Il libro I Poeti del sogno (InSchibboleth, 2020) mi arriva durante il lockdown e nel tempo dilatato del silenzio intorno a noi io apprezzo e seguo i dodici poeti uniti da uno stesso sogno. Antonio Fiori scrive la biografia di ognuno di loro, scrive e rintraccia le poesie rimaste di ogni poeta, in un periodo che va dal tempo di Augusto, sotto l’impero romano, ai nostri giorni, fino al poeta che racconterà il suo sogno proprio su Facebook.
Il sogno è uguale per tutti: incontrare uno sconosciuto che parla in una lingua sconosciuta e che starà facendo, chissà, a chi sogna una profezia. Un sogno che turba i sognatori. Dalla lettura rimango coinvolta e sorpresa. Ne parlo con amici e comincio le ricerche dei poeti. Voglio intervistare Antonio Fiori ma trovo più disponibile da subito Donato Angeli, che ha scritto la postfazione al libro, ed è a lui che mi rivolgo per sapere come rintracciare Antonio Fiori sapendo quanto sia riservato. La prima domanda è per Donato Angeli.
Come possiamo incontrare i sogni se non sulle pagine di un libro? E quale espediente tiene unito il testo?
La probabilità di fare anche noi lettori, un giorno, il sogno di cui si parla in questa antologia, è prossima allo zero; possiamo effettivamente solo sperare di leggere quello che nei millenni pochi fortunati hanno fatto e ancora, in futuro, pochissimi faranno. D’altronde lo dice anche l’introvabile Antonio Fiori nella Presentazione: ‘C’è chi sostiene ci sia sempre un sogno rivelatore nella vita di ciascuno di noi’. Ma, se c’è, è un sogno che non comprendiamo e che dimentichiamo presto. Per quanto riguarda l’espediente che tiene unito il testo, questo è, a mio parere, proprio l’assenza di espedienti: questi poeti hanno davvero in comune solo il fatto di aver fatto lo stesso sogno. Ma attenzione, un espediente, un meccanismo nascosto, il libro lo ha pure: è la sua apertura totale al futuro – chiunque facesse infatti, anche in un lontanissimo futuro, questo sogno indecifrabile, avrebbe titolo per chiedere agli editori dei prossimi secoli di essere aggiunto nelle riedizioni dell’antologia!.
Nella postfazione si parla della teoria di Balley, che non conoscevo, per individuare le tante voci presenti in un testo. E se le voci abbiano vita autonoma. Il suggestivo testo di Antonio Fiori ci regala verseggiando spunti di altri autori e ci porta ad immaginare l’immaginazione stessa farsi realtà. Chissà cosa ci regalerà ancora Antonio! Dimmelo tu
Difficile prevedere cosa possa riservarci un autore così enigmatico, imprevedibile e forse inesistente. Io credo che, se Fiori esiste, deciderà presto di venire allo scoperto con un colpo di teatro, magari proponendoci episodi di vita talmente inverosimili da sembrare immaginari per poi scoprire, questa volta, che sono invece autentici, incredibilmente biografici.
Recentemente Massimo Onofri ha presentato il libro ad Alghero insieme all’autore: in quel contesto il critico letterario ha parlato di romanzo, di una nuova forma affascinante di romanzo. D’altronde ricordo Boezio, che nella Consolazione della filosofia scriveva in versi e in prosa. Mi dirigerò direttamente da loro due, dove Antonio Fiori sta parlando del suo libro! Eccolo, riesco a fermarlo nell’attimo fuggente in cui ha appena finito di parlare con Massimo Onofri e gli chiedo se ogni tanto i suoi personaggi lo cerchino, gli chiedano prepotentemente di vivere.
Cara Ippolita, grazie di questa sorpresa, d’essere arrivata in extremis ad Alghero per la prima presentazione del libro. Rispondo così alla tua domanda: sì, i miei personaggi mi cercano spesso, mi chiedono insistentemente di vivere, nel senso che mi chiedono di far loro il favore di esistere, almeno io (liberando così anche Donato Angeli dai dubbi che lo attanagliano). Ed eccomi qui dunque, per rispondere alle tue domande.
Vogliamo sapere da te quale sia il tuo gioco letterario, e di cosa ridi. Io per esempio ho riso molto di una nota presente nel libro su un frammento di Marziale
Ah, le dolenti note! Ho pensato a un certo punto di aggiungere anche una lunga nota sulle note. A me hanno divertito moltissimo in fase di scrittura ma devo dire che anche rileggendole – sono appena due, come sai – mi divertono sempre di più, perché poi, alla fine, sono proprio loro a dare un valore aggiunto di autenticità a tutto il libro. Tu hai citato la nota sulla diatriba tra i latinisti sull’ipotetico plagio di Marziale ai danni del mio Lucio Faleno, io ti ricordo l’altra, quella dove, da una lettera rinvenuta pochi anni fa, si scopre che un autore contemporaneo si era sfacciatamente appropriato di una poesia di Aldo Domenico Coviello, il mio piccolo e prodigioso poeta napoletano.
Nei saluti finali lascio a te il testimone per la chiusa e ringrazio Donato Angeli per la disponibilità, nell’interrogativo inevaso su chi mai sia Donato Angeli: è sparito anche lui. Anche lui un sogno?
Questo libro, anche se si chiude, resta aperto, per i molteplici motivi accennati in questa intervista. Certo si resta curiosi di conoscere qualcosa di più sulle opere dei dodici, qualche altro loro testo da andarsi a leggere, sempre in attesa di una notizia clamorosa (come la decifrazione della lingua misteriosa del sogno) o semplicemente curiosa (come la notizia che qualche discendente dei nostri riveli il ritrovamento di lettere o inediti). Su Donato Angeli ti prometto che cercherò di sapere di più.
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Si pubblica per gentile concessione la “Presentazione” a “I Poeti del sogno” di Antonio Fiori (InSchibboleth, 2020)
Eccoli i dodici apostoli della poesia. Sono stati prescelti perché uniti da un sogno che li ha visitati tutti: un sogno enigmatico, nel quale, con poche varianti, sono interrogati senza comprendere la domanda o l’evento annunciato. Ma solo un paio di loro ne resta colpito, gli altri dimenticano. E se è quasi certo che nessuno dei poeti sapesse della diffusione del sogno, noi oggi, tirando le fila di caute ricerche, possiamo renderci conto dell’entità del fenomeno e del mistero.
C’è chi sostiene ci sia sempre un sogno rivelatore nella vita di ciascuno di noi, un sogno del quale però nessuno comprende la lingua e di cui dunque nessuno riesce mai a decifrare il messaggio. Destino e giudizio, dovremmo saperlo, sono inconoscibili, scritti sulla sabbia; Gesù stesso scrisse sulla sabbia, davanti all’adultera, e quelle parole sono rimaste sconosciute anche all’evangelista, che non ce le ha potute tramandare (cfr. Gv 8,1-11). Ma se si rivelano inutili messaggi e messaggeri, perché questo inesausto ripetersi del sogno? Forse perché qualcuno tenta sempre – come nei déjà vu e nelle coincidenze – di parlarci da un’altra dimensione. Chissà allora che un giorno non sia la poesia, inaspettatamente, a tradurre questa lingua arcana, a rivelarsi oracolo del nostro destino. Certo, se accadesse, lo scopriremo in solitudine, leggendo un testo che all’improvviso c’illuminerà, magari leggendo una delle poesie di questa antologia.
Antonio Fiori
*In copertina: Anselm Kiefer, Die berühmten Orden der Nacht [The Renowned Orders of the Night], 1997