03 Novembre 2022

L’autobiografia di Malena è come la posizione del missionario (ma piacerebbe a Cioran)

Ho letto Pura di Filomena Milena Mastromarino nata in provincia di Bari nel 1983, in arte Malena, l’arte è la pornografia, e dopo averlo letto ne ho cercato qualche recensione. Le recensioni, se ne leggo, le leggo dopo aver letto il libro, per confrontare quello che ci ho trovato con quello che ci hanno trovato altri lettori, se gli altri ci hanno trovato qualcosa, ammesso ce l’abbia trovato io. Il testo che più si avvicina a una recensione di Pural’ha scritto Barbara Alberti, alla Barbara Alberti, su Dagospia, infatti è una dagospiata più che una recensione, con le foto di Malena vestita da pornoattrice a corredo e il titolo da richiamo del tipo scottante-rivelazione, “Chi è il giornalista (…) analmente sverginato?”, per il tentativo a ripetizione di risultare anticonformisti per mestiere, utilizzando sempre lo stesso taglio ma quando il taglio è sempre lo stesso anche lo squarcio che si può fare un Joker sulla faccia risulta  piatto come le labbra serrate di chi ce le ha a lama di coltello.

Che Pura sia stata reputata una operazione commerciale indegna d’interesse da parte di chi ha ben altri interessi quando recensisce un libro sulla stampa o sugli altri canali di qualche grado riconosciuto, ammesso l’interesse culturale sia tra quelli? Tenendo conto di quel che solitamente viene recensito come motivazione non regge, è tutto un lancio commerciale via l’altro, e dopo tanti libri di bomber-e-scrittori, giornalisti-e-scrittori, pentiti-di-mafia-e-scrittori, trapper-e-scrittori, il libro di una pornoattrice-e-scrittrice non è neppure il primo del suo genere.

Sarà valso il principio cautelativo? “Se recensisco il libro di una pornoattrice poi ci si chiederà se la conoscessi prima che nelle vesti assai più castigate di autrice di libro sulla mindfulness. Meglio continuare a recensire libri di cui potrà importare fino al prossimo libro recensito, dopodiché sarà come non fosse mai stato scritto, senza dover stare a stabilire se sia più da gogna pubblica aver visto l’intera filmografia di Malena oppure il non averne visto neppure un fermo immagine mai”.

Che l’ultima rivoluzione tecnologica, la digitale, abbia investito l’industria pornografica assieme a tutte le altre è una delle consapevolezze ultime anche di Milena-Malena: ora che è tutto accessibile a tutti, e a gratis e online, sopravvivere all’anonimato, all’oblio superaccellerato, è ai limiti dell’impossibile. Ci vuole niente a non essere più la Malena Nazionale che ha girato in Sex Analyst e a diventare a malapena quello spezzone di corpo femminile che ha avuto a che fare con quello spezzone di corpo maschile in quello spezzone di filmato del portale tre volte ics che sfido chiunque a dire d’averlo visto dall’inizio alla fine, senza dare spintarelle alla barra di scorrimento perché arrivi al clou esonerando dall’imbarazzo di arrivarci prima di lui.

Il modo più dritto per dire io dando a quell’io una forma che non sbiadisca all’istante resta scriverlo nero su bianco all’interno di un libro.

Più che Pura in molti passaggi la protagonista raccontata da Mastromarino si rivela ingenua, per esempio quando nel giorno del battesimo del fuoco cinemhardografico in quel di Budapest, durante la diretta di presentazione al mondo degli appassionati, il pigmalione Rocco Siffredi scopre che Milena-tra-un attimo-Malena riveste un ruolo politico: “«Sono delegata nazionale nel Partito democratico», risposi, chiedendomi che importanza potesse mai avere”. E dire che Siffredi era un anno che esaminava Mastromarino, a riprova della professionalità di talent scouting, chiedendole della sua vita via mail e via telefono. Al più il passaggio sottolinea quanto ci tenesse Milena al ruolo in politica o quanto ne capisse, oltre a quanta sospensione-della-credulità richieda al lettore che non sa se augurarsi ci sia o se ci faccia. Certo è che per la pornografia vale come per la letteratura secondo Francisco Umbral: “si può essere progressisti in fatto di politica, ma con la letteratura tutti quanti sono conservatori, perfino i progressisti politici”. Da questo punto di vista Pura è il classico libro di un politico che se vuole qualcuno scriva solo bene di lui non può che scriverselo da sé.

Sono un lettore romantico, approcciando il libro di una pornoattrice mi aspetto di leggere l’autobiografia della nazione ovvero quella parte che non viene mai raccontata, per cui si rischia la morte e non solo quella civile se la si racconta, l’intreccio a ogni livello tra sesso&potere grazie al quale potersi chiarire meglio le idee su chi pilota chi, su quale dei due occorra accumulare per poter accumulare meglio anche l’altro. Argomento di Pura, con dichiarata modestia da parte dell’autrice, è invece soltanto la vita romanzata di Filomena Milena Mastromarino, alla quale va comunque riconosciuto di aver sovvertito l’abuso di autofiction nell’omonimo filone letterario italiano. Laddove in altri è un volersi autodenunciare per più dannati, criminali, puttanieri e autodistruttivi di quanto lo si sia mai stati, Mastromarino si romanza a togliere: qualche resoconto sessuale è di rigore, il passaggio più hardcore sulla vita sul set è il seguente: “La dieta durante le riprese consta di riso bianco e pollo, solo a cena. Durante il giorno non è consentito neppure uno snack, la pancia non può apparire gonfia e l’intestino dev’essere del tutto sgombro. Le riprese non durano inoltre meno di cinque-sei ore, una maratona che mette il fisico a durissima prova”, ma sono assai più sentite e meglio dettagliate le vicende familiari con relative peripezie economiche e quelle relative all’apertura di una agenzia immobiliare a Gioia del Colle.

Mastromarino alla sua prima prova da autrice decide di adottare un andamento stilistico placidissimo, mai uno sbandamento nello sviluppo della trama lineare fino alla esasperazione, si sente la rigidità delle prime volte teatrate troppe volte in mente per poter avvenire nella realtà con l’artifizio della naturalezza che si ottiene a seguito di anni e anni di studio e esercizio. Avrebbe potuto avviare il biopic dagli applausi ricevuti al Bergamo Sex dalla Malena già compiuta, poiché è la posizione che si occupa attualmente a dare il tono alle origini per come le si vedono da quella posizione lì.  Dicendolo con un prevedibile paragone sessuale è come Pura fosse stato scritto nella posizione classica, alla missionaria mai stanca, con determinazione paziente, senza farsi scappare una parolaccia o una sgroppata o un sussulto lessicale. Lindo e corretto e come te lo aspetti proprio come nel porno dove che sia finto lo capisci perché fila via liscio senza mai nulla che turbi lo spezzone sessuale in sé, che so una citofonata sul più bello o uno starnuto improvviso o un crampo o l’allarme antifumo perché nella passione ci si è dimenticati di spegnere la fiamma sotto le lenticchie. Insomma: che palle!, oltre quelle alla lettera.  

Mi è restata oscura l’attenzione posta sul valore della purezza a cui Milena-Malena vuole aggiungere una clausola: purezza regni, a patto che nella purezza sia incluso il voler fare del sesso consensuale di ogni ordine e grado e numero e genere, e ci mancherebbe, ma perché mai farsene una ideologia igienista? La frase definitiva sull’argomento va ascritta a Woody Allen: “Il sesso è sporco solo se è fatto bene”. Voglio dire: non si può voler scrivere un libro contro l’ipocrita moralismo sessuofobico italiano e non solo italiano rincorrendo però il gusto, dubbio, dell’ipocrita moralista sessuofobico italiano medio: non va rassicurato, non va blandito, non gli si deve far credere una volta in più che aver avuto successo nella vita corrisponda a essere stati da Chiambretti o aver partecipato a l’Isola dei Famosi. Dopo averlo esortato a farsi una vita sessuale autentica sua il legittimo moto altruistico ha concluso la traiettoria.

Il libro di Mastromarino, al netto delle furbizie di servizio, è bello per almeno due motivi: è bello perché ci trovi scritto un passaggio che non avrebbe sfigurato in Finestra sul nulla di Cioran:

“Andremo incontro a morte e sofferenze, vedremo persone care sparire o voltarci le spalle, sperimenteremo il dolore e la delusione. La vera pazzia è pensare che la vita possa essere controllata e indirizzata secondo i nostri voleri, quando invece, prima o poi, verrà a toglierci il sorriso, la fiducia e la speranza. Capita a tutti, non importa in quale caverna profonda ci si possa rifugiare, illudendosi di essere al sicuro. Vivremo un tempo breve e spesso tormentato da pensieri cupi, malattie e insicurezza. Ha davvero senso rinunciare alla piena soddisfazione della nostra vita sessuale, in nome di una morale arcaica, del timore del giudizio e della cattiva nomea?”.

Ed è bello perché è il racconto di come a chi ha il coraggio di fare il sesso che desidera accade qualcosa di interessante, come accade a chi non fa quello che non vuole fare, rispettando altrettanto la propria libido. È quando non fai quello che vorresti o quando fai quello che non vorresti che ti accade al più qualcosa di tragico, o peggio ancora niente di niente, non a te in quanto persona che approfondendo sé stessa sta aumentando la conoscenza del mondo che ha intorno.

Da pessimo lettore non posso che proiettare una cattiva coscienza implicita nella voce narrante di Purae pur volendomi astenere da qualunque volgare lettura freudiana del libro ci tengo a segnalare il vero atto emancipatorio su cui secondo me si fonda, molto più sostanziale del manifesto femminista maleniano che appoggio in pieno e per il quale da oggi, quindi con tremendo ritardo, una donna è tanto femminile quanto un uomo è maschile se fa tutto il sesso che frulla nella testa ma ancor di più negli organi appositi. L’antefatto del vero fatto emancipatorio: Milena, adolescente, scopre che la madre le legge il diario segreto: “La persona che più di ogni altra avrebbe dovuto capirmi e proteggermi mi spiava di nascosto, e chissà da quanto tempo”. Segue lite memorabile tra madre e figlia. “Fu solo quando mio padre tornò dal lavoro che le acque si calmarono”. Come risolve il problema il padre che per Milena sarà il Padre cioè l’uomo che le sa e le fa soltanto giuste fino a quando la realtà non verrà a mostrarle le sue debolezze, umane come tutte? “Papà si avvicinò, e con la voce calma di sempre disse solo: «Milé, lo sai com’è fatta! Non è per cattiveria, non resiste alla curiosità di sapere che combini. Tu, d’ora in poi, non le scrivere quelle cose, meglio se te le tieni per te»”. Il padre di Milena le consiglia di non scrivere e Milena non scrive più. Per tornare a scrivere e scrivere Pura Milena deve esplorare sé stessa fino a diventare Malena. Milena, quando liberà sé stessa fino a essere diventata compiutamente Malena, scrive. E non un diario privato ma la sua autobiografia pubblica.

Non ho che da congratularmi con Mastromarino per il coraggio che si è data di diventare Malena, non tanto la pornoattrice di successo quanto una donna emancipata “che ha vinto sulla paura del giudizio, che ha saputo e voluto affrontare il rischio della solitudine e dell’isolamento per raggiungere la completezza”. Dopo il lavoro fatto su di sé per diventare Malena, però, poteva esigere ancora dell’altro per imporsi non solo di essere Malena, ma di scrivere come Malena.

Non dico Pura abbia fatto cilecca, è un esperimento di letteratura platonica, di scrittura al minimo delle sue potenzialità. Si gode di più persino con la cilecca, ecco. Il capolavoro, se c’è, non può ritrovarsi nell’autobiografia ripulita scritta da Milena: starà semmai nei diari segreti di Malena. Il vero peccato, il vero reato estetico, sarebbe non pubblicarli.    

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