21 Dicembre 2018

“Era un poeta maledetto senza età, un animale unico, troppo originale per questo paese di vermi”: Franz Krauspenhaar ricorda Andrea G. Pinketts, il suo migliore amico (forse)

Lo conoscevo dal ’77, da quando eravamo finiti, da ultimi delle classi precedenti, nella terza non mi ricordo quale del Liceo Linguistico Cristoforo Colombo, fallito qualche anno dopo. Avevamo fatto subito amicizia, ci eravamo sbronzati di birra e Monistrol, lui vestiva gessati alla Al Capone. Bizzarro, stravagante al massimo e pieno di energie, rappresentava gli anni Settanta all’incontrario; per lui il potere doveva andare a chi non lavorava. Camminava per Milano e ruminava i suoi primi libri. Amici anche di penna, parlavamo di tutto. La sua Milano era un’espressione del cuore e della mente, il noir era tale per fare importante cornice, in realtà Pinketts era uno scrittore universale, andava non solo oltre i generi ma anche oltre i luoghi, perché superava tutte le frontiere. Nel calembour insistito trovava la misura della follia che tentava l’abbraccio, riuscito, con la più fonda lucidità. Era un grande scrittore ma incasellato nel solito sistema a “bracci della morte”: il noir, il giallo, il romanzo post moraviano, il romanzo storico, il romanzo del menga, o del cazzo. Aveva una smisurata cultura che si era costruito da solo, autodidatta arrabbiato, uomo e ancor prima spavaldo ragazzone pieno di curiosità. Forse siamo stati i migliori amici l’uno dell’altro anche se, per colpa sua, era impossibile una frequentazione per così dire normale. Era eccessivo in tutto, sapeva divertirti e divertirsi ridendo per ore e romperti i coglioni quando era in mezzo alle sue dolorose kermesse bevitorie, dove il mondo era lì davanti a lui per essere bevuto a canna, fino al crollo. Durante quelle ubriacature disperate era capace di telefonarti anche cinque volte di seguito e diventava un rompicoglioni di proporzioni bibliche. Finché sentii che la misura era colma e lo mandai a quel paese, qualche anno fa. Sono fatto così, anch’io senza mezze misure, la mia pazienza, per così dire, ha un limite. Ma non smisi di volergli bene, sempre tenendo conto che quando avevo avuto un infarto, nel 2010, lui si era precipitato al mio capezzale di scampato, e avevamo scherzato come al solito, con beneficio per la mia salute sospesa.

Un animale unico, Pinketts. Nel bestiario degli artisti di oggi troverete un sacco di scimpanzé col culo parato, bestie schifose, scarafaggi da schiacciare a piena suola, immediatamente. Lui era troppo originale per questo paese di vermi, e infatti l’onorificenza per meriti letterari se l’è presa in Francia; e col grande Chabrol c’era un progetto di collaborazione per un film. Di questo paese aveva in pugno la lingua, ma forse non il cuore. Ha lasciato uno stuolo infinito di fidanzate, che spesso amava con la purezza degli adolescenti. Era un poeta maledetto senza età. Ha saputo farsi amare.

Franz Krauspenhaar

Gruppo MAGOG