
“E io, che specie di fuoco sono?”. D.H. Lawrence, il poeta
Poesia
Giorgio Anelli
Probabilmente ho capito male. D’altronde lui può dire quello che gli pare. Il gusto di costruirsi una leggenda per il delirio di corromperla. Gli chiesi di Iosif Brodskij, il grande poeta, elusivo, eccelso. Mi disse che si frequentavano, negli anni americani. Non furono amici, nessuno dei due dava agio alle moine: tra dissidenti, russi, entrambi, nella terra di Washington, è di rigore il sospetto prima del rispetto. Mi disse che Brodskij aveva rifiutato di scrivergli la quarta del suo libro – è possibile. Eppure, nel 1995, in Russia, esce una raccolta di poesie di Eduard Limonov, “Il mio eroe negativo”, che raccoglie i versi dello scrittore & avventuriero scritti tra 1976 e 1982, tra New York e Parigi. Con una prefazione di Iosif Brodskij. Eccola: “I versi di Eduard Limonov, è noto, richiedono un lettore preparato. Ciò che ci sembra eccentrico, non è che lo sviluppo naturale di una poesia le cui basi furono poste da Lomonosov e che nel XX secolo furono raccolte da Chlebnikov e dal gruppo Oberiou. Ciò che avvicina Limonov a costoro è il profondo contenuto tragico dei versi, rivestito da uno straordinariamente leggero estetismo, con punte di maniera. Ciò che differenza Limonov dal gruppo Oberiou e da tutti gli altri poeti, vivi e morti, è che lo stile che lo riguarda, per quanto audace (da notare la sovrabbondanza di inversioni nei suoi versi), non si esaurisce in sé, ma è l’illustrazione supplementare di un disturbo emotivo che dà le vertigini – d’altronde, questo è il pane di cui si nutre la poesia. Eduard Limonov è un poeta che, più di altri, ha preso coscienza che la chiaroveggenza filosofica non si trova tanto nelle tesi o nelle antitesi, ma nel linguaggio stesso, libero di tutto ciò che è superfluo”. Brodskij morirà nel 1996; nove anni prima ottiene il Nobel per la letteratura. Nel 1981 Limonov dedica una poesia “A Iosif Brodskij, che ha appena vinto l’ennesimo premio letterario piuttosto redditizio”. La poesia s’intitola “L’invidia”. La traduco qui sotto. Auspicando che qualche editore pubblichi le poesie di Limonov (già, Limonov è anche poeta…), ricordo che il divo Eduard sarà a Roma, domenica 8 dicembre, alla fiera “Più Libri Più Liberi” a presentare “Il Boia”, romanzo appena pubblicato da Sandro Teti (parla alle ore 14), mentre il 12 dicembre sarà a Rimini, Teatro degli Atti, alle ore 17. (d.b.)
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L’invidia
A Iosif Brodskij
Tutte le mattine, al sole, sopra pietre piatte,
allungato come un primate
memoria recente delle mie turbe psichiche
tra i ciottoli, sulla sabbia, lo scheletro
di un grosso sgombro. Il gabbiano del Pacifico
non lascia carne sui pesci. Neanche un brandello.
Onde contro onde, come si scarica un cargo,
si succedono e tornano, al ritmo di un cecchino,
bastarda coriacea California!
La spezia della proprietà privata
esala da ogni trancio di costa.
“Ti nutre di qualunque cosa. Tiene tutti nella trappola.
Nelle spire di un sogno di nidi dolci e di grasse vivande”.
La Legge Universale scorre davanti a me
in lettere maiuscole… quinta colonna
e ce n’è ancora uno! Disertore. Spia.
Vivrà come il fratello di Napoleone.
Tra gli altri poeti, sono una merda…
Li vuoi i 34mila?
Parlo al granchio, tormentato.
“Vai via, perché mi fai il solletico?”.
E si nasconde in un anfratto.
Quale razza di poeta, davanti alle acque oceaniche
non si gratta il ventre con voluttuosa volgarità.
Siamo tutti disonesti. Siamo tutti comici.
Ma è ancora “lui” che si è preso i soldi.
Vorrei sapere qual è la ragione per cui
è sempre “lui” a beccare la grana.
Valutare i dettagli sotto un sole che brucia:
come un albero abbattuto, il mio corpo giace
allungato in jeans e sandali
sulle pietre dure che si conficcano
contro di me, il gabbiano mi sfotte
e scoppia a ridere, è sporco
perché ha squartato il pesce contro i ciottoli
“perché massacri questo sgombro che non ti ha fatto niente?”
gli dico con severità e malizia
e all’improvviso quella pelliccia bianca si è alzata
eclissandosi nella spuma gelida
vestigia della marea
lasciva e famelica.
Sono come Don Giovanni che sbatte le palpebre sul letto, in attesa.
Non mi importa. Mi mitraglio di inquietudini
per non avere risposte.
Flessioni impressionanti – non m’importa dei gabbiani
cago e pesco. Non m’importa neppure dei poeti
di nessuno dei due, capaci, impudenti
non mi interessa. Rido, con lo stesso rigore
ho vissuto a Parigi l’anno scorso
senza scrivere una parola, come un fiero esteta
ma quei soldi mi avrebbero fatto comodo, comunque.
Eduard Limonov