
Sotto le città tedesche arde ancora il fuoco. I morti che non potevano chiamarsi vittime
Cultura generale
Vito Punzi
Non intendo tacere nemmeno in futuro, perché considero il sionismo un crimine contro l’ebraismo
(Hans Joachim Schoeps a Max Brod, 23 luglio 1933)
Edito con l’occasione del centenario della morte di Franz Kafka, il volume Max Brod – Hans Joachim Schoeps, Su Kafka e l’ebraismo (Marietti, 2024), da cui è tratta la frase sopra riportata, costituisce l’edizione italiana, da me curata, di Im Streit um Kafka und das Judentum. Briefwechsel Max Brod / Hans-Joachim Schoeps, edito da Jüdischer Verlag nel 1985 per la curatela del figlio di Schoeps, Julius Hans, storico e giurista, presidente della Moses-Mendelssohn-Stiftung di Berlino.
A proposito degli autori, brevemente: lo scrittore boemo d’origine ebraica Max Brod (1884-1968), convinto sionista, venne scelto da Franz Kafka quale suo unico erede. Acquisitone il lascito manoscritto, in gran parte inedito, Brod si distinse fino alla morte, avvenuta a Tel Aviv nel 1968, quale biografo e curatore dell’intera opera kafkiana. Il berlinese Hans-Joachim Schoeps (1909-1980), anch’egli d’origine ebraica, ma critico verso il sionismo e convinto prussiano, ventenne conobbe Brod e con lui condivise la curatela della prima pubblicazione di inediti kafkiani, avvenuta nel 1931. Esule in Svezia dal 1938, Schoeps rientrò in Germania nel 1947, dove insegnò Storia delle Religioni e dello Spirito presso l’Università di Erlangen.
Il libro contiene anzitutto ciò che si è conservato del carteggio tra Brod e Schoeps, prodottosi tra il 1929 e il 1939 e tra il 1946 e il 1951. Ad esso si aggiungono alcuni testi di Schoeps dedicati a Kafka, in particolare alla sua posizione tragica e ai motivi teologici della sua opera.
I testi di Kafka messi insieme e curati da Brod e Schoeps furono pubblicati dall’editore Kiepenheuer nella seconda metà di maggio 1931 con il titolo Beim Bau der Chinesischen Mauer. Prima di questa pubblicazione erano già apparse anticipazioni che Schoeps aveva potuto far uscire, tra le altre, sulle riviste “Literarische Welt” e “Morgen”, ma che era anche riuscito a trasmettere come testi letti dalla stazione radiofonica di Francoforte. Le recensioni a quel primo volume di inediti kafkiani furono per lo più benevole. Nessuno dei recensori notò allora che i curatori avevano opinioni diverse su questioni essenziali. A tale aspetto si allude nella postfazione all’edizione, dove Brod accenna a una «concezione divergente» in alcuni punti e Schoeps annuncia la pubblicazione prossima (in realtà mai avvenuta) di un proprio studio su Kafka.
Quali fossero le concezioni divergenti e perché il più anziano Brod e il giovane Schoeps avessero deciso di doverle richiamare espressamente nella postfazione, allora non venne spiegato, ma vengono adeguatamente menzionate nello scambio epistolare tra i due, ora accessibile al lettore italiano: il rapporto di Kafka con l’ebraismo, e soprattutto la sua presunta adesione al sionismo.
Le lettere dei due che proponiamo di seguito, estratte da Su Kafka e l’ebraismo, trattano principalmente di quelle divergenze, ma non solo. Esse sono la drammatica testimonianza della dura e sempre viva dialettica intorno al destino del popolo ebraico, combattuto tra integrazione e isolamento.
Vito Punzi
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Schoeps a Brod, Praga
Heidelberg, Schlierbacherlandstr. 44, dato 4.VI.29
Egregio signor Brod!
Per la Sua gentile lettera del 3 aprile di quest’anno², a motivo del mio piccolo saggio sul Suo libro filosofico-religioso, Le sono grato e Le devo ancora una risposta.
L’annunciato lavoro su Franz Kafka sarà finalmente pubblicato a fine maggio su “Christl. Welt”. Mi assicurerò che Lei ne riceva diverse copie. Con Kafka, i cui libri leggo e rileggo da due anni, ogni tanto mi sento strano, perché credo di immergermi sempre più nel suo mondo spirituale. Più che nella posizione di un osservatore che riflette, mi sento coinvolto in una comunicazione esistenziale. Da questo mio sentirmi così fortemente interpellato traggo anche il diritto, pur senza aver conosciuto Kafka di persona, di voler dire qualcosa agli altri sulla sua esistenza spirituale.
Di tanto in tanto mi passa per la mente l’idea di poter trasformare un giorno questo piccolo saggio in un lavoro più ampio. Tuttavia, prima di poter approfondire questo pensiero, al momento ancora molto vago, vorrei sapere da Lei, dopo aver letto l’articolo in questione, se ho effettivamente colto in modo corretto la figura spirituale di Franz Kafka, o forse, visto che c’è sempre questo pericolo, ho solo proiettato sulla sua la mia situazione. L’ottimo studio della signora Marg. Susman, che mi è capitato sotto gli occhi solo pochi giorni fa, Das Hiobproblem bei Franz Kafka (“Der Morgen” V, 1) mi dimostra tuttavia che altri colgono quella figura in modo palesemente analogo al mio.
Con i saluti più rispettosi
Il Suo molto devoto
Hans Joachim Schoeps
P.S. Con la stessa posta mi permetta di inviarLe una lettera circolare del movimento giovanile tedesco pubblicata dai miei amici. Penso che in alcuni punti potrebbe interessarLe.
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Schoeps a Brod, Praga
Marienbad, Corte sassone, 13.VIII.1929
Stimatissimo dott. Brod!
Mi piace ripensare a ieri mattina, dunque vorrei ringraziarLa ancora per le ore preziose che mi ha dedicato. Per molti versi la figura di Franz Kafka mi è diventata ancora più chiara e più cara.
Per questo motivo vorrei anche vedere il lavoro che ho progettato sostanzialmente come un dono di ringraziamento destinato al defunto, per ciò che egli significa per me attraverso la sua opera, nonché come un’eredità trasmessa a tutte le persone che oggi si trovano in una posizione simile, che lottano cioè con quelle antiche questioni e domande spirituali. Tutti coloro che sono in qualche modo toccati dalla figura di Kierkegaard, non devono ignorare il loro contemporaneo Kafka. Anche lui è una guida e un testimone del giusto cammino spirituale, anche se o proprio perché gli rimase preclusa la soddisfazione piena.
E poiché percepisco che la figura di Kafka racchiude l’accesso a qualcosa di sacro che può essere avvicinato solo avendo le mani pulite, mi sarà permesso questo lavoro solo in quelle ore in cui sarò afferrato dall’Hitlahawut, dal fervore puro, cioè dalla domanda esistenziale sul senso della vita. Un libro su Kafka che dovesse la propria esistenza alla vanità dell’autore che vorrebbe vederlo stampato, sarebbe un peccato contro lo spirito. Ecco perché probabilmente ci vorrà molto tempo prima che io possa completare il mio lavoro, perché – al di là di tutti gli studi che devono giustamente affrontare i minimi dettagli – devo continuare a indagare su me stesso e sulla purezza della mia di- sposizione interiore. Delle cose esistenziali è consentito scrivere solo partendo da una urgenza e una responsabilità esistenziali! Credo però di provare qualcosa del genere. Mi sono sentito obbligato a ripeterglielo con grande chiarezza.
Altre questioni: con ogni probabilità noi, cioè mia madre e io, faremo un’escursione di un giorno a Praga. Siamo ancora indecisi tra sabato e domenica prossimi. Forse potrebbe farmi sapere in anticipo in quale giorno potrebbe trovare un’ora libera. Potremmo regolarci secondo la Sua disponibilità.
A metà della prossima settimana ci dirigeremo poi dalla bella Marienbad verso casa, passando per Gotha. A Gotha vorrei accennare all’editore Klotz il Suo piano per un’edizione completa di Kafka (il mio saggio l’ha certamente già preparato!) e sentire che cosa ne pensa al riguardo.
Per il mio lavoro, però, avrei un urgente desiderio di conoscere, per quanto possibile, gli appunti inediti di Kafka. Se non c’è altro modo, vorrei chiederLe di cuore di farmi copiare tutti i passaggi (soprattutto quelli degli aforismi!) che Lei ritiene particolarmente importanti e rivelatori. Dopotutto una buona biografia, per essere tale, dev’essere la più completa possibile!
Avrei un’altra richiesta: sarei immensamente felice di possedere una foto di Kafka e anche qualche suo autografo. Vorrei anche sapere la data esatta della sua nascita. E se Le capitasse di avere un Suo libro a portata di mano, sarei felice di ricevere anche questo.
Mi farebbe poi molto piacere poter ricevere il Suo saggio, di cui mi ha parlato, sull’interpretazione più specifica di Il castello 20. Vorrei ricevere anche l’indirizzo del dott. Klopstock. In che rapporti era con Kafka?
Le piace il saggio della signora Susman? Da Berlino potrò poi mandarLe il lavoro più corposo che ho promesso di scrivere su Kafka.
Scusi le mie numerose domande e richieste, del resto dovrò restare in costante contatto con Lei a causa del lavoro. E qualora Lei dovesse venire a Berlino in inverno, i miei genitori sarebbero sicuramente molto felici se venisse a trovarci. Le farò sapere per tempo del nostro incontro programmato per Capodanno. A proposito, non voglio nasconderLe il fatto che Lei, per quanto si senta ancora ebreo nazionale, viene considerato da molti miei amici il modello, in senso spirituale, del tedesco orientale.
Con i saluti più cordiali e rispettosi
Il Suo molto devoto
Hans Joachim Schoeps
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Schoeps a Brod, Praga
Berlino S. 59, Hasenheide 54, al momento Polenz/domenica, 25.VI.33
Caro dott. Brod!
Consegno questa lettera a mia madre, che oggi va a Marienbad, affinché la inoltri, poiché è troppo rischioso per me, che sono comunque politicamente sospettabile, scrivere direttamente. Allego alla lettera il mio ultimo scritto politico, Das neue Gesicht der Politik, scritto a fine aprile, per chiarirLe la mia posizione politica; esso quindi da molti punti di vista è già superato e oggi non è più difendibile negli aspetti positivi! Perché, come deduco rivista praghese “Selbstwehr”, si stanno diffondendo le più stupide denunce e calunnie su di me e sul mio lavoro politico. Non capisco la mancanza di sensibilità dei sionisti di Praga, che con osservazioni ironiche possono rendere spregevoli gli ebrei tedeschi che lottano per i loro diritti e per la loro parte nella patria tedesca. Lei sa che non siamo nazisti, che come conservatori tedeschi abbiamo difficoltà in uno stato totalitario e che stiamo combattendo una lotta senza speranza. Le chiedo di fare in modo che il signor Weltsch presenti la mia posizione sul suo giornale in modo un po’ meno distorto, gli dica che io con le azioni del fatale dott. Naumann non ho davvero nulla a che fare e da buon ebreo non posso avere nulla a che fare.
C’è poco altro da dire su di me: le mie opportunità di carriera sono state completamente annientate dalla rivoluzione nazionale. In Germania difficilmente potrò diventare un docente universitario, e nemmeno un insegnante di scuola media. Volevo chiederLe: intravede per me opportunità di attività a Praga o altrove, Lei che conosce abbastanza delle mie doti, i miei talenti e le mie possibilità? Stavo pensando, eventualmente, a un qualche tipo di attività pubblicistica.
Che ne facciamo del secondo volume dal lascito? Penso sia da escludere che in un tempo non troppo lontano Kiepenheuer possa pubblicarlo. Se solo avessimo curato l’edizione per tempo. Kafka riderà del fatto che una potenza sconosciuta stia ancora una volta osta- colando tutto. Ma, seriamente, vede qualche possibilità? Vorrebbe scrivere prima a Zsolnay o chiedere nuovamente a Kiepenheuer? A proposito, nei prossimi giorni il dott. Stumpf Le invierà il manoscritto del mio lavoro su Kafka. Ho perso la speranza che possa mai essere pubblicato. Lei può forse darmi un consiglio?
La prego di inviare la risposta entro il 15 luglio all’indirizzo di mia madre a Marienbad: Sig.ra Käte Schoeps, Marienbad, Hotel Habermann
Un caro saluto anche alla Sua stimata moglie
Suo
Hans Joachim Schoeps
P.S. Mia madre mi ha appena detto che già alcune settimane fa ha ricevuto da lei il lavoro su Kafka. Sono ansioso di sentire il Suo giudizio.
Sch.
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Schoeps a Brod
Praga 23.VII.33
Stimatissimo dott. Brod!
Ho letto i Suoi saggi e ancora una volta mi si è imposto agli occhi il Suo punto di vista. Non ho altro da dire, dal momento che non c’è possibilità d’intesa tra il Suo e il mio sguardo e ogni ulteriore discussione dimostrerebbe solo l’inevitabilità del (reciproco) non capirsi. Non resta che inviarsi reciprocamente, per conoscenza, le pubblicazioni, mentre esprimo qui l’auspicio che in futuro Lei eviterà di attaccarmi pubblicamente. Rende solo più difficile il nostro lavoro congiunto all’edizione. In ogni caso, non intendo di certo rispondere pubblicamente! Tuttavia, non posso biasimarLa, se cerca di respingere o confutare la mia denuncia pubblica del sionismo. A questo proposito, non intendo tacere nemmeno in futuro, perché considero il sionismo un crimine contro l’ebraismo mentre il suo annacquamento etico-umanitario mi pare solo una sciocchezza. Del resto sono ancora in dialettica con Jabotinsky, ma non con Lei! Tra l’altro, mi per- metterò di inviarLe subito le tesi di lotta al sionismo che proprio ora sto consegnando all’opinione pubblica ebraica. Il mio saggio Wir gehen einen deutschen Weg su “C.V. Zeitung“!
Con saluti cordiali, rimango
Suo
Schoeps
*
Brod a Schoeps
Francoforte 7.VI.34
Egregio dott. Schoeps!
Molte grazie per i suoi auguri. I Suoi lavori continueranno a interessarmi. La pregherei di farmi spedire il saggio pubblicato su “Morgen”. Ne ho sentito parlare, ma purtroppo non l’ho ancora letto. Mi dispiace molto che tra noi si spalanchi una differenza tanto grande e oggettiva, al punto che mi risulta difficile conservare i buoni sentimenti che avevo per Lei all’inizio.
Per quanto riguarda l’edizione di Kafka, vorrei chiederLe di inviare i manoscritti kafkiani ancora in Suo possesso al dott. M. Spitzer e di fargli confermare l’avvenuta restituzione. Pubblicherò un’edizione completa delle opere di Kafka presso l’editore Schocken. Ovviamente sarà messo in evidenza anche nella nuova edizione il contributo da Lei dato finora al lavoro di curatela. Un’ulteriore Sua collaborazione all’edizione di Kafka è però impossibile, anche per motivi di distanza, perché io non verrò in Germania e probabilmente Lei non verrà qui. A parte questo, la menzionata differenza nella concezione dell’ebraismo si è rivelata così sostanziale che un lavoro congiunto si esclude da sé. Sono convinto che, per ragioni di purezza intellettuale, Lei comprenderà la mia decisione, e che forse solo quando il contrasto sarà pienamente manifesto potremo incontrarci, quanto a concezione del mondo, su un terreno comune, che per ora non vedo.
Con i migliori saluti.
*In copertina: Max Brod (Praga, 1884 – Tel Aviv, 1968)