Seamus Heaney diceva di ruotare la penna come una vanga; Sylvia Plath ha zappato, fin da ragazza, se stessa. Si è scavata fino alla lacerazione. Così, nel diario, neppure diciottenne, sonda la solitudine (Ora so cos’è… parte da un punto indefinito dell’io”), la nostalgia (“Sono sola in camera mia, sospesa fra due mondi”), l’invidia (“Invidio quelle che hanno pensieri più profondi dei miei, che scrivono meglio, che disegnano meglio, che sciano meglio, che amano meglio, che sono più belle di me”), il sesso (“Sentire gli organi sessuali svilupparsi e chiamare a gran voce la carne; rendersi conto di cosa sono scuola, esami – parole sgradevoli come lo stridio del gesso sulla lavagna –, pane e companatico, matrimonio, sesso, compatibilità, guerra, economia, morte e io”). Come se avesse previsto tutta la vita, con infantile ferocia, Sylvia. Dal 2017 è cominciata, nel mondo inglese, la pubblicazione delle “Letters of Sylvia Plath”; il mondo spagnolo s’è allineato quest’anno, pubblicando le “Cartas de Sylvia Plath”. Noi stiamo in attesa. Nel frattempo, traduciamo – per merito di Mercedes Ariza – due lettere della giovinezza. Parla, appunto, una Plath appena ragazza, ragazzina, che ama i colori, s’impegna nella società scolastica, imita Tennyson, legge Faulkner e Knut Hamsun, scrive poesie. C’è chi, fin da subito, ha le fattezze di un miracolo.
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A Margot Loungway Drekmeier
Sabato 11 gennaio 1947
Cara Margot,
non ti disturbare nemmeno a chiedermi come mai ho usato questo tono di inchiostro blu così delicato. Sto bene! Una delle mie debolezze preferite è l’inchiostro di colori e dal momento che ho ricevuto parecchi barattoli di inchiostro, non ti sorprendere se la mia prossima lettera sarà scritta in rosa brillante o su carta verde. (Ho provato il verde sulla carta blu ma sembra che non funzioni!).
La festa a cui sono andata il giorno che te ne sei andata è stata meravigliosa! C’erano quattro (4, dico) ragazzi e due ragazze. Ci siamo seduti vicino a un gradevole fuoco e abbiamo giocato a un sacco di giochi, soprattutto agli indovinelli. Siccome due ragazzi erano al secondo anno del liceo, i giochi erano più difficili ma più divertenti. Come aperitivo abbiamo preso biscotti di avena e ginger ale. Era una festa dove si giocava e basta; niente balli, ed ero molto contenta dato che portavo delle scarpe orrende! L’altra ragazza, invece, portava delle scarpe ancora più disastrate delle mie. Sono tornata a casa a mezzanotte e domenica ho dormito fino a tardi.
Martedì dopo che te ne sei andata ho aiutato a pulire a fondo la casa; dovevo prepararla per l’arrivo dei miei cari amici. Wayne, David e Ruthie sono arrivati alle 11.30. Dopo un pranzo meraviglioso siamo andati a buttarci con le slitte! Che divertimento! Quando siamo tornati a casa abbiamo giocato e abbiamo mangiato delle caramelle di melassa. Dopo cena ci siamo sfidati al gioco del coraggio. Per puro caso a Wayne è toccato il vecchio “Fai una riverenza alla più spiritosa, inginocchiati davanti alla più bella e bacia quella che vuoi veramente!” O mio Dio! È stato davvero bello, le sue avances, lo sai già… I due ragazzi se ne sono andati alle nove e Ruthie è rimasta fino al giorno dopo. Questa mia nuova ossessione per gli inchiostri di colori è colpa, in parte, di Ruthie perché è stata lei a portarmi dei barattoli di verde, rosa e blu pallido che vanno a sommarsi al blu marino, al nero e al rosso che avevo già. Ho bisogno di aggiungere alla mia collezione il marrone, il giallo, l’arancione, il viola e il fucsia!
Questa settimana ci sono le elezioni senior e, come probabilmente già saprai, mi candido come segretaria. Non ho nessuna probabilità di vincere perché mi presento insieme al ragazzo più popolare della scuola. Ma me la sono spassata un mondo a fare campagna elettorale! A scuola hanno appeso quattro mie locandine (che hanno fatto per me), oltre alle 130 spillette che circolano ovunque. Terrò il mio discorso durante l’assemblea insieme a tutti gli altri. (…) Tutta la mia campagna elettorale è basata sulle cause della navigazione indigena, per cui abbiamo deciso di prendere un enorme cesto di vestiti e lo abbiamo ricoperto con una stoffa bianca. Dopo abbiamo fatto una vela con una stoffa bianca triangolare e delle bacchette. Abbiamo scritto in nero e molto grande “Sylvia” sulla vela e “segretaria” nel cesto. Per farti un’idea delle dimensioni del “veliero”, ti dirò che ha un’altezza di un metro e mezzo. Diversi amici lo trascineranno sul palcoscenico, mentre Prissy sarà dentro il cesto a sorreggere la vela. Mi auguro che il veliero non crolli nel bel mezzo del palcoscenico! (…)
La prossima volta che ti scriverò, ti manderò alcuni francobolli di valore che potrai vendere per racimolare un po’ di soldi così da tirarmi fuori dai guai. Forse ti manderò anche una copia del mio ultimo capolavoro di poesie che sarà stato pubblicato nella rivista della scuola e che avrà ricevuto il beneplacito di uno scrittore illustre. Al nostro prossimo incontro o alla tua prossima lettera.
Au revoir,
Sylvia Artemis Platowsky
A Marcia B. Stern
Mercoledì 6 giugno 1951
“Afferra l’olio solare con le sue mani uncinate,/ Vicino al sole si trovano le terre del cortile sul retro,/ E lei, agghindata con un top blu marino, resta in piedi,/ Si trascina il tappetto sgualcito sotto i piedi;/ Non si stanca mai del suo amore per i raggi del sole, finché cade per una insolazione…”.
E adesso dopo aver fatto in modo che Tennyson si giri e si rigiri nella tomba, comincerò salutandoti e con un fu-così-meraviglioso-ricevere-una-tua-lettera.
Ora parlo sul serio: fino a che non ricevo la prima lettera, non ho mai la sensazione di essere di nuovo a casa. E la tua è stata la prima. Ti aggiorno? Allora, dopo che te ne sei andata da Hamp venerdì scorso insieme a tua sorella, ho mandato via diverse e strane protuberanze che mi erano cresciute in gola, ho preso i libri e sono andata un’altra volta al seminario di storia. (…) Ho riscritto la metà di quello che avevo già scritto per l’esame di storia, e nel resto del foglio ho scritto poesie simboliste. Spero… Ho risposto ad alcune delle domande (Ma ho l’inquietante sospetto di non averlo fatto). Comunque, basta coi dettagli sordidi.
Ho passato tutta la mattina a legare i libri in tanti pacchi, a mettere etichette, seduta sulla mia valigia, infilandoci fino all’ultimo asciugamano. Ho passato il pomeriggio a vagare con una indifferenza patetica e frivola nei confronti della vita. (…) E all’improvviso, ho alzato lo sguardo e c’era un tizio piuttosto bello che portava una maglietta bianca e scarpe da ginnastica che stava camminando in punta di piedi dietro di me. “Ciao”, dissi senza pensarci. Perry ci ha accompagnato a casa, mentre Dick ci spiegava le complessità (va con la doppia?) dei gruppi carbossilici e idrossilici; non ho ascoltato con la dovuta attenzione. (…)
Lunedì sono andata in centro, nella zona dei negozi di Wellesley. Come regalo per la maturità a Dick ho comprato un LP della sinfonia in D minore di César Franck. (E che cultura dei prezzi…). Mi sono regalata anche alcuni meravigliosi libri per la mia biblioteca: Germogli della terra di Knut Hamsun; La battaglia di John Steinbeck; Mentre morivo e L’urlo e il furore di Faulkner. Ho comprato anche qualche libro tascabile: Le uve dell’ira, Paura, Fiesta, Santuario, La buona terra. Alcune copertine sono un po’ stridenti ma c’è da dire che Hemingway e Faulkner non sono tra le creature più leziose del mondo letterario. (…)
Questa mattina sono uscita nel cortile, sul retro, non appena si è palesato il più piccolo raggio di sole. Dentro ci sto poco. Più tardi io e Pat O’Neil andremo a scuola a rendere omaggio agli alunni del nostro prof di inglese, il nostro prediletto. Così è la vita. Penso che nella testa non ho ancora accettato di non avere più 17 anni. Mi sento molto vecchia a 18, mi sento tradita. Beh, se continuo a deambulare ancora un altro po’, resterò senza fiato. Raccontami come ti va la vita…