04 Maggio 2023

“Cammino da sola, ai bordi di tutto, arrabbiata”. Le poesie di Ursula Le Guin

Secondo Harold Bloom, “Ursula Le Guin, ancor più che Tolkien, ha innalzato il fantasy al rango della grande letteratura”. Lasciando da parte le classifiche e i confronti – corrivi –, il genio ‘fantastico’ di Ursula Le Guin è ben noto anche alle nostre sponde editoriali: il ciclo di Earthsea – da noi: “La saga di Terramare” – è forse il suo lavoro più noto. Un paio di anni fa Mondadori ha ritradotto La mano sinistra del buio (in origine: 1969), il romanzo prediletto da Bloom, sommo, strabiliante, divertito, anticonformista canonizzatore con una carriera fallita da scrittore di fantasy sapienziali – The Flight to Lucifer. A Gnostic Fantasy esce, ornato di una fitta fiera di recensioni negative, nel 1979. 

Ad ogni modo, la fama di Ursula K. Le Guin, nata a Berkeley nel 1929 – la K. sta per Kroaber, il cognome del padre, insigne antropologo – e morta nel 2018, è, in Italia, nettamente inferiore rispetto all’importanza che la sua opera ricopre negli Usa. La Library of America, per dire, che ha già canonizzato la Le Guin con una serie di volumi, ne sta riscoprendo l’opera poetica. I Collected Poems di Ursula Le Guin – freschi di stampa: al numero 368 della più autorevole e identitaria collana editoriale degli Usa – sono curati dal fatidico Harold Bloom: l’introduzione, ci avvisa l’editore, “è stata scritta nel 2019, poco prima della sua morte, a sigillo di profonda stima”.

Per lo più annichilita dal sorprendente successo dei romanzi, l’opera poetica della Le Guin ha un’importanza decisiva e punteggia la sua ricerca artistica: la prima raccolta di poesie, Wild Angels, esce nel 1975, l’ultima, So Far So Good nel 2018. In sostanza, ULK pubblica dodici libri in versi nell’arco di oltre quarant’anni.

“Per diversi anni mi sono chiesto perché la poesia di Ursula Le Guin sia stata piuttosto trascurata. I suoi testi e le sue riflessioni sono autenticamente americane. A volte, si avverte un accenno di William Butler Yeats, altre volte un tratto di Robinson Jeffers. Tuttavia, la sua voce è del tutto inimitabile, individuale, propria”.

Harold Bloom

Le stesse inquietudini che rintracciamo nei romanzi e una più candida intensità rivelano le poesie di ULK, piene di materia stellare e di civette, gli uccelli della sapienza nottambula. Sperare che vengano tradotte in Italia richiede una fede negli angeli a dieci facce: facciamo prima a fare noi.

***

Equinozio ’75

Stufa di uomini e donne
non per questo elogio
con patetico romanticismo
la saggezza delle bestie
(a differenza nostra: sono
saggie senza bisogno di lodi).
Ammiro le stelle ma non
disprezzo i dotti Astronomi
che dopo tutto le fissano
molto più spesso di me.

Nella malattia canto, ancora, ostinata,
le mie passioni intellettuali.

Non me la prenderò con Jeffers:
rivolgiti alle pietre che sono qui
prima di noi e ci resisteranno.
Una pietra è insensata se non la guardi.

È di pietra il paesaggio
che mi abita in questi giorni: montagne,
stelle, cieli spaccati.
Neanche un albero. Spiagge
vuote al crepuscolo.

Una stella
è pietra in fiamme.
La mente, l’occhio
sono polvere di pietra, stella sbriciolata
e luce che riempie i vuoti
pura luce.

Il grigio greto su cui cammino:
è forse il principio
o il margine dell’ultima parola?

Non so nulla. Cammino
da sola, ai bordi di tutto,
arrabbiata, impaurita, di tutto incerta
con gli occhi aperti in un ruggito.

1977

Ursula K. Le Guin (1929-2018)

**

Alla pioggia

Madre pioggia, molteplice, smisurata,
cade sui campi, sulle foreste e sulle forre,
sul tetto di casa e sui bassi nidi, sulle torri,
acque squillanti che tutto lavano, più vaste
delle città, più tenere della sorellanza, ampie
più delle campagne, calme, piene di memoria:
torna a noi, pioggia, insegna alle nostre anime
afflitte, nella tua incessante caduta, a cadere,
a essere tuoi seguaci, fino alla radice, l’arte
di affondare e di guarire, di addolcire il mare.

**

Foglie

Gli anni corredano l’identità
di strane cose. Cosa significa
dire che sono la bimba in quella
fotografia, scattata nel 1935
a Kishamish? Tanto vale dire
che sono l’ombra di una foglia
dell’albero di acacia abbattuto
settant’anni fa che ancora si muove
sulle pagine lette da quella bambina.
Tanto vale dire che sono le parole
che ha letto o che ha scritto lungo
gli anni, sfarfallio di ombre umorali
e di luce solare, mentre il vento
si leva rapinoso dalle foglie.

**

Sei quartine

Autunno

oro d’ambra
rosso di brace
bruna ombra
tutto è settembre

*

Presso il McCoy

Scintilla il greto
non volano le rondini.
Le foglie del salice
dondolano gialle e sottili.

*

Ottobre

Alle quattro di mattino il vento dell’Ovest
si muove tra le foglie del faggio
con un lungo ungulato e uno sciabordio di acque:
prima onda della marea scura in arrivo.

*

Solstizio

Nella notte più lunga dell’anno
nei boschi che costeggiano il colle
il piccolo gufo sillaba il suo canto
perché la notte sia ancora più lunga.

*

Venti di maggio

dolci, isterici
vesti frondose
che frusciano: ogni
momento un moto

*

Un saluto

Il corniolo si rannicchia alla foce
del tuono, i lillà ardono come la luce
contro il cielo nero: la grandine
imbianca l’erba con i suoi petali.

Ursula Le Guin

Gruppo MAGOG