Su un pezzo di carta, nella desolata metà degli anni Trenta, Francis Scott Fitzgerald incorporò un verso del suo poeta prediletto, John Keats, in una poesia: “Non preoccuparti, mi arrendo/ I giorni sono lunghi e la vita mi piaga/ Ma so ancora che/ Tenera è la Notte”.
Keats era un romantico, il romantico per antonomasia, con il suo genio lirico e la vita, tragicamente breve. Fitzgerald amava i poeti romantici, ma restava un modernista, più egoista che romantico, piuttosto cinico. La breve poesia, in effetti, ricorda piuttosto la Waste Land di Thomas S. Eliot, è una sorta di omaggio, nell’alcova di una ironica distanza, che non mostra alcuna intenzione di imitare il modo di Keats. In effetti, l’ultimo verso, con la Notte in maiuscolo, è già il romanzo di Fitzgerald, i baffi siglati sulla Gioconda.
Bate racconta le vite dei due a capitoli alterni, a volte pare di assistere a una partita di tennis, dove il cranio del lettore è la pallina, perduto tra narrazioni dispari, spesso disparate, raramente connesse. Il libro segue la cronologia delle vite di entrambi gli scrittori, dall’infanzia alla giovinezza, speculando sulle opere. Bate conosce a fondo la vita e la poesia di Keats, sfoglia la biografia originaria di Sidney Colvin, che stava anche nella biblioteca di Fitzgerald, seleziona aneddoti, lettere, eventi. Meno efficace la parte che riguarda Fitzgerald, di cui non si cita la poesia, un mix di sdolcinate fantasticherie, non priva di versi moderni, mordaci, sinceri. Si concentra, piuttosto, sui racconti e i romanzi. “L’immaginazione di Fitzgerald è infuocata da Keats, ma fallisce quando tenta di imitarne la poesia. Trionfa, invece, quando infonde i suoi romanzi dello spirito di Keats, dando vita a un ‘romanzo lirico’ come Il grande Gatsby”.
Trovare riferimenti di Keats nei romanzi di Fitzgerald è corretto; ritenere che Fitzgerald, in base al suo “gusto letterario”, si affacciasse “incessantemente al passato” per leggere Keats è riduttivo. Fitzgerald amava gli scrittori contemporanei e leggeva James Joyce quanto Keats. Ha letto, promosso e consigliato instancabilmente altri scrittori. In particolare, ha fornito a Hemingway suggerimenti essenziali per Fiesta, e ha perfino costruito le possibilità perché Hemingway pubblicasse con Scribner. La presenza di Fitzgerald nei capitoli che riguardano Keats è genericamente forzata, pare uno scherzo. Quando l’autore scrive che “la poetica di Keats, in piedi, da solo, sulla riva del vasto mondo, si fonde con lo sguardo di Gatsby proteso verso la luce verde del molo di Daisy”, non possiamo non pensare al giovane Fitzgerald seduto a tavola con Keats, Leigh Hunt e William Hazlitt, che cerca di capire le loro battute, e si rifugia in giochi di parole. Che l’immaginario di Fitzgerald sia costantemente derivato dall’opera e dalla vita di Keats è insostenibile. Alcune affermazioni del libro, poi, sono seriamente fuorvianti. Bate suggerisce che lo stupro incestuoso nella trama di Tender in the Night del 1931 sia da imputare al fatto che Zelda potrebbe essere stata violata dal padre, il giudice Anthony Sayre. In realtà, è probabile che Fitzgerald abbia introdotto quel colpo di scena perché Santuario di William Faulkner, con lo stupro subito da Temple Drake, era diventato il bestseller dell’anno. Scott e Zelda regalarono a molti amici una copia di Santuario nel Natale del 1931.
Più interessante il riferimento ad entrambi gli scrittori che “tentano la via più redditizia di autori per lo spettacolo”. Se Keats scrive per il West End di Londra, infatti, Fitzgerald si presta a Broadway e a Hollywood. Verso la fine della sua vita, Fitzgerald registrò alcuni brani di Shakespeare, John Masefield e Keats. Bate conclude il libro riferendosi alla registrazione in cui Fitzgerald recita parte di Ode to a Nightingale, e scrive che “sotto l’ombra della dannazione globale, la bellezza delle poesie di Keats e dei romanzi di Fitzgerald non fa che aumentare”. Alcuni estratti di questa lettura sono disponibili in rete: termina con la decisamente poco romantica voce di Fitzgerald che dice, “Ciao, questa è la fine, non importa, tagliala”.
Non solo la bellezza della loro opera, ma una sorta di viscerale contraddizione lega entrambi gli scrittori: Keats studia da medico e comprende, dal sangue che brilla mentre tossisce, che la morte lo attende, eppure, vibra per scrivere un verso che lo ossessiona; Fitzgerald ha orrore per la sporca marea mondana, tuttavia la rende risonante ed eterna in ciò che ha scritto. Meno belli e meno dannati di come li descrive il mito, il libro offre il ritratto di due uomini complicati che lottano per diventare scrittori in un mondo sempre più cupo.