12 Aprile 2020

“Nulla di ciò che accade può turbare il giusto”. Florilegio di pensieri dall’opera di Meister Eckhart

Nessuna cosa fatta o creata potrebbe far soffrire il giusto, poiché ogni cosa creata è lontana sotto di lui, come è lontana sotto Dio, non esercita alcuna impressione né influenza sul giusto e non nasce in lui, che ha per padre soltanto Dio. perciò l’uomo deve fare in modo da staccarsi da se stesso e da tutte le creature e riconoscere Dio solo come Padre. Allora nulla può arrecargli dolore e afflizione, né Dio né la creatura, né cosa creata né increata; e tutto il suo essere, vita, conoscenza, sapere e amore è di Dio, in Dio e Dio.

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Ora io dico: se all’uomo buono e giusto accadono dall’esterno cose spiacevoli ed egli tuttavia permane con lo stesso animo imperturbabile nella pace del suo cuore, è dunque vero quel che ho detto: che nulla di ciò che gli accade può turbare il giusto. Ma se invece egli è turbato dai malanni esteriori, è veramente giusto ed equo che Dio abbia permesso che l’avversità accada a questo uomo che voleva essere giusto e s’illudeva di esserlo mentre cose tanto meschine potevano turbarlo. Ogni pena deriva dall’amore per ciò che l’avversità mi ha tolto.

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Un uomo veramente perfetto dev’essere costantemente morto a se stesso, spogliato di se stesso in Dio e trasformato nella volontà di Dio a tal punto che tutta la sua beatitudine consiste nel non sapere nulla né di sé né di altra cosa ma solo di Dio, nel conoscere soltanto Dio, nel non volere né conoscere altra volontà che la volontà di Dio e nel voler conoscere Dio come Dio conosce me, secondo le parole di san Paolo.

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Finché la creatura ti consola e ti può consolare, non troverai mai vera consolazione. Ma quando nulla ti può consolare se non Dio, allora in verità egli ti consolerà e insieme con lui e in lui tutto ciò che è gioia. Se ti consola ciò che non è Dio, non troverai consolazione né in questo né in quel luogo; ma se la creatura non ti soddisfa, tu troverai conforto in qualsiasi luogo.

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Tutte le creature cercano l’Uno, anche le creature più basse; quelle più alte lo trovano: condotte e trasformate oltre la loro natura, esse cercano l’uno nell’Uno, l’Uno in se stesso. È ciò che senza dubbio dice il Figlio: Nella Deità io sono, Figlio nel Padre, e là dev’essere colui che mi serve, che mi segue, che viene a me.

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Tutto ciò che l’uomo buono soffre per Dio, egli lo soffre in Dio e Dio è con lui, sofferente della sua sofferenza. Se la mia sofferenza è in Dio e Dio soffre con me, come può il soffrire essere una sofferenza per me, se il soffrire perde il suo dolore e se la mia sofferenza è in Dio e la mia sofferenza è Dio?

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È segno di un cuore debole diventare allegri o tristi a causa delle cose transitorie di questo mondo… Un cavaliere mette a repentaglio in combattimento i suoi beni, il suo corpo e la sua anima per un onore effimero e molto breve, e a noi appare così pesante soffrire un poco per Dio, per la beatitudine eterna!

Meister Eckhart

*I frammenti sono tratti dal “Libro della consolazione divina”, raccolto in: Maestro Eckhart, “Trattati e prediche”, a cura di Giuseppe Faggin, Rusconi, 1982

**In copertina: Hans Memling, Trittico di Danzica, particolare, 1467-1673

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