
“Ci piacciono gli irrispettosi. Sia merito ai vinti”. Dialogo con Elisabetta Fadini
Dialoghi
Roberto Franco
Pare che per gli affari politici italiani la cultura debba essere lasciata, tra le cose da fare e costruire senza disfare, al fanalino di coda. Come se in questo Paese, che ha il patrimonio culturale, di siti, di arti in genere con le sue opere talvolta millenarie, più grande e importante del mondo ci si possa permettere di lasciare le cose come stanno, perché tanto abbiamo ben altro a cui pensare. La politica purtroppo non mostra, diciamo da sempre, di essere lungimirante, sia nella conservazione sia nel creare interesse e conoscenza. È come se l’abbondanza di quantità e qualità fosse stato un regalo del cielo e dunque tutto fosse patrimonio, più che di noi italiani, del cielo stesso, in un bizzarro incontro metafisico tra un patrimonio caduto dalle alte vette e che noi non lo possiamo, in quanto creature terrene, tenere in salvo.
È chiaro che le cose stanno in altro modo, e dobbiamo ringraziare certi operatori culturali che a volte, giocando in controtendenza, si battono per la cultura e l’arte facendo a volte il doppio di quello per cui sono stati chiamati a contribuire. Una di questi è Elisabetta Fadini, di Verona, dunque nata cresciuta e vissuta in un ventre d’arte, potremmo dire, che da quasi un decennio porta avanti con successo crescente il festival musicale Rumors, che ha portato nella città artisti straordinari. Sappiamo che la musica dal vivo avvicina il pubblico ad autori spesso di nicchia che altrimenti, nel marasma generale, farebbe fatica a conoscere.
Per dire in breve, la signora Fadini studia con il grande intellettuale Roberto Sanesi all’università e in seguito, dopo alcune formative esperienze nella pittura, si dedica alla sua grande, viscerale passione che è quella per la recitazione. Da alcuni anni si dedica al festival, sua creatura dall’ideazione alla realizzazione, raccogliendo importanti consensi e attestati di stima a livello nazionale e internazionale. L’abbiamo intervistata. (Franz Krauspenhaar)
Elisabetta Fadini. Si potrebbe dire, una vita per l’arte. Ma non solo. Lei ha studiato le connessioni tra le cose dell’arte e non solo con un maestro d’eccezione, ha dipinto per un periodo, ha trovato la sua strada nel teatro e nell’organizzazione e conduzione di eventi musicali. Qual è stata la molla che l’ha spinta a compiere un viaggio così articolato e in progress?
Forse dalla stessa pulsione per la vita. Dell’arte coglievo già da piccola gli stati emotivi, la grandezza spirituale, quella bellezza che a volte non si spiega a parole, ma piuttosto tra connessioni, ritornando alla sua domanda, come diceva Roberto Sanesi, una mirabile eccezionalità di rimandi e di appartenenza. Appartenere ad un branco credo sia la cosa più importante, come diceva Gaber: “l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”.
Come ideatrice e diciamo così deus ex machina di Rumors Festival – Illazioni vocali, Lei si trova da nove anni nella posizione di condurre e portare a termine una delle più importanti rassegne, o festival musicali, del panorama nazionale. Cosa è nel profondo Rumors e cosa le ha dato, nel bene ma anche nel male?
Rumors è un concetto, una difesa dell’arte, una “cosa” che difende le idee. Si doveva fare a Milano, poi parlando con Flavio Tosi abbiamo deciso di portarlo a Verona, puntando all’internazionalità delle proposte. Doveva essere qualcosa che potesse rappresentare la bellezza di Verona, qualcosa all’altezza della storia di Shakespeare, di Dante, che ha scritto a Verona gran parte del Paradiso, della storia della lirica, che l’Arena si porta con sé da sempre, dove la Callas trovò casa professionale e personale.
Ma, prima di tutto, quello che è sempre stato importante per noi stava nella libertà dell’intelletto, una panacea che potesse colmare le ingiustizie che negli anni sono state fatte all’arte, e agli artisti e a tutti quei “santi” intellettuali che hanno dato la loro vita per l’arte e la cultura. Tosi ci ha sempre creduto, e così ha dato modo a molti di vivere in serenità con questo “lavoro”, con un rispetto che prima di tutto è stato protezione umana.
Rumors è un festival che vive d’arte, mai di commercialità, vive per il pubblico, vive per la forza delle idee, vive per l’istruzione e per i valori, ma prima di ogni altra cosa vive per un’onestà intellettuale che oggi pare essere un ideale dimenticato nei primi anni del ‘900, quando ancora la politica colloquiava con gli intellettuali, ne traeva spunto e discussione. Quando si collaborava per tenere una dimensione ideale per una grande istruzione.
L’amore per l’arte tutta, anche se la sua disciplina di riferimento è la recitazione, L’ha portata a confrontarsi non solo con diverse modalità d’espressione ma anche con diversi personaggi preposti all’organizzazione. Ce ne parli.
Il teatro in sé è musica, è melodia, ritmo. Tutti noi parliamo con una sonorità, camminiamo, ci muoviamo cercando una grazia. Non c’è differenza tra una disciplina l’altra, ce l’hanno insegnato Artaud, Céline, Cage, Michaux, Carmelo Bene.
Quali sono gli ospiti a suo parere più interessanti anche dal punto di vista umano della sua rassegna?
Prima di tutti Giovanni Lindo Ferretti, un maestro che ha fatto della sua vita una scelta. La sua indipendenza, la forza delle sue idee, la sua libertà, la sua scrittura, uno degli ultimi due poeti dediti alla musica. L’altro era Franco Battiato, al quale quest’anno dedico l’edizione di Rumors Festival. Mi sembra il minimo. Ci sono artisti che ci insegnano a vivere.
Di cosa ha bisogno una città d’arte come Verona, la sua città, per incidere maggiormente nello sviluppo delle attività artistiche a livello non solo nazionale ma anche internazionale?
Domanda difficile ma che mi è molto chiara nella risposta. Fare giustizia, dare la giusta dimensione alla città di Verona, riconoscerla come la perla che è a livello internazionale, riqualificandola per ciò che si merita. Non dimenticando le realtà locali di cui essere fieri, perché Verona ha una tradizione di teatro amatoriale importantissima e riconosciuta in tutta Italia. E ovviamente ritornare ai fasti antichi dei bei tempi della lirica, fare concerti di cui ci si ricordi nella storia, con quella fierezza di essere una città italiana tra le più belle del mondo. La cultura può dare un grande apporto all’economia locale, non dimentichiamolo. Io voglio il bene della gente, me l’ha insegnato il palcoscenico, gli artisti vogliono il bene della gente, e questo voglio anch’io.
*In copertina: Giovanni Lindo Ferretti; sarà al Festival Rumors di Verona il prossimo 29 giugno