31 Ottobre 2019

“Se leggete Lucia Berlin preparatevi a una bella doccia fredda, preparatevi a stare completamente nudi”

Potete leggere i racconti di Lucia Berlin senza conoscere la storia della sua vita e avere la netta sensazione che quello che vi sta passando sotto gli occhi sia totalmente vero, sia autobiografico. Fate bene, alla Berlin potete affidarvi, vi porta nel vero delle cose. Ha uno sguardo fiero e doloroso, una bellezza coraggiosa, non si vergogna di portare in giro quegli occhi che mostrano esattamente quello che provano. Per iniziare a leggere La donna che scriveva racconti (Bollati Boringhieri, 2016; traduzione di Federica Aceto) ci vorrebbe una cintura di sicurezza o almeno un avviso di pericolo. Con la Berlin fai un bagno nella verità, lei ti apre la sua vita come fosse una casa, entri e vivi come lei, senti come lei, diventi lei.

*

Per me è stato abbastanza facile, quasi troppo, dato che lei ha lavorato per anni come infermiera. “Lavoro negli ospedali da anni, ormai, e se c’è una cosa che ho imparato è che più un paziente è malato meno fa rumore. è per questo che ignoro l’interfono dei pazienti”: assurdo, è la prima cosa che mi hanno detto quando sono entrata in ospedale, stare attenta a chi non fa rumore. Sempre in questo racconto, Temps Perdu, la Berlin entra esatta e precisa, senza sbavature, a spiegare che cosa sia davvero l’apparente freddezza di un operatore medico: “Un tempo pensavo che le infermiere fossero rigide e senza cuore. Ma quello che davvero non va è la malattia stessa. Ora vedo che l’indifferenza delle infermiere è un’arma contro la malattia. Combattila, sconfiggila. Ignorala, se vuoi. Ma soddisfare ogni capriccio di un paziente finisce solo per incoraggiarlo ad amare la sua condizione di malato, e questa è la verità”. Appunto, la verità. Lucia Berlin scrive per riportare la verità, per fermarla e restituircela priva di moralità e sentimentalismi inutili.

*

Se leggete la Berlin preparatevi a una bella doccia fredda, preparatevi a stare completamente nudi. Siete davanti a una bella scansione a raggi X, non potete portarvi niente dietro, siete da soli coi vostri pensieri, con le vostre debolezze, con i vostri corpi inesatti. La Berlin scriveva quello che riteneva vero, non giusto, non c’è un giudizio nei suoi racconti, lei ti dice quello che è vero anche se non vuoi sentirtelo dire. Basta guardare una sua foto, osservarle gli occhi, per capire che lei era una di quelle scrittrici che registrava la vita attraverso la scrittura.

*

Scrivere per la Berlin è prima di tutto un atto emotivo. Scrivere significa fare tre salti: da ciò che sento dentro la pancia, questo fuoco che brucia, lo porto al cuore, con la lentezza che richiedono i sentimenti, e poi alla testa, cerco di trovargli un posto e infine alla lingua, gli do un nome. La scrittura richiede tutta questa fatica, per questo la Berlin non può mentire, per lei è un atto conoscitivo, è qualcosa che ti salva davvero la vita. Ti permettere di renderti altro, trovare la tua isola felice per qualche momento, isolarti fino a diventare solo una voce. Da questa voce che ormai è diventata di tutti, non è più nostra, poi riconoscersi e osservare quello che stiamo facendo e in che direzione stiamo andando.

*

Lucia Berlin ha sempre negato che ci fosse una qualche forma di poetica nella sua scrittura, un credo a cui asservirsi. Lei si piega solo alla verità, a nient’altro. Ci piega. Ecco perché leggere i racconti della Berlin è attraversare mondi lontanissimi come fossero quotidiani, vivere esperienze lontane, come un aborto clandestino e vietato, come fossero nostre. La Berlin non ha un progetto, non organizza le storie, le vive e ce le restituisce in quel dono d’amore che è la scrittura. La Berlin vuole essere ascoltata, si scrive sempre perché qualcuno ci restituisca la voce, perché qualcuno ci dica “anche io come te”. Si scrive perché non si può smettere di amare questa vita. E lei lo sapeva bene, dopo tre matrimoni falliti e aver fatto qualsiasi lavoro possibile per mantenere quattro figli, continuare a sentire. Leggete Lucia Berlin se volete capire che cosa è il coraggio di vivere ogni giorno, se volete smettere di sopravvivervi.

Clery Celeste

*In copertina: Lucia Berlin (1936-2004)

Gruppo MAGOG