Cosa può legare due persone nel «per sempre»? A volte, incredibilmente, ineluttabilmente, una lettera. Per meglio dire: una corrispondenza. Ma non solo amorosa. Totale. Per meglio dire ancora: parole scritte (come impresse nel fuoco) su fogli di carta. E, necessariamente, l’amore e i tradimenti tra Victoria Ocampo e il giovanissimo scrittore Roger Caillois, furono ‒ e tutt’ora sono ‒ uno dei motori che spingono verso l’immenso la storia della letteratura universale.
Com’è andata?
Nel 1939 l’editrice argentina Victoria Ocampo incontra a Parigi Roger Caillois. Lei è l’erede di una delle più grandi e ricche famiglie del Sudamerica, memorialista, critica e traduttrice, ha inventato la rivista «Sur» e l’omonima casa editrice dove si può dire sia nata la grande stagione degli scrittori argentini ‒ Borges, Cortázar, Bioy Casares, per intenderci. Lui è uno scrittore e un saggista, promettente, agli inizi della carriera, amico di Georges Bataille e di Michel Leiris con cui conduce studi e impegni culturali tra la critica e la sociologia.
Victoria ha quarantotto anni, è colta, bellissima e volitiva, maestosa, ha tutto quello che è bello possedere, conosce tutti quelli che vale la pena. Roger ne ha ventisei, è ambizioso, di origini modeste, vulcanico, affascinante: e Victoria diventa il suo Pigmalione.
«Sappia che la bella Victoria ha rapito Roger Caillois. Eccoli tutti e due partiti per l’Argentina», scrive maliziosamente Sartre a Simone de Beauvoir.
Tra i due è scoccata la scintilla di un’intesa elettrica, tenace, drammatica e travolgente che investe tutti i campi della vita: l’amore, l’amicizia, i gusti letterari, le conoscenze, i piaceri quotidiani. Durerà, insostituibile per entrambi nonostante le scosse micidiali e i tradimenti, fino alla morte, avvenuta a pochi mesi l’una dall’altro. E il loro carteggio (1939-1978) ne è la testimonianza. Parla di loro nella lunga stagione intellettuale del Novecento tra l’Europa e il Sudamerica, con tutti i protagonisti della scena, movimentato appassionato e commovente, come un romanzo. Il romanzo che non scrissero, perché la vita ve li imprigionò dentro:
26 ottobre 1945
Cara Victoria,
(…) Sono deciso a fare un grande numero antologico della Letteratura francese dopo la Liberazione. Annuncialo come un avvenimento in «Sur» con una pagina di pubblicità. Sarà il numero 17-18 di «Lettres Francaise». Nel sommario:
Albert Camus, Lettres à un ami allemand.
Julien Benda, Exercice d’un enterré vif.
Patrice de la Tour du Pin, Le jeu du seul.
Jean-Paul Sartre, Un collège spirituel.
Georges Blin, D’un certain consentement.
Edith Boissonnas, Poèmes.
Henri Michaux, Ici, Poddema.
Paul Valéry, Lettres sur Mallarmé.
Jules Roy, Carnet de vol.
ecc. ecc.
(…)
Gallimard mi ha proposto di entrare nel comitato di lettura della casa. Ho accettato come puoi immaginare. Per il resto, scrivo un po’ dappertutto. Ho fretta che tu legga il mio Valéry.
(…)
Per te, spero di avere i tuoi libri tramite Yvette.
Esorta Ibarra a tradurre e a mandarmi dei racconti di Borges.
*
Cosa spinge due persone ad amarsi fino all’inverosimile? La letteratura, quella scintilla chiamata da tutti poesia ‒ che folgora, e ci fa sentire incredibilmente (seppur per un attimo) meno soli.
Giorgio Anelli