22 Marzo 2024

I vivi letti dai morti, ovvero: su “Il mondo e tutto ciò che contiene” di Hemon

Dei romanzi che non piacciono, o che non convincono, si sa dire o si può provare a dire cosa non te ne è piaciuto, cosa non ti ha convinto, ma di un libro bello che t’è piaciuto tutto cosa si può dire a parte esclamare: “Leggetelo!, approfittate del fatto di essergli contemporanei per leggerlo, non fosse che per la memoria di chi avrebbe voluto leggerlo ma non ha fatto a tempo, è morto prima della sua pubblicazione, è morto e non può leggere più!”?

(O i morti possono fare ancora cose, tra le altre andare per librerie e biblioteche e chiedere i libri postumi rispetto a loro? Oh, sarebbe il paradiso. Questo mio riflettere sui morti è abbastanza recente, e non lo collego strettamente alla mia età che ha scavallato la metà. È da quando è morto M che ci penso: quando un lettore muore per davvero non potrà più leggere niente di niente? Di lettori non ne conosco quasi, a parte M ce ne due o tre altri ancora in vita. La morte di M è stata la prima morte di un lettore, per me, di un lettore come me. Tutti gli altri miei morti non leggevano, non avevano questa mia mania. Uno dei miei primi morti, la madre di mio padre, era analfabeta e le venivano le lacrime di rabbia quando non riusciva a decifrare neanche una bolletta della luce. Quando muore qualcuno che non legge, insomma, mi sembra meno grave. Bisogna sapersi saziare della propria vita vissuta, se si è saputo viverla, o se si è potuto: certo, se ti ammazzano, se la tua morte non è una diretta conseguenza della tua vita, allora in quel caso mi turbo lo stesso. Dei miei morti però, o che io sappia, non è stato ammazzato nessuno. Sono arrivati alla morte come logica conseguenza della vita vissuta. Morendo semplicemente non avrebbero letto, in continuità con il loro non leggere da vivi. Un lettore che ama tanto leggere, che da vivo ha letto tanto, dunque morendo non legge più? Non può leggere Il mondo e tutto ciò che contiene, Crocetti Editore, di Aleksandar Hemon? Allora lo leggo io. Mettiamola così: un lettore vivo legge pure per tutti i lettori morti che hanno voglia di leggere ancora. Per i lettori morti i lettori vivi sono le biblioteche a loro disposizione. Possono scegliere i libri da leggere in base al lettore vivo che li sta leggendo e leggere tramite lui, tramite i suoi occhi, stando nella sua mente come in una sala della biblioteca che chiude ogni volta che il lettore chiude il libro. Forse è per questo che alle volte, a notte, mi dico basta, è tardi, dovrei smettere di leggere e dormire ma lo stesso non dormo, non riesco, e vado avanti a leggere? Perché c’è un lettore morto nella mia mente da lettore vivo che non vuol sapere di andarsene, che fa resistenza, che mi costringe ad andare avanti perché tanto lui non ha mica bisogno di dormire, riposare, perché per lui la parola ‘notte’ non ha più alcun significato? E non si creda che sia del tutto dissociato quel che mi sto dicendo a quel che ho letto: il romanzo di Hemon vive della voce di chi è morto ma resta vivo nella vita di chi sopravvive a Dio che crea i mondi per poi distruggerli e crearne ancora).

Tutto è bello nel romanzo di Hemon: la storia dei personaggi nella Storia del Mondo attraverso geografie e vicende insolite per chi non è bosniaco, per chi non conosce il giudaismo, per chi non ha o non sa di avere ascendenze nello sterminato popolo dei profughi che non hanno altra patria che il mondo in cui si smarriscono poiché formalmente non ne avrebbero più una di patria, quella ristretta, quella domestica a cui si possono affezionare coloro che nessuna guerra scaccia dal loro letto d’infanzia anche quando matrimoniale o ormai adibito a catafalco.  Sono belle le frasi, lo stile che permea tutto come una musica, un profumo che sia quello di scorregge di cammello o di palline di oppio o di lavanda o di sudore fangoso delle ascelle di un soldato in trincea.

Ho letto Il mondo e tutto ciò che contiene di Hemon e ora di Hemon voglio leggere tutto, io che di suo prima avevo letto solo Amore e ostacoli, che non mi aveva convinto, che mi aveva fatto dire: No, Hemon non fa per me. Poi sul solito social ebbi uno scambio con la traduttrice di Hemon, Maurizia Balmelli, e lei disse: Eh, iniziare con Amore e ostacoli non è il migliore dei modi per entrare nel mondo della letteratura di Hemon. Comincia semmai con Il progetto Lazarus. Erano anni fa e anni fa Il progetto Lazarus, per quanto pubblicato da Einaudi appena nel 2008, era già introvabile (ne avranno stampato non più di mille copie? Non più di cento? Ne avrà stampate diecimila, centomila, e saranno andate tutte a ruba e io, pur se lettore vivo, sono stato a quel tempo un lettore troppo pigro, troppo chiuso in me stesso per fare largo ai lettori morti che avrebbero saputo mettermi sull’avviso?) e dunque mi dissi: Sia, Hemon non sarà per me. Era un periodo quello, mi ricordo, così mi pare, in cui credevo si stesse chiudendo la mia cruna, credevo di aver letto tutti coloro che avrei voluto leggere, che si avvicinava il momento felice in cui avrei voluto rileggere e basta, liberarmi dall’angoscia di innamorarmi ancora: e invece quante altre volte mi sono innamorato! Da Coetzee a Quignard, dalla Munro a Aleksievič, tanti altri, troppi altri. La felicità è sempre una resa e la mia resa è stata dirmi: morirò e non li avrò letti tutti, morirò e non mi sarò innamorato ancora abbastanza. Morirò e continuerò a leggere da lettore morto nella mente dei lettori vivi, grato, invadente, comminando notti insonni.

Ho incontrato poi nuovi pezzi di Hemon sui numeri di Freeman’s dell’editore Black Coffee: eccellenti. Ma allora, Hemon… C’è così tanto da leggere, di accumulato già, allontanavo Hemon, lo respingevo, mappoi: dove vivo, nella Città Bassa, c’è una libreria non so per quanto resterà aperta, qui le librerie sono piccole, chiudono spesso, anche le edicole chiudono, non so come possono fare i lettori vivi a poter funzionare da sale aperte per i lettori morti se i luoghi dove i lettori vivi possono procurarsi da leggere chiudono uno dopo l’altro – e questa libreria offre un abbonamento: si paga una quota annuale e ogni mese si possono prendere tre titoli da restituire entro il mese successivo. Per la raccolta di febbraio avevo scelto già due libri (uno dei due è stato Malone muore, di Beckett, altra fulminazione tardiva, ma questo sproloquio è per Hemon, non posso dilungarmi su come ormai mi sia arreso anche a Beckett, finirei a dilungarmi fino a La ragazza sul divano di Jon Fosse letto in un’ora, di giorno, mentre Il mondo e tutto ciò che contiene l’ho letto durante le tre notti scorse) poi sono passato davanti al libro di Hemon e non lo so, non lo so perché non ho potuto fare a meno di tirarlo suo, non chiedetelo a me, chiedetelo ai lettori morti che mi stavano prenotando in quanto biblioteca viva per leggerlo, imponendomelo come un dovere, dicendomi: “Tu che sei vivo che sei vivo a fare se non ci presti un po’ del tuo tempo da lettore vivo per farci leggere questo romanzo scritto e pubblicato dopo la nostra morte, dopo che eravamo diventati lettori morti?”

Una morale? Da lettore di Aldo Busi non so astenermi dal gioco di ricavarne una. Eccola: leggete i libri che i lettori morti che ogni tanto vi comandano di leggere, per due motivi: il primo, i lettori morti, i lettori che da morti non ne hanno ancora abbastanza e vogliono continuare a leggere, hanno un ottimo fiuto, chissà quanto hanno letto, chissà da quanti secoli sono lettori morti, morti alla vita ma non alla lettura e perciò capaci di riconoscere la vita della letteratura che cresce, si trasforma, diventa altro, diventa questo romanzo di Hemon per esempio; il secondo, quando i lettori morti sarete voi avrete maturato quel tanto di diritto trascendentale per essere voi a comandare ai lettori vivi di farvi leggere attraverso la loro mente i romanzi scritti dagli ancora vivi o gli inediti degli scrittori morti pubblicati dagli editori ancora vivi.

Per avere anche solo una vaga impressione di cosa sia il mondo e di tutto ciò che contiene una vita non basta, per viverne una occorre impegnare tanto di quel tempo per poi riuscirne a fare così relativamente poco. Le storie nella Storia del romanzo di Hemon vanno dal 1914 al 2001. Hemon nei ringraziamenti finali dice di aver impegnato dodici anni della sua vita per scrivere il romanzo. Io l’ho letto in tre notti. Il lettore è il vampiro del tempo dello scrittore che è il vampiro della vita nei grandi spazi e nel tempo sterminato. Perciò per fare una velata esperienza mentale di cosa sia il mondo possiamo leggerne attraverso chi ne scrive, all’interno di quella comunità inventata composta dagli scrittori vivi e dagli scrittori morti, dai lettori morti e dai lettori vivi, dai vivi e dai morti.

antonio coda 

Gruppo MAGOG