Per chi come me ritiene che il vero pericolo per l’Occidente sia l’irrompere della Cina sulla scena mondiale, allontanare la Russia dall’Europa implica spingerla sempre di più nell’abbraccio della Cina. È un errore che dobbiamo evitare a tutti i costi. L’eventuale rimozione delle sanzioni alla Russia è l’ultimo passo di un processo di discussioni che devono avvenire fra i 28 paesi della EU, nonostante l’Italia goda in teoria di un potere di veto. Innanzi tutto occorre evitare dichiarazioni “muscolari” che prefigurino situazioni che rischiano fortemente di non realizzarsi, mettendo a nudo le velleità dell’Italia che poi non è capace di attuare quanto annunciato. E questo come metodo. Dal punto di vista sostanziale occorre provocare una seria e approfondita discussione – fino a ora clamorosamente mancata in Europa – non già sulla rimozione immediata del sistema sanzionatorio bensì di natura strategica: che rapporti vogliamo avere con la Russia nel lungo periodo, che cosa chiediamo alla Russia, cosa siamo disposti a concedere.
Occorre inoltre riportare ragionevolezza ed equilibrio nell’approccio verso Mosca, fino a oggi caratterizzato da animosità e conflittualità e non privo di zone d’ombra (ad esempio la questione del presunto avvelenamento di due russi a Londra con conseguenti espulsioni dei diplomatici della Federazione, senza che nessuna vera prova sia stata esibita da Londra). La questione Ucraina rimane centrale nel creare i presupposti di un dialogo serio e di prospettiva e non appare più conveniente per l’Italia lasciare alle sole Francia e Germania il monopolio del negoziato sul Protocollo di Minsk dove i due paesi hanno dimostrato di non fare il peso. E oltre ad attuare le disposizioni dell’accordo, occorre però andare al cuore del problema: l’Ucraina può fare parte della Nato? La stragrande maggioranza dei paesi dell’Alleanza ritengono che non sia assolutamente necessario. E allora iniziamo con i russi un negoziato concreto su come realizzare questa prospettiva (coinvolgendo gli Usa, pur con tutti i loro problemi attuali nel rapporto con Mosca) dove Kiev possa proseguire il suo percorso di avvicinamento all’UE senza coltivare inutili aspettative di entrare nell’alleanza militare. L’Ucraina può essere un paese-ponte, con il quale realizzare una vera collaborazione tripartita che serva a ridurre drasticamente le tensioni e aiutare lo sviluppo di quelle popolazioni. […] Tutto questo deve essere però realizzato con coerenza, competenza, determinazione, con argomentazioni non solo di carattere economico ma anche e soprattutto strategico, senza lasciarsi andare a dichiarazioni pubbliche roboanti perché in politica estera così non si va da nessuna parte. Anzi, rischiamo solo di fare l’ennesima figura dei velleitari senza sostanza.
Alberto Forchielli
*L’articolo di Alberto Forchielli per esteso lo leggete qui.