Hemingway lo associamo con le foreste del Michigan dove crebbe da ragazzo durante le vacanze col padre medico e la madre “artistica”, e poi con la Parigi “festa mobile” di Picasso, Pound, Joyce e Stein, e ancora con la Spagna dove la combriccola di gaudenti sofferenti si sposta in Fiesta (1926), il primo romanzo, che nacque col titolo Il sole sorge ancora, dall’Ecclesiaste, il libro più cupo del Vecchio Testamento (“Vanità delle vanità…”). Il sole sorge ancora, ma noi no. E Hemingway scherzava sul fatto che il suo protagonista è impotente in seguito a una ferita di guerra. Un re malato. Come Hemingway stesso, paradigma della salute, che finisce con gli elettroshock e un colpo di fucile. E infine lo associamo con Venezia, del tanto vilipeso ultimo romanzo Al di là del fiume e fra gli alberi, sull’amore del “vecchio” (cinquantenne!) militare americano con la contessina della laguna, consumato in gondola come quello di Byron con la contessina Guiccioli.
Ma ecco che anche la Liguria rivendica una presenza di Hemingway, fin dal 1922 quando fu corrispondente alla Conferenza di Genova. Poi nel 1923, quando fu a Rapallo chiamato da Pound e scoprì improbabilmente a Montallegro il suo primo editore entusiasta. C’era proprio da essere devoti alla Vergine: Montallegro, Pilar… (A Rapallo omaggiò anche l’“incomparabile” dandy Max Beerbohm, del cui gusto per il Marsala riferisce infatti inopinatamente l’importante racconto “Fuori stagione”.)
Poi nel 1927 ritorna in Liguria, a Camogli, per farsi certificare dall’ex cappellano militare che è stato battezzato in extremis (doveva sposare la seconda moglie, la malfida cattolica Pauline che l’aveva sottratto alle cure materne della prima sposa Hadley). Ma nel 1927 tira aria fascista e in un racconto-cronaca dal titolo in italiano mussoliniano, “Che ti dice la Patria?”, se ne sente il puzzo, anche se non è vero, come il narratore dice al compagno di viaggio Guy, che il Duce ha chiuso tutti i bordelli… Antifascista è anche il primo successo mondiale, Addio alle armi (1929), che dileggia il fronte italiano in evidente polemica con il nazionalismo del Ventennio. Hemingway dunque vietato, presente in Americana di Vittorini (1942) solo con un racconto, “Il ritorno del soldato”. Agio e disagio sono sempre le chiavi del mondo di Hemingway, gaudente insoddisfatto, in fondo puritano nella sua ricerca della pulizia formale ed esistenziale, delle poche parole esatte che riassumono la vita.
Poi ci sono le soste genovesi e liguri del breve dopoguerra del soldato malconcio, fra Nervi, Alassio e il Ponte dei Mille dove viene ancora intervistato (da Vita Carlo Fedeli) all’alba del 6 giugno 1954, reduce da una serie di incidenti che quasi lo spacciarono. È in piedi al bar con un bicchiere di whisky mezzo vuoto. Parla di Pacciardi, della Guerra di Spagna…
Questo Hemingway è stato evocato e festeggiato a Genova in un denso fine settimana di “Hemingway Days” (18-20 maggio 2018). Un invito ai ragazzi delle scuole a scoprirlo e a misurarsi con le sue prose con poesie, narrazioni, video, sceneggiature (c’era anche un premio). Incontri con poeti europei della Fondazione Bogliasco che offrono flash del loro “Hem” e della loro Genova. E confronti con giovani narratori accreditati dal Premio Campiello che ci hanno detto quanto è vivo per loro il buon “Papa”. Sabato 19 nei Parchi di Nervi a lui ben noti per le soste al Savoia Beeler prima degli imbarchi gli è stato dedicato un albero accanto a quello intitolato a Cechov, ammiratore di Genova e ideale compagno nell’arte dello scrivere racconti che in breve presentano una situazione esemplare, tutta una vita dolente ed effervescente.
Paolo Cognetti ha scritto un libro su quest’arte, A pesca nelle pozze più profonde (Minimum Fax), che prende spunto dalle battute di pesca di Hem sul “Grande Fiume dai Due Cuori”, quel “Big Two-Hearted” dove Nick Adams trova modo di tenere a bada i demoni e traumi bellici, pescando. Scrivendo.
Hem ha celebrato i gatti di Rapallo tanto cari a Pound nel racconto “Gatto nella pioggia”, uno dei suoi primi. Una vacanza piovosa, una moglie americana annoiata e scontenta, un marito che legge indifferente. Piove. Ma c’è un gatto. Leggetelo nei Quarantanove racconti, uno dei libri indispensabili del Novecento, di cui domenica 20 maggio decine di lettori hanno proposto a Nervi la lettura integrale.
Massimo Bacigalupo