11 Dicembre 2024

“Vidi una donna che mi toccò il cuore”. Heinrich Böll, lo scrittore delle macerie e dell’amore

È stato definito la “coscienza critica” della Germania post-bellica per i numerosi interventi nella vita politica e culturale tedesca. Bersagli preferiti dei suoi attacchi sono state l’ipocrisia di molti suoi connazionali verso un passato imbarazzante rimosso con troppa disinvoltura e la corsa sfrenata verso una ricchezza materiale, secondo lui, priva di valori. Cattolico inquieto e anticonformista, si scontrò con le autorità ecclesiastiche fino a rompere definitivamente con la Chiesa ufficiale. Per tutto questo è stato amato da alcuni e detestato da altri. Da parte mia, resto sempre dell’idea che sia meglio stare alla larga da interviste, discorsi e denunce sociali ormai scolorite dal tempo e legate a polemiche datate. Sono convinto che per conoscere veramente uno scrittore non c’è niente di meglio che leggere i suoi libri. Sono i romanzi quelli che rivelano l’essenza più autentica di un autore.

Sto parlando di Heinrich Böll (1917-1985), premio Nobel per la letteratura nel 1972. I diversi mestieri esercitati da giovane, gli anni passati al fronte nella Seconda guerra mondiale e la prigionia in Francia ebbero grande influenza sulla sua formazione di narratore proteso a indagare l’animo umano sconvolto dalla guerra, alla ricerca di un nuovo equilibrio morale nel mondo moderno. Sono state proprio la tragedia della Germania, le colpe del nazismo, i difficili e tormentati anni della ricostruzione post-bellica ad alimentare la sua arte. Questi i temi al centro di tutti i suoi libri, tanto da farlo diventare il massimo esponente della cosiddetta Trümmerliteratur, la “letteratura delle macerie”.

E non disse nemmeno una parola, pubblicato nel 1953, è il suo romanzo che amo di più. È la storia di un amore, forse finito o forse no. Al centro della storia la vicenda di Fred, che ha abbandonato la casa non sopportandone la soffocante atmosfera di miseria, e di sua moglie Kate, che è rimasta tenacemente al suo posto, accanto ai bambini. L’ambientazione è quella della Germania nei primissimi anni del dopoguerra, distrutta materialmente e moralmente, con i protagonisti che si muovono tra macerie e baracche, il tutto avvolto in una cappa di miseria che Böll descrive magnificamente. Leggendo certe pagine del romanzo sembra proprio di sentirlo il tanfo della miseria che penetra dappertutto e corrode anche i rapporti personali di Fred e Kate.

«Il tappeto arriva solo fino alla nostra soglia e la nuova mano di colore fino a metà del vano della porta che costituisce l’ingresso al nostro appartamento: un’unica stanza dalla quale, con una parete di sbarre di legno, abbiamo separato una specie di cabina, in cui dorme il nostro ultimo nato… Sono anni che combatto contro il sudiciume di quest’unica stanza; riempio le secchie, sbatto gli strofinacci, verso l’acqua sporca nello scarico».

Un romanzo di atmosfere, ma nello stesso tempo realistico, con il vissuto quotidiano di una famiglia che, da una vita normale prima della guerra, si ritrova a vivere un’esistenza di stenti al termine del conflitto.

Particolarmente riuscita e coinvolgente anche la tecnica del doppio punto di vista adottata da Böll, con le voci dei due protagonisti che si alternano nella narrazione di capitolo in capitolo. Il risultato è che il lettore partecipa, sia dalla parte di Fred sia da quella di Kate, al loro tentativo di recuperare, attraverso lunghi colloqui e lo scambio di confidenze fino a quel momento rimaste inespresse, le ragioni del loro amore. Chiusi in una squallida camera di albergo, un uomo e una donna aprono il loro cuore l’uno all’altro, si dicono le cose che non si sono mai dette prima e cercano di spezzare i fili della ragnatela che giorno dopo giorno hanno avviluppato il loro sentimento fino quasi a soffocarlo.

In questo panorama di rovine e desolazione l’amore di Fred e Kate tenta disperatamente di sopravvivere. È come una zattera di salvataggio alla quale i due cercano di attaccarsi per non naufragare nelle miserie della vita. Sono pagine che testimoniano una grande sensibilità per le debolezze dell’animo umano.

In questa atmosfera di sfacelo, nonostante tutto, Böll resta convinto che la via della salvezza nei rapporti umani e più in generale nella società sia solo quella di affidarsi alla forza dei sentimenti. In alcuni passi tra i più belli e profondi di E non disse nemmeno una parola introduce l’immagine delle persone che “ti toccano il cuore” senza un motivo.

«Una volta, a Berlino, vidi una donna che mi toccò il cuore. Ero affacciato al finestrino di un treno, quando improvvisamente un altro treno entrò in stazione sul binario accanto. Davanti al mio finestrino se ne fermò un altro, e il vetro venne tirato giù (era tutto appannato) e io vidi la faccia di una donna che mi toccò il cuore. Era molto bruna e di alta statura, e io le sorrisi. In quella il mio treno partì, io mi chinai in avanti, e salutai con la mano finché la potei scorgere. Non l’ho vista mai più, e nemmeno lo volevo».

Individui del tutto sconosciuti e incrociati per caso in strada, su un tram, in un negozio o alla stazione che, senza un motivo apparente, riescono a fare breccia nel nostro animo e a spezzare, almeno per qualche istante, le catene dell’incomunicabilità. Momenti magici e preziosi che riscattano l’umanità da tutte le sue miserie.

Silvano Calzini

Gruppo MAGOG