Nel Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, la Caffeina d’Europa, uscito in prima pagina su Le Figaro di Parigi (e su svariati altri giornali) il 20 febbraio 1909, tra i dardi più celebri e fiammeggianti, oltre alla glorificazione della guerra – sola igiene del mondo – alla distruzione di musei e biblioteche, senz’altro in molti ricorderanno “le belle idee per cui si muore” ma, soprattutto, “il disprezzo della donna”. Marinetti torna su questo punto dolente nello scritto Contro l’amore e il parlamentarismo del 1915 ripubblicato da GOG, lo scorso aprile, in volume dal titolo Come si seducono le donne e altri scritti sull’amore con l’introduzione di Andrea Chinappi e la prefazione di Bruno Corra e Emilio Settimelli. Una lettura ideale e divertente, in primis, per ogni donna. “Quest’odio, appunto, contro la tirannia dell’amore, noi esprimemmo con una frase laconica: “il disprezzo della donna”. Noi disprezziamo la donna, concepita come unico ideale, divino serbatoio d’amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico, la donna fragile, ossessionante e fatale, la cui voce, greve di destino, e la cui chioma sognante si prolungano e continuano nei fogliami delle foreste bagnate di chiaro di luna”.
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Il libro sulla seduzione futurista nasce attraverso una ferita di guerra. “È il 1916 e il funambolico Marinetti si trova costretto a letto, in convalescenza, per una ferita da granata. Ed è proprio alla granata austriaca – che gli adornò «faccia, cosce e gambe dei soli tatuaggi degni di un futurista» – che questo libro è dedicato. Perché guerra e seduzione per Marinetti sono speculari. Così dal letto dell’Ospedale Militare di Udine F.T.M. detta forsennatamente agli amici Corra e Settimelli, sigaretta dopo sigaretta, il primo manuale futurista di ars amatoria, un decalogo ilare e acuto, ma non per questo inefficace, delle qualità che deve possedere il seduttore”.
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Effettì contro l’amore, dunque? Non proprio. Marinetti parla delle donne soltanto “dopo averne goduto e sofferto”. E il libro è un agile quanto spassoso compendio, nonché Baedeker di donne dalle diverse nazionalità e credo religioso, “dalle romane alle parigine”. Come le tedesche, le tre amanti tedesche, che lasciano un’impronta indimenticata nel cuore del giovane futurista. “Una amburghese giovane e fresca ma pedante e cretina come un saggio critico di Benedetto Croce. La moglie di un editore di Lipsia, assolutamente insipida”. Ma soprattutto è una berlinese conosciuta in un hotel di Palermo a fare breccia in Marinetti, “giunonica, imperiale”. La tedesca, infatti, indossa una speciale camicia da notte fatta confezionare all’uopo per il futurista antiteutonico, con bandiera germanica e due aquile imperiali destinate a battere le ali nei momenti più riposti di una festa palermitana.
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Le descrizioni femminili che Marinetti regala sono senza tempo e vivissime: “Mi sarei innamorato pazzamente di una giovane attrice ebrea, d’origine algerina, bruna, selvaggia, furba e scivolante, ambiziosissima, calcolatrice, grandi occhi enormi di liquorizia, bella bocca da negra, un’araba insomma frenetizzata da Parigi”. Cosa bisogna avere per sedurre tante donne? “Forti attitudini oratorie. Ingegno novatore. Saper dare uno schiaffo decisivo a tempo e soprattutto coraggio, coraggio, coraggio: ecco l’afrodisiaco supremo della donna!”. Ma le donne hanno le loro fissazioni – come quella del seno, tanto per fornire un esempio tratto dal libro – la gelosia e, spesso e volentieri, un marito da tradire. Prendiamo l’esemplare signora inglese molto bella “e già quasi matura”, appassionata dei versi del poeta Marinetti. Voleva concedersi al futurista in casa, sotto agli occhi (semichiusi) del coniuge John, sul divano. “(…) E tuo marito? – Non preoccuparti, ha la sua bottiglia!… Conoscevo suo marito ma ne ignoravo le meravigliose abitudini di alcolizzato”.
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In conclusione al funambolico pamphet Come si seducono le donne, al capitolo XI, Saluto di un bombardiere alla donna italiana, si ritagliano alcune immaginette donnesche ispirate ai romanzi più in voga in quel momento storico (chissà a quali romanzi si ispirano oggi le donne) da evitare, secondo Effettì, nel decalogo a undici punti (come il Manifesto del Futurismo) dal titolo “PERO’!… Sia tutto come non detto”. Rileggere i punti 9 e 10. “9° Se rimani la donna dei romanzi di Fogazzaro: vile, indecisa, ipocrita, piena di rimorsi, neutrale, conservatrice, reazionario, voglio-non-voglio, sarò-non-sarò-tua, forse-domani-un-poco-fino-al-petto-ma-non-più-giù. 10° Se rimani la donna dei romanzi di D’Annunzio: snob, vana, vuota, superficiale, culturale, annoiata, disillusa, ossessionata da Parigi; la donna che per amare ha bisogno di orchidee Coty Paquin Mallarmé Oscar Wilde Wagner Verlaine Baudelaire passeggiate – archeologiche rovine – illustri sadismo e incesto”.
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Filippo Tommaso Marinetti, femminista ante litteram, snocciola “le belle libertà” che i Futuristi vorrebbero offrire alla donna (oltre un secolo fa): “Diritto di voto. Abolizione della autorizzazione maritale. Divorzio facile. Svalutazione e abolizione graduale del matrimonio. Svalutazione della verginità. Ridicolizzazione sistematica e accanita della gelosia. Libero amore”. La biografia di Filippo Tommaso Marinetti, ironia della sorte?, registra un matrimonio religioso nel 1923: a Villasanza di Monza capitola. Si sposa con Benedetta Cappa, conosciuta nel dicembre 1918, nel salotto romano di Giacomo Balla. Spiega l’incoerenza apparente il biografo di Marinetti Giordano Bruno Guerri: “Quanto a Marinetti, dopo avere teorizzato la distruzione della famiglia, se ne costruì una in cui fu padre e marito esemplare: i rivoluzionari raramente si sentono vincolati, nella vita provata, alle proprie teorie. Ma ci fu coerenza in quella scelta: Benedetta Cappa, la donna che sposò, benché molto femminile non aveva niente da invidiare ai futuristi maschi per intraprendenza, spirito creativo, autonomia, originalità”.
Linda Terziroli