12 Ottobre 2017

Wenders fotografo. "Ho regalato la mia vecchia Polaroid a Patti Smith"

8 dicembre del 1980. Superstrada che porta a Los Angeles. In macchina c’è Wim Wenders. Il regista tedesco ha già firmato alcuni film importanti come Alice nella città (1970) e L’amico americano (1977), con il suo amico americano Dennis Hopper. Tuttavia, è un regista ancora alla ricerca di se stesso. Morte di John Lennon. “Fermo la macchina. Vedo il traffico che scorre. So che è il momento decisivo della mia vita. Piango. Piango finché non esaurisco le lacrime. Ho perso la mia giovinezza, lì, quel giorno, in macchina, viaggiando verso Los Angeles”. Wenders va a New York. Tira fuori la Polaroid. Fotografa la massa di gente accorsa, sbigottita, al cospetto di Lennon. All’epoca, Wim Wenders, il regista in cerca di se stesso, faceva fotografie. Ne ha fatte tantissime. Tra il 1973 e il 1983 si contano almeno 12mila scatti. “Ne ho salvati poco più di 3mila. Gli altri, beh, li regalavo. Quelle fotografie non avevano uno scopo in sé, mi sono servite a trovare ispirazione per i miei film”. Il ruolo ‘maieutico’, per così dire, è risolto, risoluto: nel 1982 Wenders firma Lo stato delle cose, con cui ottiene il Leone d’oro a Venezia, nel 1984 termina Paris, Texas, premiato con la Palma d’oro a Cannes, nel 1987 lo stato di grazia giunge al culmine con Il cielo sopra Berlino (miglior regista a Cannes). “Rivederle oggi… sono la sana memoria di ciò che abbiamo perso – qualcosa che ha la necessità della nostalgia, della tragedia, forse. All’epoca, quegli scatti non erano dominati dalla rabbia, né dalla tristezza: non c’era altro che una nitida purezza”, dice Wenders a Sean O’Hagan, giornalista del Guardian. Oggi, questi scatti, sono una mostra, in atto dal 20 ottobre all’11 febbraio alla Photographer’s Gallery di Londra, come Instant Stories. Wim Wender’s Polaroids (qui). Le fotografie sono seppiate dai decenni, paiono affreschi in decomposizione: una macchina con la portiera aperta, esposta alle foreste dello Utah, nel 1977, un benzinaio del New Englad tumefatto dalla neve, nel 1972, un autoritratto di Wenders, nel 1975, mentre armeggia con la macchina fotografica, estatico come un angelo del Quattrocento senese. E ora? “Ora la cultura è cambiata, tutto è passato. Parliamo ancora di fotografia quando dovremmo sforzarci a usare un altro termine”. E la Polaroid? Wenders l’ha regalata a un’amica. Patti Smith. “Aveva una macchina uguale alla mia. Ma la sua non funzionava più”.

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