17 Settembre 2019

“Il potere è usato solo per scopi distruttivi e il lavoro non qualificato sarà rimpiazzato dalle macchine”: il “progresso” secondo H. G. Wells

Nel 1943 uno scrittore attempato e bolso di 77 anni spiega alla BBC cosa è successo grazie al progresso tecnologico: “Prima cosa, c’è quella che chiamo abolizione della distanza. Tutto è diventato simultaneo sulla faccia della terra. Seconda cosa, si è accresciuto enormemente il potere a disposizione e questo potere viene impiegato al presente solo a scopi distruttivi. Terza cosa, il lavoro non qualificato di schiavi e addetti consimili può essere rimpiazzato (e viene rimpiazzato) da meccanismi a conduzione energetica. Ora, per questi tre semplici motivi che ho enunciato, non vi è altra scelta se non un controllo del potere e della produzione su scala mondiale. Di passaggio, vorrei notare che tutti i cumuli di odi e aggressioni che cominciarono mille generazioni prima di noi, nello stesso istante che si decise di far la guerra per la prima volta, tutti questi cumuli sono ora buttati a coprire l’intero pianeta”. L’uomo era Herbert George Wells e per sua disgrazia fece a tempo a veder la fine della Guerra e il passaggio di consegne dal suo impero inglese, ormai alla frutta, agli arricchiti nordamericani.

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L’intervento radiofonico di Wells è importante per due motivi: primo, perché è la voce credibile di uno scrittore che si espone in nome di una ragione cristallina e borgesiana ante litteram. In seconda battuta, è un intervento del 15 gennaio 1943. Serviva un certo coraggio per essere così sinceri sulla ‘relatività’ del progresso quando non si era ancora a bocce ferme e l’ingresso degli Alleati in Sicilia era ancora un’ipotesi per l’estate.

Ma al solito, gli scrittori sono pazzerelli. Altro gioiello di Wells tratto dagli interventi BBC: “Le tanto osannate conversazioni via etere e tutti i dibattiti che i mezzi tecnologici ci consentono di avere oggi, l’abbiamo scoperto, sono semplice roba da rivista chiacchierata; la cultura veicolata dalla tecnologia potete studiarla con più efficacia sulle riviste, dove trovate grafici e immagini stampate su carta. E il libro è l’unico veicolo adeguato per il pensiero moderno e per un suo accordo intorno alla conoscenza esatta” (1927). Detto da uno che non scriveva romanzi esistenziali, è notevolissimo.

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Altri stralci su BBC del grande Wells li leggete qui perché non sembra siano stati ancora raccolti per bene dall’editoria anglosassone. Chi lo sa, forse sono invecchiati. O forse no?

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In effetti la storia inglese pullula di eccentrici che sotto l’etichetta ‘scrittore prezzolato e di successo’ celano ben altro. E ancora attirano attenzione. Recentemente un professore di Belfast che insegna storia della scienza ha raccontato su un sito attrezzato cosa voleva dire lo sfogo di Wells contro il progresso. Ben inteso, lo sfogo avvenne dopo il disastro ‘tecnologico’ della Grande guerra. Traduco un saggio dell’articolo: “Fin dal libro del 1920, Una mappa per la storia, Wells aveva piani ben precisi riguardo la forma che avrebbe assunto, al suo meglio, la società del futuro. In seguito, nel romanzo futuristico del 1933 La forma delle cose che saranno, Wells promosse un nuovo ordine razionale, quello dello Stato mondiale, il quale avrebbe beneficiato dei frutti del progresso tecnologico – equamente distribuiti. Però Wells non era democratico e pronosticava una classe, una élite, che avrebbe tenuto le redini delle attività statali: i samurai della scienza. Nel romanzo costoro sono degli aviatori e per la trasposizione cinematografica del film diretto da Alexander Korda (Things to come) Wells aggiunse una scena in cui si vede la folla inferocita la quale tenta di distruggere il megafucile che dovrebbe proiettare i giovani samurai nello spazio. Il film si chiude col samurai che indica la volta celeste e ci lascia una scelta: Tutto l’universo – o nulla? Cosa avremo? E dopo la dissolvenza compare sullo schermo la scritta E dove sarà l’umanità? a caratteri cubitali”.

Chi poteva immaginare che Wells fosse una via di mezzo fra il principe Andrej che cade sui campi russi e Keanu Reeves sotto la pioggia ai primi del Duemila in una folla di cloni?

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Gli inglesi sono così, bizzarri, un tantino svitati e perennemente fuori dal mondo. A fine maggio era all’asta una lettera privata di Wells a tale Dunne che i più fissati con Borges riconosceranno come l’autore di Un esperimento col tempo. La lettera è una baggianata, ma è interessante perché è del 1904 e mostra già l’idea di Wells dell’uomo inferocito che brandisce un megafucile: lo stesso che trent’anni dopo verrà adoperato nel finale del film, se volete.

Nella letterina, Wells scrive a Dunne di averne apprezzato il modello di aereo con seggiolino per singolo passeggero: “Mio caro Dunne, molto lieto delle tue novità e molto onorato per le istruzioni che mi hai spedito riguardo il megafucile da elefante. Mi metterò di nuovo al lavoro sull’artiglieria del prossimo libro. Buona fortuna coi tuoi esperimenti”.

Si può usare la parola genio o è inflazionata? Al di là dello spunto, rimane il fatto che Wells era una testa pensante e non aveva sempre bisogno di riattaccarsi a Verne per dire la sua sul futuro.

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Sarebbe divertente raccontare per filo e per segno come gli anglosassoni divulgano la loro letteratura sui giornali, ma finirebbe per essere noiossimo perché amano ripetere i loro detti comuni a base di buon senso. E invece, scava scava, trovi i disegni di Wells, le sue idee mai del tutto prone al progresso e poi… un’intera sequela di scrittori britannici davvero svitati e fissati contro il progresso. Ne riparleremo.

Andrea Bianchi

Gruppo MAGOG