In guerra per Céline: il Grande Reprobo è diventato un “santino”
Politica culturale
Se passate da Vilnius è probabile che vi capiti di imbattervi in un monumento, inaugurato nel 2007, che raffigura un bambino che guarda verso il cielo. In quello sguardo rivolto verso l’alto c’è una grande tensione, come uno spasmodico desiderio di grandezza. Tutte cose che potete ritrovare nei romanzi di Romain Gary, il bambino ritratto in quel monumento. Il suo vero nome era Romain Kacev, ed era nato nel 1914 in Lituania, figlio di una modista ebrea abbandonata dal marito e innamorata della Francia. L’infanzia del piccolo Romain è un’avventurosa fuga, tra mille peripezie, attraverso la Polonia per arrivare fino a Nizza, dove la madre, una donna indomabile e dalle mille risorse, si dedica anima e corpo al figlio, per il quale sogna un avvenire di gloria e successo. Tutte cose che si ritrovano in La promessa dell’alba, che di fatto è l’autobiografia romanzata di Gary (a proposito, gari in russo significa brucia). Uno straordinario ritratto dell’amore di sua madre per lui, che ha segnato in maniera indelebile lo scrittore e soprattutto l’uomo:
«Con l’amore materno, la vita vi fa all’alba una promessa che non mantiene mai. Si è in seguito obbligati a mangiar freddo fino alla fine dei propri giorni… Siete passati molto presto dalla sorgente e avete bevuto. Quando la sete vi riprende, avete un bel gettarvi da tutte le parti, non ci sono più pozzi, non ci sono che miraggi».
In queste parole c’è quel bambino del monumento di Vilnius e l’uomo che è poi diventato. Gary in gran parte esaudirà i sogni della madre. Diventato cittadino francese nel 1935, sarà un intrepido aviatore durante la guerra e un eroe della resistenza, insignito dal generale de Gaulle del titolo di “Compagnon de la Liberation”, onorificenza seconda solo alla Legion d’onore, che gli valse l’ingresso nella diplomazia, uno dei sogni della madre.
Il resto della vita di Gary proseguì come una sfrenata cavalcata nelle praterie del successo. Oltre che ambasciatore, diventò uno scrittore di successo, vincitore per ben due volte del premio Goncourt. A questo proposito, per capire il personaggio, vale la pena raccontare che a un certo punto la critica cominciò a considerarlo uno scrittore sorpassato, e allora lui scrisse in incognito con lo pseudonimo di Émile Ajar un libro meraviglioso: La vita davanti a sé, un’altra storia di amore materno, raccontato attraverso l’innocenza di un bambino e nello stesso tempo uno splendido ritratto della banlieu multietnica parigina; solo in questo modo poté vincere il secondo Goncourt dal momento che il regolamento vietava di ricandidarsi a chi aveva già vinto il premio.
Grande signore, perfettamente a suo agio nel jet-set internazionale, Gary fu anche un formidabile “tombeur de femme”, tanto che, quando gli chiedevano quante donne avesse avuto, rispondeva: «Non ho tenuto la contabilità degli zeri». Tra le sue conquiste femminili una per tutte, la bellissima attrice Jean Seberg. Si sono sposati nel 1962 quando lei aveva 24 anni e lui il doppio e hanno divorziato nel 1970 dopo essersi abbondantemente traditi a vicenda. La loro storia d’amore, e soprattutto la loro fine per molti versi simile, meriterebbe un capitolo a parte.
Insomma, l’impressione è quella di essere in presenza di un vincente, di un uomo che sembra avere fatto tutto, visto ogni cosa e ottenuto quello che voleva dalla vita. Romain Gary però era come quei grandi cristalli che sembrano perfetti e indistruttibili, ma che hanno un punto debole, che, se toccato, manda in frantumi tutto. Viene in mente la coppa d’oro che dà il titolo a uno splendido romanzo di Henry James: in apparenza perfetta ma in realtà con una crepa nascosta che segnerà la sua fine.
Già, perché aldilà della facciata dorata la sete di assoluto del piccolo Romain ritratto nel monumento di Vilnius deve essere rimasta inappagata. Il tarlo dell’angoscia era in agguato, lo aspettava dietro ogni angolo e attendeva solo il momento giusto per colpire e aprire una crepa decisiva nell’animo di Gary. La prova la si può trovare leggendo uno dei suoi ultimi romanzi, Biglietto scaduto, un ritratto dallo humour amaro dedicato al declino della virilità di un uomo. Un libro dove in realtà si ride parecchio, ma sempre con un brivido che corre lungo la schiena.
Il pomeriggio del 3 dicembre 1980 Romain Gary uscì dal suo elegante appartamento nel centro di Parigi per andare a comprare una vestaglia di seta rossa. Rientrò a casa, indossò la vestaglia e si sparò un colpo di pistola in bocca.
Silvano Calzini