07 Marzo 2022

“Se scrivi devi avere l’audacia dei folli”. Régis Jauffret, un universo

Le microfinzioni di Régis Jauffret compongono un universo romanzesco in cui ogni istante e voce e vita accadono contemporaneamente. Sulla prima edizione del primo volume di Microfictions, che data del 2007, c’è la parola “roman”, “romanzo”, sebbene non si tratti affatto di un romanzo vero e proprio, non nel senso classico del termine. Microfictions difatti non è una storia bensì tutte le storie del mondo, tutte le vite del mondo, compresa la nostra e forse soprattutto la nostra; e tali storie, tutte in prima persona, non sono collegate fra loro, se non per lo stile e il ritmo. Le trame sono infinite, come gli io che si raccontano. “Io è tutti e chiunque” avverte Jauffret in quarta di copertina.

Il primo volume di Microfictions, dicevamo, è uscito per Gallimard nel 2007, il secondo nel 2018, mentre il terzo volume uscirà quest’anno, questo mese, nel marzo del 2022, sempre per l’editore Gallimard. Si tratta di un’opera unitaria, vastissima ed equilibrata, di oltre tremila pagine, seppure divisa in più volumi, un’infinità di io che si succedono alfabeticamente e che succedendosi creano un momento sospeso e universale, un presente multiplo che si protrae durante la scrittura e la lettura. Tutte le voci parlano simultaneamente. Tutte le vite avvengono in contemporanea. Lo stile di Jauffret è rapido e spietato, tagliente, a tratti dolcissimo o crudele o spaventoso o folle o disperato. La sua è un’umanità alla deriva dei sentimenti, nella passione o nell’odio o nell’amore o nell’indifferenza o nella cattiveria e insomma in tutto lo scibile del mistero umano – che deve raccontarsi, essere raccontato. L’uomo prende la parola e il tempo si arresta. Posseduto dalle voci, oltre che dal proprio inconfondibile stile, Régis Jauffret ascolta e scrive.

In Italia le Microfictions sono state tradotte dalle Edizioni Clichy, che hanno invertito l’ordine dei volumi; le prime Microfinzioni sono le seconde Microfictions edite in Francia, le seconde Microfinzioni italiane sono quindi le prime Microfictions francesi, del 2007. La cura dei due libri è ottima. Régis Jauffret è uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei ed è una buona cosa che sia tradotto in italiano. Presto usciranno anche i brevi racconti di Les jeux de plage, I giochi di spiaggia, pubblicati originariamente nel 2002, che sono in qualche modo gli antenati delle microfinzioni; ma la nota introduttiva al libro, un’ode di Jauffret alla scrittura (Jauffret è uno scrittore che ama scrivere), può anche essere accostata alla sua ultima raccolta di racconti, Bravo, del 2015, inedita in Italia. “Con l’entusiasmo dei disperati” scrive Jauffret, “continuerò a scrivere finché mi rimarranno delle parole”. Bravo è dedicato ai vecchi, a chi ha resistito e sofferto e talora tutto perso ma che non si è arreso, che ha continuato a vivere e dunque – come nel caso di Jauffret – a scrivere, a raccontare e a raccontarsi.

Le Microfinzioni sono una grande opera di scrittura e di amore, malgrado la disperazione e il disincanto e la crudeltà che la permea. “Se scrivi, ti conviene essere un eroe o avere l’audacia dei folli” dice una delle voci. “Meditare sulla scrittura prima di scrivere è un modo per non scrivere. Ai meditatori, la scrittura spara dodici pallottole nella schiena. La letteratura non è una forma particolare di filosofia, non è una riflessione preliminare a se stessa. La definizione della letteratura è una tautologia. Essa comincia a esistere solo nel momento in cui esiste. Il romanzo è una guerra condotta da generali che non hanno tattica né strategia. Il romanzo è barbaro”. E altrove, in una voce successiva, stavolta non sull’arte della scrittura romanzesca ma sull’amore: “Avrei voluto che restassimo insieme per sempre, mia troia adorata. Avrei amato ogni tua ruga, come si amano le fossette di una fidanzatina. Ti avrei amato malandata, ti avrei amato vecchia. Avrei inventato un paradiso per aspettarti, per ritrovarti un giorno, e amarti finalmente senza limiti temporali”. Senza limiti temporali in originale è à l’exterieur du temps, cioè “fuori dal tempo”, come sono in fin dei conti fuori dal tempo, da ogni tempo umano, tutte le microfinzioni di Jauffret, una serie interminabili di voci che raccontandosi fermano il tempo e lo annullano e lo ricreano poeticamente nella fissità della parola. Per Jauffret la scrittura è il mondo. Per i suoi innumerevoli personaggi il mondo, e quindi loro stessi, non esisterebbe senza la parola scritta.

Régis Jauffret è anche un ottimo romanziere, posto che le Microfinzioni non siano già di per sé un vastissimo (e impossibile) romanzo contemporaneo, come dicono le edizioni Gallimard in copertina. Univers, univers, Asiles de fous, Autobiographie, L’enfance est un rêve d’enfant sono solo alcuni dei suoi romanzi più riusciti, tutti uniti da uno stile di scrittura a un tempo limpido e claustrofobico, molto sorvegliato e di certo inimitabile; nessuno sa scrivere dialoghi con un ritmo assassino – per il lettore, per lo scrittore – come Régis Jauffret; nessuno ha la forza non soltanto narrativa ma anche estetica e poetica dei suoi molteplici io e persino del suo voi e del suo tu, come in Univers, univers, uno dei suoi libri più belli e compositi, avvicinabile a un altro grande romanzo-mondo del secondo Novecento francese, La vita istruzioni per l’uso di Georges Perec. Per Jauffret la vita è multipla, come i sentimenti e di conseguenza come la scrittura stessa, che alla vita, al moltiplicarsi della vita, si raffronta. Si scrive per distruggere e ricreare il mondo. Si leggono e si raccontano storie perché la nostra esistenza non ci basta, non è sufficiente a raccontarsi e a raccontarci. Ogni essere umano è anche tutti gli altri. Ogni voce umana sono io.

Régis Jauffret continuerà a scrivere per sempre, cioè fino alla morte. La sua scrittura è esatta, spietata, sempre ritmatissima. Non è un caso che uno dei suoi ultimi libri, Le dernier bain de Gustave Flaubert, riguardi per l’appunto Flaubert, il cultore del mot juste. Anche Maupassant è uno dei suoi maestri, come il migliore Simenon; tuttavia Jauffret è un autore moderno che sa confrontarsi con il caos narrativo e linguistico e emozionale del mondo – come, ripetiamo, Georges Perec. Le Microfinzioni sono un contenitore di linguaggi e stili in continua mutazione. Microfinzioni è un libro che ci esplode fra le mani, che ci fa innamorare e ci sgomenta. Il suo affresco narrativo, la sua sterminata umanità che non cessa di raccontarsi – di amare, di soffrire, di lamentarsi, di arrabbiarsi, di disperarsi –, giunge dunque al terzo capitolo, al terzo volume. Dal 2007, quando il primo volume comparve nelle librerie francesi, sono trascorsi quindici anni, eppure le Microfinzioni ci sembrano ancora un’inclassificabile e straordinaria opera proveniente dal futuro.

Edoardo Pisani

 

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