01 Aprile 2022

Riflessioni intorno a Margherita Buy (o dell’innato Bene)

Stupore, la tua presenza è nell’altro!, è nel renderci pronti di fronte al nostro prossimo, concretamente reali, soggetti che generano mondo, vita, talento, aiuto, speranza, certezza.

Voglio parlare di Margherita Buy, è venuto il momento di parlarne, le sue interpretazioni rappresentano il miglior cinema. Quando l’attrice guarda in camera, verso lo spettatore, accade questo: una sorpresa, un ribaltamento, il paradosso della scena, scena della vita che pretende di essere ricreata ogni giorno spalancando gli occhi, tendendo le braccia, aprendo le palme delle mani, su cui scorre una luce mutevole, materna, ma anche furiosa, la stessa che è nello sguardo.

Lo sguardo, appunto, lo sguardo è quello di una donna, uno sguardo rapito da un evento che è fuori di lei e la cattura. Guarda per essere guardata. Inesorabilmente il regista ne fissa l’intensità, il destino, fermandola nell’attimo disteso in cui essa è specchio dell’anima, totalmente specchio. Non c’è inganno, bensì evidenza: qualcosa prende la forma di un evento e ci segna. Viene voglia di scoprire che natura ha quello stupore, per sapere com’è fatto quel sì, quell’abbandono totale, che è immedesimazione, empatia, entrare in comunione affettiva con l’altro, soffrire o patire o gioire per la sua sorte, la sorte di un personaggio che è vivo, ha carne, ha sangue, e siamo noi quella carne, siamo noi quel sangue; occorre renderli veri con la forza della nostra natura, della nostra pietà, se è il caso, ma è sempre il caso. L’esempio più alto è la Pietà Rondanini di Michelangelo: la Madre che assorbe in sé il Figlio, si fonde con Lui, si amalgama al Suo corpo divenuto Spirito, divenendo una cosa sola con Lui, trasfigurazione del Bene, del procedere in Natura con il Bene.

In quanti abbracci abbiamo avvertito questo, in quanti episodi di film, ricordo l’abbraccio finale, bellissimo, commovente, di Suor Caterina a Silvio Orlando, in Fuori dal mondo; seguiamo lo sgomento dell’attrice che rende presente l’amore a noi stessi, lo spettacolo eterno delle stagioni, delle partenze, delle nascite, dei fallimenti, dei ritorni, delle strade, degli addii. Non c’è una di queste cose, una sola, che si ripeta uguale. In questo senso, Margherita Buy, la sua recitazione, il suo metodo, include il tempo, interpreta noi che assistiamo allo scorrere infinito del tempo, ma con grazia, pazienza, insieme grazia e pazienza, dolci, concrete, di un desiderio che non finisce mai, aperto al destino.

Si sospetta (ma è una convinzione) il segreto di un altruismo innato in lei, nascosto per pudore, il Bene che si nasconde alla vista per essere più libero di agire. Il Bene che è fatica, che è braccia al collo per sostenere, per dare, dare il meglio di noi, là dove la Natura è colpita da uno scatto, da una gettata a freddo, simile a uno sfregio di calce che cancella.

Margherita Buy è abitata dal personaggio, vita che continua a essere traccia dell’esistenza di un altro in miriadi di incontri o occasioni di premi, presentazioni, promozioni di film. È, comunque, quella traccia di lei, dell’attrice, che permane e tiene tutto insieme, per dire le difficoltà di convivenza quotidiana in cui siamo immersi: l’essere madre, il valore della famiglia, degli affetti, il frammentarsi degli impegni professionali (successo, immagine, strategie a cui occorre dare seguito). Nonostante il disagio che ne consegue, portano gioia.

Cos’è veramente essere?, è bene saperlo, a costo di conoscere il nostro limite, di affrontare la nostra inadeguatezza, che potrebbero farci precipitare, è possibile scoprire una dimensione più profonda. Mi viene in mente un vecchio film americano degli anni Cinquanta, intitolato Una strega in paradiso, con James Stewart, Kim Novak, e Jack Lemmon, ebbene anche in un film brillante si può dire la verità sulle cose del mondo. La grande commedia teatrale antica lo dimostra! Gil, interpretata da Kim Novak, scopre di essere innamorata quando vede le sue lacrime, quando perde i suoi poteri soprannaturali di maga e diventa umana. Insomma i sentimenti e il personaggio che li vive, ci plasmano (parlo per esperienza diretta di scrittore), consegnandoci alla sofferenza, eppure a guardar bene, si tratta dell’effetto di un dono.

Una volta, durante un programma televisivo, Margherita Buy, pressata da domande sull’amore, risponde alzando le spalle: “Sarà per un’altra vita”. Viene da sorridere alle sue vibranti interviste, incanta sempre il chiaroscuro, visibile nelle modalità espressive dell’attrice, di una ricerca, di una Pace interiore che non trova Pace, come a dire: chissà se questa Pace sarà la vera realtà o ci sarà una Pace più grande, una Pace maggiore, intendendo maggiormente superiore alla Pace raggiunta (oggi a rischio!), e così di seguito, più avanti, sempre in progresso, di Pace in Pace, fino a raggiungere una vera Verità, Verità superabile, in quanto attesa di una ulteriore, aumentata, Verità del sentire, dell’esperienza, del conoscere in pienezza di senso, come nella vita, del resto, ma senza l’orrore del male, senza la fine.

Vincenzo Gambardella

*In copertina: Margherita Buy in un ritratto fotografico di Maddalena Petrosino

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