Secondo Tommaso Labranca Prospettiva Nevski è la canzone in cui “Franco Battiato è al tempo stesso cialtrone e non-cialtrone e forse è in questo la sua grandezza”. La micidiale stroncatura di Labranca è un pezzo d’arte – si trova in Chaltron Hescon. Fenomenologia del cialtronismo contemporaneo (Einaudi, 1998) – e così va letto, anche se Labranca di Battiato non coglie l’estro ironico, le volute involuzioni nonsense, le consapevoli incongruenze, il gioco degli abbinamenti culturali strambi.
Prospettiva Nevski, come si sa, esce in Patriots, album del 1980. Nel lato A del disco, una canzone, Le aquile, è tratta da un testo di Fleur Jaeggy, scrittrice, moglie di Roberto Calasso, che con il nome “Carlotta Wieck” collaborerà, negli anni, con Battiato. In ogni caso, sulla Prospettiva Nevskij – si scrive così: sugli errori strategici nelle canzoni di Battiato si potrebbe scrivere un libro: Shakleton, brano composto da Sgalambro e Fleur Jaeggy per l’album Gommalacca, in verità si riferisce a Shackleton… – Battiato metterà piede vent’anni dopo il brano (quasi) omonimo. “A un certo punto mi ha detto, Portami a Pietrogrado, disse così, allora ho organizzato il viaggio, prenotando un albergo che era pressoché sul Nevskij prospekt”.
È il 2002, Sandro Teti ha appena fondato l’omonima casa editrice, che raccoglie l’eredità paterna della Nicola Teti Editore. Ha imparato il mestiere nella vecchia Unione Sovietica, è uno dei massimi conoscitori del mondo russo in Italia, tra l’altro è l’editore di Eduard Limonov, per cui ha costruito un paio di tour italiani folli, mirabili. “Incontrai il Maestro per la prima volta nel 1980, a Milano, in viale Umbria, alla fermata della 92, dopo averlo visto esibirsi poche settimane prima al Teatro di Porta Romana con L’era del cinghiale bianco. Scambiammo due parole, gli feci i complimenti. L’ho conosciuto, più in profondità, molti anni dopo, mentre lavorava al suo primo film, Perdutoamor. Con lui collaborava un geniale danzatore indiano, che risiedeva a Parigi, amico della mia ex moglie. Ci siamo frequentati per un po’, finché non mi ha chiesto di portarlo in Russia”. Il viaggio accade nell’aprile del 2002, insieme a Battiato c’è Luca Volpatti, insigne scenografo, che ha collaborato con il compositore siciliano in Genesi e Gilgamesh, e firmerà le scenografie di Musikanten e Niente è come sembra. Teti porta Battiato ovunque: dal Console generale – all’epoca Marco Ricci, poi Ambasciatore a Santiago del Cile, attualmente Consigliere diplomatico per il turismo –, al cospetto del grande orientalista Leonard Garcenberg, all’Ermitage “che non lo colpì moltissimo: preferì il Museo di Stato Russo. In particolare, gli fecero molta impressione le opere di Nikolaj Konstantinovič Rerich, quei quadri che raffigurano il paesaggio russo con formidabile potenza, di Michail Nesterov, e il gigantesco quadro di Karl Brjullov, L’ultimo giorno di Pompei”.
Il viaggio durò tre giorni: “ricordo che Battiato andava a dormire molto presto; si svegliava alle cinque, per fare meditazione”. Musicalmente, quelli sono gli anni di Ferro battuto, Fleurs 3, di Dieci stratagemmi. “Era affascinato dalla cultura russa, a lui connaturata. Improvvisamente, mi chiese di insegnargli a leggere il russo: leggeva ovunque, in macchina, in albergo, con una costanza maniacale. Infine, in pochi giorni, imparò a decifrare il cirillico, in maiuscolo. Dopo quel viaggio ci siamo frequentati, per qualche anno”. In particolare, con Sandro Teti, Battiato tentò di costruire due progetti, infine abbandonati. “A Catania, ci siamo incontrati insieme all’Ambasciatore kazako: avevamo pianificato una visita nella casa natale di un grande pensatore sufi, posta al confine tra Kazakistan e Uzbekistan”. Inoltre, hanno cercato di ideare un concerto nel teatro d’opera di Tbilisi: “riuscii a contattare il massimo esperto di Gurdjieff in Georgia, ma poi il progetto abortì…”. L’ultimo incontro… “Qualche anno fa. Gli avevo annunciato i miei prossimi lavori editoriali, tra cui la pubblicazione di uno studio sul Cosmismo, la corrente filosofica russa. Ne era affascinato. La vita, come capita, ci ha separati: il libro lo sto preparando ora… e con grande dolore apprendo della morte di Battiato. Sono felice di essere riuscito a portarlo sulla Prospettiva Nevskij, a cui ha dedicato la sua straordinaria canzone”. Il carisma, come sempre, è scovare l’alba tra le brume, all’imbrunire, cioè modulare il caos nel nitore.
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Prospettiva Nevski
Un vento a trenta gradi sotto zero
Incontrastato sulle piazze vuote contro i campanili
A tratti come raffiche di mitra
Disintegrava i cumuli di neve.
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi
E vecchie coi rosari…
E intorno i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi
E vecchie coi rosari…
Seduti sui gradini di una chiesa
Aspettavamo che finisse messa e uscissero le donne
Poi guardavamo con le facce assenti
La grazia innaturale di Nijinsky
E poi di lui s’innamorò perdutamente il suo impresario
E dei balletti russi
E poi di lui s’innamorò perdutamente il suo impresario
E dei balletti russi.
L’inverno con la mia generazione
Le donne curve sui telai vicino alle finestre
Un giorno sulla prospettiva Nevski
Per caso vi incontrai Igor Stravinsky.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte e un film
Di Eisenstein sulla rivoluzione.
E gli orinali messi sotto i letti per la notte e un film
Di Eisenstein sulla rivoluzione.
E studiavamo chiusi in una stanza
La luce fioca di candele e lampade a petrolio
E quando si trattava di parlare
Aspettavamo sempre con piacere…
E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba
Dentro l’imbrunire…
E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba
Dentro l’imbrunire…
Franco Battiato, Giusto Pio; 1980