27 Ottobre 2018

Roberto Saviano non conosce i piaceri del sesso: la sua visione dell’esistenza è ‘penecentrica’ e le donne dei suoi romanzi sono di un’ignoranza esasperante

Io del Sud non so niente, di mafia ancora meno, leggendo i libri di Roberto Saviano pensavo di porre rimedio. Ho scoperto che è legge mafiosa non leccare il sesso alle donne. Un mafioso infatti è omm’ (uomo), non lecca perché non è un cane, considera tale pratica degradante, un’inconcepibile sottomissione alla donna. Se sposi un mafioso, non solo non avrai sesso orale, ma smetti di esistere come persona: non hai identità, è tuo marito che decide, tu sei un’eterna bambina, incurabilmente scema. Se il tuo uomo è in carcere, non devi vestirti bene, né truccarti. Se lo fai, sei automaticamente infedele, solo per il gesto di farlo, mica perché davvero vai a letto con un altro! Invece i mafiosi, che so’ omm’, possono avere tutte le amanti che vogliono: le trans li stuzzicano con la loro pericolosa bellezza, ma pure il sesso trans ha le sue regole: se glielo metti sei omm’, se te lo fai mettere “ricchione”, e poi due maschi insieme fanno schifo, due lesbiche te lo rizzano. Tali banalità son tutto quello che sul sesso i mafiosi di Saviano arrivano a concepire.

ROBERTO SAVIANO Saviano mette a protagonista dei suoi due ultimi libri una banda di ‘muccusielli’ (mocciosetti), adolescenti che già sanno come si sta al mondo. Non solo hanno scelto “di faticà” nella malavita, ma pure col sesso sono navigati. È spaventoso quanto questi ragazzini siano ottusi alla vita e ad ogni realtà esterna a Napoli e dintorni. Il loro unico pensiero è la guerra dichiarata a se stessi e alla loro città, la cui meta è la morte dei nemici e la loro. Ma ancor più spaventose sono le donne ritratte da Roberto, emblema di archetipi vecchi, superati. La loro femminilità nasce cariata da una ‘mentalità’ che dilaga nella crescita, e le rende appassite già a 15 anni: in Gomorra, si narra di ragazzine fidanzate con coetanei come vi fossero sposate da decenni. Tu, donna, non sei autonoma, sei condizionata dalla tua famiglia, dal tuo uomo, dai tuoi figli. Dal tuo sesso che serve ad accogliere e poi ad espellere vita che ucciderà e sarà uccisa. Le ragazze di Saviano si innamorano di coetanei mafiosi, sedotte dalle loro auree di dannati si sottomettono ai loro voleri, provano piacere nel sentirsi oggetto di chi comanda, nel legarsi a degli assassini. La peggiore di tutte è una certa Letizia: una bellissima cretina, cosciente che il suo Nicolas sia un criminale, un mostro, ma che “amo’, nun voglio sape’ niente”, ripete le volte che Saviano la fa parlare. Letizia si fa toccare da mani che sa sporche di sangue ed escrementi (Nicolas è un mafioso che se non ti ammazza ti fa pagare lo sgarro defecandoti sul viso); ama essere riempita di regali costosi, comprati con soldi che puzzano di morte; fa sesso come Nicolas vuole, e se ci litiga piagnucola per strada, a capo chino dietro di lui a implorare perdono, perché una parola detta male è per il suo ragazzo un errore imperdonabile. Incinta, si vergogna di indossare l’abito bianco, non di portare in grembo il figlio di un killer spietato, che tortura e decapita le sue vittime.

ROBERTO SAVIANO Letizia è quello che le donne di Saviano diventano nella vita: spose e mamme acerbe, cullate dal denaro che i loro uomini accumulano schifosamente, e devote a leggi di sangue, vendetta, onore. Donne dalla personalità amputata, non sviluppata, che fanno figli da crescere secondo codici eterni. Bambini che baciano i muri, mettono la lingua nei fori dei proiettili a saggiare il sapore della morte. Saviano scrive bene che le mafie entrano nel presente a piedi giunti, asservendo ai loro bisogni il progresso. Non è così per i rapporti umani, ammanettati a sentimenti malati, decrepiti, che escludono per le donne ogni emancipazione. Certo, vi sono delle eccezioni, in ZeroZeroZero c’è una donna boss che esprime il suo potere anche mettendo una pistola alla tempia di un toy-boy costringendolo a leccarle una vagina incartapecorita, e c’è pure un boss trans; trovi ragazze che pagano l’onta fatta da un familiare al clan prendendolo in bocca a tutti gli affiliati, e ci sono pure quelle che ammazzano, che si fanno quella giustizia che i loro uomini gli negano. Ma sono sempre donne che seguono leggi ossequiose, immutabili, marchiate da generazioni.

Non esiste felicità, in Saviano, e qui poco male: ogni scrittore ha i suoi topos. Ma le sue donne sono di una sciatteria caratteriale, di una noia sessuale, un’ignoranza esasperante. Come se in fatto di uomini e di vita e di sesso in tutta Napoli non ci fosse niente di meglio. In Gomorra-La serie, Scianel usa il vibratore a mo’ di microfono: solo a me è parsa una scena puerile? Scritta da chi ha una visione ‘penecentrica’ del sesso e dell’esistenza?

Barbara Costa

Gruppo MAGOG