
Il Grande Fratello ci fa l’occhiolino. George Orwell poeta
Poesia
Marco Settimini
Qualche settimana fa il Corriere della Sera riferiva delle paturnie francesi riguardanti l’opportunità di commemorare il bicentenario della morte di Napoleone, razzista, bellicista, schiavista, nonché, ça va sans dire, – ci mancherebbe di negargli un titolo che come numerosi altri, d’onore o disonore che sia, non si nega a nessuno, – misogino.
Ieri, com’è stato ricordato su queste pagine digitali con un testo di Bonnefoy, era la volta dei duecento anni dalla nascita, in quel di Parigi, meno di un mese prima della morte di colui che fu grande, poi esule e infine “spoglia immemore, orba di tanto spiro”, del maggiore poeta della modernità, il “Sommo”, Baudelaire. Un autore… misogino.
Il calendario dei santi (laici) poeti che hanno segnato, vergato, la storia della letteratura, tra gli italici quotidiani, lo ha sfogliato tra i pochi il Sole 24ore, e ne ha scritto Stefano Biolchini. Firmando un ritrattino che in epoca di Wikipedia è pure peggio di un silenzio. A maggior ragione in un anno di sdilinquimenti nazionali per Dante Alighieri.
(Dante – l’italiano (?) che attraverso l’Italia (?) visse notoriamente in prolungato esilio, e che fu a Parigi, nella Francia che omaggia col provenzale di Arnaut, dal quale attinse, e pure in questo caso manco a dirlo: antisemita, islamofobo, razzista, omofobo, e, tra le figure della mitologia antica e Francesca, Pia, Piccarda, Beatrice, – misogino.)
Molto meglio, e non c’è decisamente di che sorprendersi, sul Giornale con tre giorni d’anticipo, un pezzo a firma di Andrea Caterini. Per ricordare un autore che al poeta dello spleen, nonché critico d’arte e traduttore di Poe, ha dedicato una vita, Giuseppe Montesano. In questo silenzio quasi totale verrebbe quindi da porsi qualche domanda…
Dico soltanto “verrebbe”, e di domande non ho nessuna voglia di pormene… O per meglio dire di renderle pubbliche stile vox clamanti in deserto (Is 40). Tenendole preziosamente per me, già disponendo d’altronde di una risposta. Che è mia, legata alle esperienze di vita, a itinerari geografici e non soltanto. E che è poi quella di Baudelaire…
Sicché per omaggiarlo mi limito a donare, alle eventuali orecchie in transito attraverso il detto deserto, una versione d’Invitation au voyage, alcuni dei suoi più celebri versi, che, come uno scrigno dal contenuto che si auspica inesauribile quanto la poesia stessa, contengono gli altrettanto famosi cinque sostantivi di cui nutrirsi, mappa del tesoro.
(Ciò, sperando di non esser stato traditore come gli occhi della sua amata e vezzeggiata enfant, e sœur, nel tradurli, questi versi, – insomma di non esser stato misbaudelairiano. Questo a ben vedere sarebbe sì poco onorevole… Quanto al tesoro… Esso è l’Altrove… E pure rispetto a dove, e cosa, preferisco tacere… Tornate a Dante e capirete.)
Marco Settimini
L’invito al viaggio
Ah, sorella mia, piccolina mia,
Pensa alla dolcezza d’andare via,
Là, lontano, a viver fianco a fianco!
Amore a gioire,
Amare e morire.
Nel paese che ti somiglia tanto!
I soli bagnati
Dei cieli offuscati
Per il mio spirito son seducenti,
Tanto misteriosi
Quanto gli occhi traditori
Tuoi tra le lacrime, così splendenti.
Tutto è ordine, e bellezza, là;
E lusso; e calma; e voluttà.
Mobili lustrati
Dagli anni passati
Decorerebbero la nostra stanza;
I più rari fiori
Mescolando i loro odori
Ai vaghi sentori d’ambra,
I soffitti ricchi,
I profondi specchi,
Tutto quel soave splendore orientale,
Segretamente, all’anima
Parlare sempre ben sa
In quella sua dolce lingua natale.
Tutto è ordine, e bellezza, là;
E lusso; e calma; e voluttà.
Vedi nei canali
Dormire le navi
Il cui umore è vagabondo;
È per soddisfare
Ogni tuo bramare:
Laggiù vi si recan da in capo al mondo.
— I soli calanti
Rivestono i campi,
I canali e la città tutta intera
D’oro e di giacinto;
Tutti quanti si addormentano
Nella càlida luce della sera.
Tutto è ordine, e bellezza, là;
E lusso; e calma; e voluttà.