Anche gli illuministi furono razzisti, oscuri antisemiti. L’epoca dei lumi, piuttosto, fu la notte della ragione che genera mostri.
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L’editoriale pubblicato dal New York Times ha titolo roboante (Confronting Philosophy’s Anti-Semitism) e sottotitolo esplicito: “Dovremmo continuare a insegnare pensatori come Kant, Voltaire e Hume senza menzionare i pregiudizi nocivi che hanno aiutato a legittimare?”. Insomma, non basta tirare freccette e frecciate ad Heidegger, nel vortice antisemita ci sono il paladino della tolleranza, il Lancillotto del dubbio e della libertà dalla schiavitù dogmatica cristiana, il genio della ragione.
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“Comunemente, riteniamo che l’antisemitismo e atteggiamenti ad esso correlati siano il frutto dell’ignoranza, della paura, di opinioni fanatiche o di qualche altra forza irrazionale. Ormai è noto che alcuni dei pensatori che hanno fondato la società moderna abbiano altresì difeso posizioni antisemite. Ad esempio, molti dei grandi filosofi illuministi – inclusi Hume, Voltaire e Kant – hanno sviluppato elaborate teorie per giustificare l’antisemitismo”.
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L’autrice, Laurie Shrage, insegna alla Florida International University, nell’editoriale usa come fonti due libri un po’ datati non pubblicati in Italia. German Indealism and the Jew, di Michael Mack (pubblicato dalla University of Chicago Press nel 2003) e soprattutto The Philosophical Bases of Modern Racism, edito nel 1993, scritto da Richard H. Popkin, altrimenti noto in Italia (la sua Filosofia per tutti è in catalogo il Saggiatore, la sua Storia dello scetticismo è edita da Bruno Mondadori). Hume, afferma il florilegio di studiosi, vede il cristianesimo come un parto dal paganesimo classico, negando la filiazione ebraica; Voltaire predilige il ritorno al mondo antico evitando come la peste “l’orribile immoralità della Bibbia”; d’altronde, “anche Kant pensava che gli ebrei avessero tratti immutabili e propri che li rendevano inferiori ai cristiani”.
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Alla luce dell’editoriale pubblicato dal New York Times – dal titolo brillante – dunque, non dobbiamo più studiare Kant, Voltaire e Hume a meno che non abbiano la didascalia vergata in fronte – una specie di barbara stella di Davide – ‘antisemiti’? D’altra parte, ricordiamoci, va bandito anche Martin Heidegger. Insomma, è vietato pensare, è vietato confrontarsi ma è d’obbligo conformarsi.
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Nessuno degli ‘illuministi’ – a loro modo illuminati – ha scritto un pamphlet antiebraico – giudicare con gli occhi di oggi gli sguardi di ieri fa l’effetto di una granata di cubi di ghiaccio sulla schiena.
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Ricordo che qualche anno fa, nel 2012, “Gherush92. Comitato per i Diritti Umani” aveva proposto di sradicare dal programma di studi la Divina Commedia, colpevole di incitare all’antisemitismo. Cito le fasi finali dell’articolo, che ebbe vasta risonanza sulla stampa patria, dal titolo già di per sé esauriente (Via la Divina Commedia dalle scuole): “Deve essere messo in evidenza il legame culturale e tecnico-operativo con i vari tentativi di esclusione e di sterminio, fino alla Shoah. Certamente la Divina Commedia ha ispirato i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, le leggi razziali e la soluzione finale. Chiediamo, pertanto, al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti”. Dante, poveretto, vissuto 1700 anni fa, avrebbe “ispirato” la costruzione dei campi di sterminio. A questo punto, Nietzsche, Wagner, Hölderlin, Stefan George sono già cotti al rogo dell’idiozia.
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Da questi estremismi – colpire il fondamentalismo con fondamenta più feroci – nacque l’idea di Harold Bloom, nel 1994, del “Canone Occidentale”, cioè la tutela dei grandi, la salvaguardia delle opere somme dalla catastrofe della ‘correttezza’, dai tagliagole dei luoghi comuni, dagli inquisitori delle ovvietà. (d.b.)
*In copertina: David Hume ritratto da Allan Ramsey, 1766