26 Aprile 2019

Anthony Burgess riscrive l’Inferno di Dante: l’uomo è reso insignificante dalle macchine e annientato dallo Stato. In UK urlano al miracolo: scoperto il sequel di “Arancia meccanica”. In realtà, lo sappiamo da sette anni

Una fusione tra la Commedia di Dante e Arancia meccanica. Anthony Burgess voleva fare questo.

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La notizia: con particolare tempismo – da poco passati i 25 anni dalla morte di Burgess, quest’anno sono i 20 dalla morte di Stanley Kubrick – Andrew Biswell, accademico a Manchester e direttore della International Anthony Burgess Foundation, comunica alla stampa tutta che è stato trovato il sequel di Arancia meccanica. Il testo, manoscritto, redatto tra il 1972 e il 1973, dopo la bagarre che ha scandito la proiezione del film, è costruito seguendo lo schema dell’Inferno di Dante. I titoli di alcune sezioni recano la dicitura “Infernal Man” – l’uomo intrappolato dallo strapotere della macchina e dell’industria tracotante – e “Purgatorial Man” – la via d’uscita all’inferno concentrazionar-industrialoide. Tema di fondo: indagare “l’inferno a orologeria” della vita odierna, dove gli umani “non crescono più naturalmente, secondo le regole organiche, ma sono meri ingranaggi della macchina” e l’uomo “cerca una via di fuga dalla condizione insignificante in cui è gettato”. Il manoscritto, che conta 200 pagine e chiaramente – parola di Biswell – “offre nuove vie di ricerca per approfondire i legami e le contraddizioni tra il romanzo e il film di Kubrick”, probabilmente diventerà pubblico.

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Il testo, come altri progetti di Burgess, fu poi abbandonato. “Si era reso conto che il libro aveva una struttura saggistica, ma Burgess era un romanziere, non un filosofo”. Parte dei materiali filosofici, piuttosto, furono utili per scrivere The Clockwork Testament, romanzo pubblicato nel 1974, che trasfigura la traduzione cinematografica di Arancia meccanica. In questo caso, Mr. Enderby, alter ego di Burgess, protagonista di un ciclo di quattro libri – il primo, Inside Mr. Enderby, pubblicato nel 1963 con lo pseudonimo di Joseph Kell – lavora per adattare al cinema un poema di Gerard Manley Hopkins (The Wreck of Deutschland): come da copione, il regista farà di testa sua, tradendo gli intenti dell’autore, e provocando scalpore.

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Il testo ritrovato di Burgess – che non è certo un sequel di Arancia meccanica – s’intitola The Clockwork Condition e fu lasciato dal divo Anthony nella biblioteca di Bracciano, dove abitava dal 1970 insieme a moglie, Liana, e figlio, Paolo Andrea, poco fuori Roma. Lì Burgess aveva una biblioteca piuttosto fornita – lo testimonia un dattiloscritto di 55 pagine in cui sono catalogati i libri per categorie che vanno da linguistica a sessuologia, da humour a fantascienza – ora, in parte, proprietà della fondazione che ha il suo nome. Per ribadire che Burgess è un tot italiano e faremmo bene, editorialmente, a papparci la sua opera.

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In realtà. Il 28 maggio 2012 il New Yorker se ne esce con un saggio che s’intitola The Clockwork Condition, ha una didascalia chiarissima – “Il commento dell’autore, nel 1973, del suo libro più celebre” – e ricalca parte del fatidico manoscritto perduto & ritrovato (in Albione, probabilmente, mangiare due volte la stessa trippa fa lo stesso clamoroso effetto). Ecco un brandello sulla necessità umana a obbedire, a conformarsi, per avere conferma di sé.

“Uno degli slogan del superstato ideato da George Orwell in 1984 è ‘Libertà è schiavitù’. Ciò può essere inteso nel senso che per molte persone scegliere è un onere, intollerabile. Decidere per se stessi significa essere schiavi della propria volontà. Ricordo quando, a 22 anni, mi sono arruolato nell’esercito britannico. All’inizio, la disciplina e la pur minima riduzione della mia libertà (mangiare ciò che si desidera, andare in bagno quando si vuole) mi irritavano. Eppure, ben presto mi abituai a questa riduzione della libertà, a quel movimento a orologeria. Obbedire agli ordini, non fare domande, non porre dubbi: quattro anni di rigorosa vita militare erano in fondo una deliziosa vacanza dal bisogno di scegliere. Riesco a simpatizzare con chi è infelice per il fatto di dover scegliere dove mangiare, per chi votare, cosa indossare. Più facile è rispondere a un diktat: fuma Hale ha meno catrame di altre sigarette, leggi questo romanzo, è da 75 settimane in classifica, non vedere quel film… Perfino chi è ribelle e anticonformista, trova un suo modo di essere conforme: capelli lunghi, barba, pantaloni di cotone, perline e amuleti, canzoni di protesta su chitarra. Un uomo deve conformarsi a un modello di lavoro per nutrire se stesso e la sua famiglia; un uomo può trovare piacere, può pensare naturale e conveniente conformarsi ai gusti sociali. Ma quando questi modelli di conformità sono dettati dallo Stato, allora si ha diritto a essere spaventati. Non abbiamo alcun obbligo di amare Beethoven o di odiare la Coca Cola, ma abbiamo il dovere di diffidare dello Stato”.

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Irritante, poliedrico, poligrafo, antipatico: quanto è necessario, oggi, Burgess. Anche l’ennesimo manoscritto ritrovato (o meglio, rispolverato) è un toccasana. (d.b.)

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