Tragedia, erotismo, amore e morte imbevute di grande cinema e rinomata letteratura, è questa la cifra stilistica degli Spiritual Front, dark wave band romana (con testi in inglese) celebre in Europa, presente tra di noi da oltre vent’anni. Ho scambiato due chiacchiere con il fondatore e leader Simone Salvatori.
Spiritual Front è un progetto attivo ormai da oltre vent’anni. Ascoltandolo da tempo ho sempre trovato nei vostri pezzi quasi delle hit radiofoniche, tanto sono ben costruite. Strofa e ritornello si concatenano regalando orecchiabilità con un approccio filosofico non secondario. Quanto per te è importante scrivere canzoni orecchiabili e quanto è importante dialogare con il pubblico?
La sigla Spiritual Front esiste da tanto, anche se devo ammettere che non siamo stati certo campioni di prolificità! Credo che la musica debba creare un cuore tra le anime delle persone, un legame che possa prescindere dalle barriere linguistiche e culturali. Se la musica è fatta con il cuore può di certo superare quegli scogli, ecco perché troverai fans sfegatati di questo o quel cantante di cui magari non comprendono nemmeno una parola, e malgrado questo inciampo, sanno emozionarsi e vibrare. Una canzone che funziona deve nascere con dall’istinto prima di tutto, e se quell’istinto è puro allora saprà comunicare altre ogni ostacolo e rimanere nel cuore e nelle orecchie.
Grazie alla vostra canzone “Odete”, ho scoperto i film di João Pedro Rodrigues. L’influenza del cinema e della letteratura è viva tra le trame dei tuoi pezzi. Ci racconti cosa guardi e cosa leggi e soprattutto, cosa ti affascina nel mondo del cinema e della letteratura? Nelle tue cose personalmente ho trovato molte similitudini con i romanzi di Mishima, di Genet.
Sono contento che ti sia piaciuto Rodriguez, che è uno dei miei registi preferiti insieme a Fassbinder: entrambi questi autori hanno saputo raccontare la tragedia dell’amore in maniera unica, intensa, ricca e passionale. Fassibinder soprattutto – e qui mi ricollego anche il citato Genet –, è senza dubbio un autore che ha fortemente influenzato SF, Querelle e Pompe funebri i primi romanzi che mi vengono in mente se pensi ai nostri lavori. Lo stesso vale per Mishima, un altro artista totale che molto ha apportato nel nostro immaginario.
Qualche anno fa ti ho visto dal vivo, in apertura ai Death in June, uno dei miei gruppi preferiti. La lunga marcia di Douglas P. nel raccontare il decadimento occidentale mi strugge da sempre. Com’è andata la tournée? Cosa ne pensi della loro musica (che, a mio modesto parere, in un mondo perfetto sarebbe in cima alle classifiche)?
Abbiamo fatto tantissime date insieme per l’Europa e gli Stati Uniti: Douglas oltre ad essere diventato un caro amico col passare del tempo, è stato per me una fonte d’ispirazione fondamentale, probabilmente non avrai creato SF senza Death in June. Quindi, come vedi, tutto torna.
Viviamo nell’epoca buia degli schermi neri che risucchiano tutta la nostra energia. Il Grande Fratello è giunto concretamente (lo abbiamo visto prima con la futilità del social che dominava le masse poi con i green pass…) in mezzo a noi. Forse è quello che ci meritiamo. Forse no. Soprattutto i giovanissimi sembrano ormai essere risucchiati in quel vortice futile dove i protagonisti più in voga, anche nella musica, sono meri caratteristi del nulla. Qual è il tuo rapporto con queste nuove tecnologie? Ci sarà una via di fuga da questo incubo mediatico oppure i miei sono i deliri di un povero vecchio?
La tecnologia in sé non è il problema, il problema è quando la gestione di questa fantomatica tecnologia (che non vuole dire progresso) viene gestita da gente infima e corrotta. I giovani sono le prime vittime di questa ortopetizzazione delle anime, sono più soggetti alla mutazione, all’adattamento, possono essere più facilmente manipolabili; il sistema punta proprio su di loro, i ‘ vecchi’ sono ormai troppo radicati nelle loro certezze stratificate, i giovani, invece, con il miraggio del tutto e subito e della modernità all you can eat, sono le vittime prescelte per la creazione di un nuovo sistema fatto di qr, di schermi vuoti, di velocità senza sostanza, di cancel culture posticcia, di umilianti lasciapassare elettronici, animati da un ribellismo da quattro soldi di cacio, quello concesso dai loro padroni. È tutto così penoso: vedere ragazzi giovani piegarsi al volere dei loro aguzzini in cambio di un croccantino sintetico.
Il mistero della morte da sempre mi inquieta e affascina. Sergio Quinzio attese tutta la vita l’evento escatologico raccontato nella Bibbia, la resurrezione dei morti. Siamo destinati tutti, per fortuna o purtroppo, a scomparire nel buio. L’ultima domanda aperta è su questo tema.
Lavorando nel campo funebre come tanatoesteta posso certamente considerarmi abbastanza addentrato nella questione. Scomparire nel buio è senza ombra di dubbio, un appuntamento a cui nessuno può sfuggire. Ma imparare ad accettare la fine delle cose è la battaglia più grossa. Non necessariamente la morte fisica. Stare ogni giorno a contatto con morte, disperazione, panico, corpi in sfacelo, mi dà spunti costanti a tal riguardo. Un training gratuito per cercare, quando sarà, di affrontare l’ultimo passaggio, con più serenità.
O rassegnata consapevolezza.
Fabrizio Testa