12 Luglio 2018

Il calcio vero si fa qui, dove al posto di Perisic e Mandzukic ci sono due pecore che brucano felici e un ex campione di “Telemike” dona 30mila euro per comprare un bus per trasporto disabili

Tutti parlano di loro due. Perisic e Mandzukic. Qualcuno, nella stampa patria, la nostra, li ha citati accennando a una grottesca rivincita italiana. Siamo, giornalisticamente, alla pazzia: di solito vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, poi, quando il bicchiere è vuoto davvero, urliamo ai quattro venti quanto è pieno. Forzando la metafora: Perisic e Mandzukic, in questa storia, si chiamano Rosina e Mafalda, sono due pecore, che pasteggiano allegramente in mezzo a un campo da calcio, alle spalle di una fabbrica di palloncini.

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Gli piace andare controcorrente. Attacca citando Eraclito – “tutto scorre, panta rei…” – accenna a Donald Trump, chiude la conferenza parlando della Banalità del male, il testo capitale di Hannah Arendt, che analizza il nazismo attraverso il processo ad Adolf Eichmann. “In certi momenti storici non ci accorgiamo più di nulla, siamo diventati impermeabili alle tragedie: non ci accorgiamo del male che è vicino a noi”. Poi estrae una frase dal libro della Arendt: “è necessario essere forti e ottimisti”. Eraclito, la Arendt, le pecore. Non è una lezione di filosofia. Qui si parla di calcio.

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Rimini è una città che ha lo splendore tra la R e la I. Non è una città come le altre – è un magnete. Ha attratto la Storia – esemplificata da Sigismondo Pandolfo Malatesta – e continua ad attrarre flotte di turisti. Sportivamente, Rimini ha regalato gloria – nel basket, Carlton Myers, ad esempio, nel baseball 13 scudetti e 3 coppe dei campioni – e disfatta. Non è facile fare calcio a Rimini. Morto e risorto varie volte, il Rimini Football Club fa la serie B undici anni fa – esordio in campionato con l’indimenticabile pareggio contro la Juventus – cade negli inferi, poi, in 23 mesi, la resurrezione, che ha il sapore del coraggio e del miracolo: campionato ‘matato’ con 80 punti (10 in più della seconda, l’Imolese, prima squadra d’Italia a vincere il proprio campionato), ritorno nel calcio ‘che conta’, quello della Serie C. Ma quest’uomo che cita i filosofi e fa trottare le pecore, l’artefice del riscatto, ferma tutti. “Signori, il calcio semiprofessionistico è allo stremo, la crisi è endemica. Quando mi dicono, ‘benvenuti in serie C’, io rispondo, ‘benvenuti all’inferno’”.

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Giorgio Grassi per passione è il Presidente del Rimini FC, ma di mestiere fa palloncini, per questo, forse, guarda le cose dall’alto e ha in dote una sovrana leggerezza. Spesso inafferrabile – non ha il cellulare, preferisce le pecore e l’orto e qualche buon libro – da due anni fa ammattire i giornalisti, li dribbla tutti. Il giornalista sportivo vuole la ‘notizia’, la ‘bordata’, la polemica, la ‘ciccia’. E lui, Giorgio, ricambia con le pecore, Eraclito, Hannah Arendt e l’etica. Fa un po’ di sociologia (“il calcio, come sapete, è la rappresentazione non violenza della violenza che c’è nella società, che è insita nell’uomo – la partita di calcio, però, è il paradigma di ciò che accade quando le regole sono chiare e c’è uno che le fa rispettare: non raffigura forse un mondo migliore?”), un po’ di politica (“se chiudiamo le frontiere alle persone, i paesi cominceranno a chiudere le frontiere alle nostre merci, e allora? Chiudere, chiudersi, non è mai una risposta: bisogna essere ottimisti”), non cede alla provocazione dei proclami. Il primo tra i riconfermati della ‘rosa’, per dire, è lo psicologo, quello che lavora per perfezionare le relazioni nello staff tecnico, nella società sportiva, perché, dice Grassi, “la vita è un conflitto, sempre”. Ancora Eraclito.

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Giorgio Grassi ha la generosità di chi rischia grosso. Intanto, il Presidente del Rimini FC dice com’è oggi lo stato del calcio, senza pasticcini. “Gli imprenditori si rifiutano di investire nel calcio italiano. Hanno ragione: a fronte di adempimenti e di obblighi costosissimi, non ci sono margini di guadagno per chi fa la Serie C. Ne ho parlato con il presidente del Mestre, che si rifiuta di fare il campionato se il sistema non trova un assetto realistico. D’altronde, negli ultimi 20 anni sono fallite 150 società: solo un pazzo ha voglia di investire nel calcio”. Grassi non è un pazzo, al contrario, è un filosofo della concretezza. Piuttosto, è un visionario. Fin da esperienze simili in categorie inferiori, il suo logo è stato sempre quello che oggi campeggia nel sito della squadra: Un altro calcio è possibile. La possibilità, cioè, che il calcio diventi veicolo di bene, di bellezza. Chiedete a Grassi di parlarvi di risultati sportivi. Lui vi dirà, “la vittoria è importante, è ovvio, ma ci sono vittorie più importanti”.

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Per una volta, il cinismo va messo nel cassetto. Il calcio italiano (Perisic e Mandzukic non ne sono l’emblema, ma la pernacchia) è messo così male, è un tunnel nel caos, che occorre, ogni tanto, raccontarci delle storie positive. Una di queste riguarda Giovanni Cancellieri, un passato da recordman a Telemike, lo show di Mike Bongiorno in onda su Canale 5, trent’anni fa (era un fenomeno nella storia del ‘Passator Cortese’), che decide di donare 30mila euro al Rimini FC, perché crede nel progetto etico – oltreché calcistico – di Grassi. E Grassi cosa fa? Non usa i soldi “per finalità sportive, non me la sono sentita. Ho preferito, in accordo con Giovanni, di usare quei soldi per azioni di solidarietà: comprare un pulmino, in accordo con una Onlus, per il trasporto dei disabili. E portare, gratuitamente, i disabili a vedere la partita di calcio”. Nel contempo, Giovanni Cancellieri è stato nominato “delegato per la solidarietà” della società sportiva, e Grassi gongola, “questa è una vittoria importante quanto e forse più di quella del campionato”.

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Grassi è un nuovo interprete nella gestione del calcio. Non ha il sorriso tracotante di Berlusconi, non ha la genia nobiliare degli Agnelli. Nel suo piccolo, è convinto, da Rimini, di rimodulare il sistema della Serie C e quello del calcio italiano con una formula di abbagliante chiarezza: più etica e meno burocrazia, più valori e meno oneri, facilitando l’investimento a chi vuole fare sport in modo sano, solare, assoluto. “La sconfitta sportiva, spesso, è compensata da una vittoria di altro tipo, morale. Questa è una gioia che non ha prezzo, che ha un valore infinitamente superiore a qualsiasi altro”. Vado a rileggere le parole spese intorno all’operazione di CR7 alla Juventus, calcistica e pubblicitaria. Tutti snocciolano cifre. Nessuno accenna a quello che dice Grassi. I presidenti di club supertitolati hanno un’aureola di flash e di lacchè. Grassi parla di gioia e di filosofia. Mentre Rosina e Mafalda, incuranti degli affari di questo mondo, continuano a brucare. (d.b.)

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