12 Marzo 2018

Gabriele D’Annunzio trafficava armi con l’IRA: fu Michael Collins a bloccare le trattative

Oltre a essere tutto quello che è stato – poeta formidabile, romanziere, esteta, l’inventore dell’immaginario italiano dei primi decenni del Novecento – Gabriele D’Annunzio è stato l’icona dei ribelli e degli irredenti, una specie di ‘Che’ a contrario (colpiva con gli slogan e con una mitragliata di versi, mica con la mitraglia). A 80 anni dalla morte – e a 155 dalla nascita, oggi – nuove sul profilo eroico del prolifico poeta italiano vengono dall’Irlanda. Sul The Irish Times, infatti, lo storico Mark Phelan fila una storia quasi ignota sulle nostre sponde. D’Annunzio avrebbe voluto ‘esportare’ l’idea di Fiume nell’Irlanda antibritannica. In sostanza, D’Annunzio voleva vendere armi – e cavalieri – all’Ira. Veniamo ai fatti. Nel 1919 D’Annunzio piglia Fiume. FiumeL’impresa va venire i brividi a mezza Europa, “la città diventa un centro della rivoluzione internazionale”. Nel 1920 il poeta proclama la Reggenza italiana del Carnaro, riconosciuta dalla Russia sovietica; memorabile la bandiera, che s’impenna sull’ignavia nazionale: il serpente che si morde la coda (simbolo di eternità), che accerchia le sette stelle dell’Orsa, su cui si snoda il cartiglio, Quis contra nos? Nel 1919 l’Ira (Irish Republican Army) ha bisogno di cementare un esercito. Ha una bulimica necessità di armi. I corsari di Fiumi le armi le hanno. Nell’ottobre del 1919 il riminese Giuseppe Giulietti, massone, socialista, guida della potente cooperativa di lavoratori marittimi, dirotta il ‘Persia’, bastimento carico di armi destinate a rifornire l’Armata Bianca in Russia. Il carico va a ingrassare l’esercito di Fiume e di D’Annunzio, con cui Giulietti ha rapporti di amicizia (vedeva in Fiume l’utopia socialista realizzata…). “Poco dopo aver dirottato la nave, alcuni ‘araldi’ di D’Annunzio visitarono l’Irish College di Roma, un centro per la propaganda del Sinn Féin. Gli ambasciatori cercarono di istituzionalizzare una alleanza tra la Lega di Fiume e il Dáil Éireann, il parlamento della Repubblica d’Irlanda. In cambio, si offrirono di armare l’Ira. La proposta, tuttavia, venne presa con cautela. I repubblicani irlandesi apprezzavano l’anglofobia di D’Annunzio, ma mal sopportavano i suoi atteggiamenti da donnaiolo, il suo anticlericalismo, l’odio verso la cultura americana”. Insomma, D’Annunzio dava dei problemi. Anche in Irlanda. Tuttavia, le trattative continuano. “L’Ira era in difficoltà e desiderava ardentemente nutrirsi dell’arsenale di Fiume”. In campo, scende pure Benito Mussolini. Su Il Popolo d’Italia, il 29 agosto 1920, Mussolini esce con un articolo virilmente antibritannico, inneggiando “Viva la repubblica irlandese!”. Pura strategia politica, ‘nasano’ gli irlandesi. fiume d'annunzioD’altro lato, D’Annunzio tenta di avere contatti con i ribelli irlandesi attraverso Annie Vivanti, poetessa italiana idolatrata da Carducci e audace consorte di John Chartres, indipendentista d’Irlanda. Che accade? Che Fiume capitola sotto le ganasce di Giolitti. E che i capi dell’Ira non si fidavano degli italiani. Se l’atteggiamento di Éamon de Valera resta cauto, sarà Michael Collins, infine, “all’inizio del 1921, dopo aver appreso che gli inglesi erano a conoscenza del fatto che i ribelli volevano far rifornimento di armi in Italia, a interrompere la missione”. La storia, nel frattempo, precipitava. Mussolini marcia su Roma, l’Irlanda si approssima alla guerra civile. E D’Annunzio marcisce al Vittoriale.

 

Informazioni utili:

La storia su Gabriele D’Annunzio and the Irish Republic 1919-21 è dettagliata da Mark Phelan in ‘History Ireland’ (Issue 5, September/October 2013). Lo stesso Phelan ha riassunto la vicenda in un articolo pubblicato da The Irish Times il 7 marzo scorso come An Irishmans’Diary on Gabriele D’Annunzio – the ‘John the Baptist of Fascism’ and would-be IRA quartermaster.

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