoi falconi ammaestrati, come dominio di franchigia e come terra non alienabile, come provincia d’erba infestante che fu giocata a dadi…

Inonda, o brezza, la mia nascita! E vada il mio favore al circo di più vaste pupille!… Le lance di Mezzogiorno vibrano alle porte della gioia. I tamburi del nulla cedono ai pifferi di luce. E l’Oceano, d’ogni parte, comprimendo il suo peso di rose morte,

Sulle nostre terrazze fatte di calcio leva il suo capo di Tetrarca!

[…]

3

Poesia per accompagnare la marcia di una recitazione in onore del Mare.

Poesia per assistere il canto d’una marcia al deambulatorio del Mare.

Come fare il giro dell’altare, e il coro gravitante nel circùito delle strofe.

Ed è un canto di mare come mai fu cantato, ed è il Mare dentro di noi che lo canterà:

Il Mare, dentro di noi portato, fino alla sazietà del respiro e alla perorazione del respiro,

Il Mare, dentro di noi, che porta il suo sèrico rumore del largo e tutto il suo gran refrigerio propizio attraverso il mondo.

Poesia per mitigare la febbre d’una veglia al pèriplo del mare. Poesia per viver meglio la nostra veglia nella delizia del mare.

Ed è un sogno in mare come mai fu sognato, ed è il Mare dentro di noi che lo sognerà:

Il Mare, intessuto dentro di noi, fino ai suoi roveti abissali, il Mare, dentro di noi, che intesse le sue grandi ore di luce e le sue gran pèste di tenebre –

Ogni licenza, ogni nascita e ogni resipiscenza, il Mare! il Mare! col suo afflusso di mare,

Nella affluenza delle sue bolle e nella sapienza infusa del suo latte, ah! nella ebollizione sacra delle sue vocali – le sante figlie! le sante figlie! –

Il Mare stesso tutto spuma, come Sibilla virginale sul suo trìpode di ferro…

Traduzione di Nicola Muschitiello

*Il testo si pubblica per gentile concessione ed è tratto da: Saint-John Perse, Segni d’amaro approdo, Medhelan, 2024; l’articolo di Alessandro Rivali, qui riprodotto in larga parte, è pubblicato in origine sull’ultimo numero della rivista “Poesia”, edito da Crocetti (settembre-ottobre, 27)


[1] Saint-John Perse, Anabasi, a cura di Giorgio Cittadini, Crocetti, Milano 2022.

[2] Saint-John Perse, I poemi provenzali, a cura di Giorgio Cittadini e Joëlle Gardes, Postfazione di Manrico Murzi, Crocetti, Milano 2016.

[3] Saint-John Perse, Lettere a mia madre dalla Cina, traduzione di Luana Salvarani, Medusa, Milano 2016.

[4] Saint-John Perse, L’ossessione celeste – Lettere, memorie, discorsi, a cura di Laura Madella, Medusa, Milano 2021.

[5] Cfr Saint-John Perse, Anabasi, a cura di Giorgio Cittadini, Crocetti, cit., p. 106.

[6] Joelle Garde, “Vita di Alexis Leger / Saint John Perse”, in Saint John Perse, I poemi provenzali, cit., p. 110.

[7] Ivi, p. 119.

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