18 Febbraio 2025

Trasgressiva, bugiarda, furba: elogio di Moll Flanders (da brandire contro le anime belle che appestano la nostra letteratura)

Siccome alcuni dei miei peggiori compagni, i quali non possono più farmi del male (essendo usciti da questo mondo per la strada della scala e della forca, come spesso ho temuto che capitasse a me), mi conobbero sotto il nome di Moll Flanders, voi potrete concedermi di parlare di me con questo nome finché non oserò confessare chi son stata e chi sono. 

Nata nella prigione di Newgate, avventuriera, prostituta, sposata cinque volte (una delle quali con il proprio fratello), per oltre dieci anni ladra, per altri otto deportata in Virginia, e poi alla fine finalmente ricca in odore di onestà. In breve, questa è la storia di Moll Flanders la tagliaborse raccontata da Daniel Defoe nello straordinario Fortune e sfortune della famosa Moll Flanders, pubblicato per la prima volta il 27 gennaio 1722, e nel quale l’autore si cala completamente nelle vesti della protagonista, facendo così provare ai lettori l’ebbrezza di vivere in prima persona le sue travolgenti avventure.

La vicenda è ispirata alla vita di Mary Frith, una celebre ladra morta a Londra nel 1659 e ben presto divenuta una figura leggendaria nell’immaginazione popolare. D’altra parte sessant’anni di clamorosi alti e bassi nella vita dovevano avere reso facile a Daniel Defoe (1660-1731) immedesimarsi nella figura di Moll Flanders. Uomo d’affari, scrittore politico, agente segreto, giornalista e alla fine romanziere, Defoe passò da prestigiosi incarichi pubblici a disastrosi rovesci finanziari; durante il regno di Guglielmo III fu assiduo frequentatore delle dorate sale della corte e nello stesso tempo del sottobosco di ladri e spie che aveva conosciuto nelle celle della prigione di Newgate, in cui era finito dopo avere subito persino tre giorni di esposizione alla gogna. Nel 1704 fondando “The Review” diventò in pratica il precursore del giornalismo moderno; godette di altissime protezioni politiche, ma venne ripetutamente arrestato per debiti e a causa di vendette personali. Poi negli ultimi quindici anni di vita inventò letteralmente il romanzo borghese con il suo Robinson Crusoe, uscito nel 1719. Un libro fondativo, il vero e proprio manifesto programmatico della middle class, la “nuova classe” industriosa, intraprendente, individualista, destinata a diventare il motore della società borghese moderna. 

Senza dubbio Robinson Crusoe è un testo fondamentale ed è uno di quei libri che hanno segnato una svolta epocale, ma confesso che personalmente l’ho trovato di una noia insopportabile. Il nostro eroe è là nella sua isola sperduta e si dà da fare come un matto, è uno che ce la mette tutta, non molla mai, ha un milione di risorse e io davanti a lui mi tolgo tanto di cappello. Lo stimo, lo apprezzo, ma non mi fa battere il cuore. Invece con Moll Flanders è tutta un’altra storia: trasgressiva, bugiarda, ladra, furba, pratica, insomma una vera e propria “poco di buono”. Certo, sconsiglierei vivamente a chiunque di sposare una donna del genere. Meglio seguirne le mille peripezie attraverso le pagine del romanzo. A Moll capita di tutto, ma niente può fermarla, nessuna vicissitudine è in grado di diminuirne la straordinaria vitalità; al massimo ogni tanto versa una lacrima, si concede un attimo di disperazione, ma poi tira avanti per la sua strada. Non è giudiziosa né saggia e si fa guidare da un atavico buonsenso votato esclusivamente alla sopravvivenza. Resta il fatto che qualunque cosa faccia, Moll Flanders non è mai un’ipocrita o una sciocca.

Un personaggio vivissimo, coinvolgente e trascinante, che mescola sentimenti, passioni, inganni, tradimenti nella realistica rappresentazione di un’epoca. Non cerca scuse o giustificazioni per le sue azioni. Senza ipocrisie dice chiaro e tondo che la molla che la spinge ad andare sempre avanti, a passare da un imbroglio a un altro, da un letto a un altro, è solo e soltanto il denaro. 

«Come la cupidigia è alla radice di ogni male, così la povertà è la peggiore di tutte le insidie».

Nel mondo di Moll tutto ha un prezzo, tutto è mercificato, persino la vita delle persone; il matrimonio ha ben poco a che fare con i sentimenti, ma è solo un contratto basato sull’interesse. 

«La dote non è mai storpia né mostruosa, il denaro era gradito, comunque fosse la moglie».

Moll è una donna alla ricerca di una indipendenza non solo sociale ma anche economica, che vuole disporre propriamente del denaro con il conseguente ribaltamento dei ruoli: è lei che strumentalizza gli uomini non il contrario: li prende, li lascia, li deruba, li rovina con suprema indifferenza. A tutte le anime belle che oggi imperversano e ammorbano l’aria della letteratura riserverebbe al massimo un’alzata di spalle. Costretta fin dall’inizio dalle avversità della vita a dovere affermare il proprio diritto all’esistenza, Moll Flanders non ha bisogno di roboanti proclami o stucchevoli manifesti ideologici per sfidare le convenzioni, ma agisce e persegue liberamente le proprie passioni e i propri desideri, che poi sono le passioni e i desideri più autentici degli uomini e delle donne di ogni tempo, quelli che da sempre muovono e guidano gli esseri umani.

Silvano Calzini

*In copertina: un’opera di Joshua Reynolds

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