“La tirannia della bellezza”. Leonard Cohen, un racconto
Letterature
Leonard Cohen
Tutto iniziò trent’anni fa. Un professore di Oslo, classe 1952, scrive un libro, L’enigma del solitario, che lo svela e gli dà fama, nel suo paese. S’inventa, in sostanza, il romanzo filosofico, dove l’avventura è una iniziazione all’avvenire, con una scrittura che ricorda quella di Michael Ende. Il successo clamoroso di Jostein Gaarder, tuttavia, accade nel 1991, con la pubblicazione de Il mondo di Sofia, bestseller planetario, tradotto in Italia nel 1994, per Longanesi. L’ultimo romanzo di Gaarder, edito sempre da Longanesi, è stato pubblicato lo scorso anno, s’intitola Semplicemente perfetto; quest’anno Salani ha ristampato il libro per ragazzi C’è nessuno? Xavi Ayén, per “La Vanguardia”, ha intervistato Gaarder a partire dal contagio, dal valore che la filosofia può avere nell’era virale. Da quella intervista abbiamo ricalcato e tradotto alcuni brani.
Dov’è in questo momento?
A casa, nel mio ufficio, Oslo.
Come vive la clausura imposta?
Vivo con mia moglie, separati da resto del mondo; non permettiamo ai nostri nipoti di entrare in casa, ma incontriamo loro e i nostri figli in giardino.
Nel suo ultimo libro, “Semplicemente perfetto”, il protagonista, Albert, è appassionato di astronomia, come lei, immagino. Cosa ci insegna il cielo?
Da bambino guardavo le stelle… ed eccomi qui. Dal Big Bang in poi abbiamo imparato molte cose sull’universo. Come i bambini, mi affascinano i buchi neri, la materia oscura, le metto in relazione con l’ontologia… Ora scopriamo altri pianeti e il telescopio Keplero ci permetterà di vedere centinaia o migliaia di pianeti simili al nostro, dove la vita potrebbe essere fiorita. Questo mi entusiasma, proprio come un bambino.
Nel romanzo si racconta di una donna, afflitta dalla spagnola, che si getta in un lago per non infettare i suoi cari.
È una leggenda. Riguarda la pandemia scoppiata cento anni fa. Può essere paragonata a questa, certo, anche se allora morirono circa 50 milioni di persone, ora siamo intorno alle 265mila. Gli scandinavi credevano che il loro sistema sanitario pubblico riuscisse a proteggerli, eppure le cose non sono molto diverse a un secolo fa. Molte persone si chiedono cosa accadrà dopo il Covid 19…
Lei non se lo chiede?
La domanda corretta non è cosa potrebbe succedere ma come. Potremmo ricostruire una società dopo la pandemia? La questione morale e filosofica tocca tutti i nostri valori. Nella nostra società vediamo diversi uomini potenti che dicono di non voler più fare quello che facevano prima; vogliono comportarsi diversamente. Ciò significa che dobbiamo mettere in discussione il nostro sistema economico, il capitalismo: dove ci conduce?, funziona bene?, è adatto ad affrontare la pandemia?, e altri disastri?, in che modo tratta la natura di cui siamo parte?, è responsabile del riscaldamento globale?, che effetti ci attendono? Il riscaldamento globale sarà più letale del coronavirus e, soprattutto, irreparabile. Dovremmo vedere questa pandemia come un allenamento, una lezione per essere più premurosi verso il nostro pianeta.
È ottimista?
So che la pandemia prima o poi finirà. E che non abbiamo alternative: dobbiamo prendere sul serio il mondo, il virus ci impedisce di essere pigri. Respingo il pessimismo, ho speranza e voglio entrare in battaglia, evitare la catastrofe globale, alleviare il danno nei luoghi più martoriati come l’Europa del Sud.
Lei ha scritto più volte che bambini e credenti possono vivere più felici…
Chi ha un istinto religioso si rasserena immaginando che esiste un’altra vita, un altro sistema, come il paradiso, dove le cose funzionano meglio. Ciò rende più facile affrontare i tormenti e le asprezze del mondo. Chi è religioso non si lamenta del fatto che la vita è breve, come fanno i non credenti. La maggior parte dei bambini vive installata nella fede, nella fiducia, non si ribella ai limiti dell’esistenza, li accetta. I bambini sono come persone molto religiose anche se non sanno di esserlo. Sappiamo tutti che un giorno moriremo: la chiave è non preoccuparsene.
Il mondo di Sofia le ha cambiato la vita.
Eppure i miei amici e mia moglie potrebbero confermarle che io non sono cambiato più di tanto. Sono cambiate le cose pratiche: ho potuto dedicarmi alla scrittura, ho viaggiato in molte parti del mondo… Quel libro mi ha permesso di scriverne molti altri. Oggi, per altro, lo scriverei diversamente.
Davvero?
Cambiano le prospettive filosofiche. Oggi mi domanderei: come possiamo preservare le condizioni di vita sulla Terra?
Cosa insegna la filosofia in questi tempi pandemici?
Ad accettare il nostro destino. Ognuno è entrato in se stesso; l’isolamento è necessario per far sorgere delle questioni filosofiche. La solitudine aiuterà anche a entrare in contatto con gli altri, domani. Guardare la televisione è giusto: ti collega con ciò che accade; ma alcuni hanno iniziato a leggere con costanza durante il confinamento. Altri hanno cominciato a pensare con la propria testa.
Cosa sta scrivendo?
Le dico la verità: la pandemia mi ha distratto. Mi ha impedito la concentrazione…
Xavi Ayén
*In copertina: la Nebulosa del Granchio fotografata dal telescopio spaziale Hubble