Nel 1928 un brillante filosofo/logico di Vienna, Rudolf Carnap, pubblicò Der logische Aufbau der Welt, “La struttura logica del mondo”. Dieci anni prima, Ludwig Wittgenstein aveva ideato il suo profondamente criptico Tractatus Logico-Philosophicus, l’ultimo libro filosofico. Carnap e altri esponenti del circolo viennese rielaborarono il messaggio di Wittgenstein. Verso la conclusione dell’opera citata (183. Razionalismo?) inserì:
RIFERIMENTI. Wittgenstein ha chiaramente formulato l’orgogliosa tesi dell’onnipotenza della scienza razionale, così come l’umile intuizione relativa alla sua importanza nella vita pratica: per una risposta che non può essere espressa, anche la domanda non può essere espressa. Il problema non si pone. Se si può fare una domanda, allora vi si può rispondere… (…) Wittgenstein riassume la portata del suo trattato nelle seguenti parole: “Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.”
Quel famoso aforisma, che conclude il trattato, avrebbe dovuto essere interpretato come una confessione di umiltà gnostica, non come un’orgogliosa tesi dell’onnipotenza di una scienza razionale. Basta prestare attenzione a tutte le implicazioni dell’opus. Giusto due aforismi prima di quello finale, infatti, Wittgenstein afferma: “C’è davvero dell’inneffabile. Esso mostra sé, è il mistico.” (6.522)
Tutto ciò risale a un secolo fa: perché dovrebbe interessarci ancora? Perché le implicazioni del razionalismo, del positivismo, del determinismo, del riduzionismo, e del meccanicismo hanno invaso il globo come una peste. Non si deve biasimare Wittgenstein: ha trasceso la sua epoca, sebbene l’abbia epitomizzata usando e sviluppando i suoi strumenti, da poco riscoperti e perfezionati, quelli della logica. (Una evidente obiezione al suo Tractatus è l’uso dell’aforisma e un criterio di classificazione altamente soggettivo al posto di un testo strutturato più sistematicamente. Perché mai dovremmo sventrare la logica attraverso un assortimento di aforismi criptici?) I suoi meno dotati seguaci, attraverso il loro fraintendimento storico, partirono per la tangente (sbagliata.) E questo solo nel campo della logica. In tutti i rami della conoscenza, il determinismo è venuto e se n’è andato, o piuttosto, sarebbe dovuto andarsene, ma non lo ha fatto, è rimasto, e ha permeato il mondo, coadiuvato dall’amplificazione del suo più fedele alleato, il progresso economico.
Segue un irrispettosamente succinto riassunto di alcuni dei colpi che avrebbero dovuto decretare la fine del determinismo, del meccanicismo, del riduzionismo, del darwinismo, etc. Coloro che hanno familiarità con tali sviluppi scientifici, non leggano questa sezione. Coloro che non ne hanno, possono usarla come un invito ad approfondire la lettura degli scienziati citati.
La geometria euclidea è stata surclassata da quella non-euclidea, le cui principali figure furono: Nikolai Ivanovich Lobachevski (1973 -1856); János Bolyai (1802- 1860); e Bernhard Riemann (1826-1866). Se il riconoscimento di Lobachevski e Bolyai è postumo, l’accettazione della geometria non euclidea avvenne sotto l’influenza delle idee di Riemann, nel 1866, di Eugenio Beltrami nel 1868, e di Felix Klein nel 1871. Nel 1927 Werner Heisenberg (1901-1976) pubblicò il suo principio di indeterminazione. La sua radicale reinterpretazione dei concetti base largamente newtoniani della meccanica applicata alle particelle atomiche nel contesto della teoria quantistica avrebbe dovuto sferrare il colpo di grazia alla meccanica di Newton. (E lo fece, in effetti. Tuttavia, la nozione di tempo come mera durata è ancora cardinale, ad esempio, per il mondo finanziario, con ripercussioni di proporzioni globali).
Il positivismo logico era stato ferito nel suo nucleo – la sua coercizione vero/falso e conseguente tacita aderenza al principio di bivalenza – dalla scoperta di Jan Łukasiewicz (1878-1956) della logica trivalente già nel 1917, nota bene: prima del trattato di Wittgenstein. Seguirono una logica a molti valori (e calcoli multivalore), aiutata dal fiorire della scuola di logica di Varsavia, della cui nascita Łukasiewicz è indirettamente responsabile.
Per quanto concerne la selezione naturale e la concezione del mondo darwiniana, accoppiata al moderno approccio biologico molecolare convenzionale, che insiste sul fatto che, quando si conoscerà la sequenza del DNA di qualsiasi organismo, allora tutto sarà manifesto, sta diventando evidente, come suggeriscono, fra gli altri Brian Goodwin e Gunther Stent, che la morfogenesi e lo sviluppo possono essere visti come un sistema dinamico.
La teoria del caos sta appena uscendo allo scoperto, gradualmente guadagnando terreno fra biologi, matematici e filosofi.
Riassumendo, tutti i suddetti sviluppi, in rami diversi ma sempre più interconnessi della conoscenza, puntano al fatto che il mondo, la vita, e la vera essenza dell’essere, l’ontologia, debbano essere reinterpretati e re-investigati con un approccio interamente nuovo (o interamente revivalista). Gli organismi non sono mere raccolte di parti, come geni, molecole e i vari componenti dei loro organi. E, soprattutto, sono vivi.
La prodigiosa proliferazione di asfalto, blocchi di cemento, edifici e grattacieli in tutto il mondo; il processo in atto e senza precedenti di deforestazione e totale desertificazione; l’omogeneizzazione culturale che il mondo ha subito, nell’interesse di una sottocultura globale, taglia unica, con la quale soppiantare le precedenti culture multiple – tutto ciò sembra essere un inarrestabile processo di spaventosa grandezza distruttiva.
Più di centocinquanta anni fa Karl Marx aveva predetto, in vera e propria tradizione oracolare sebbene nelle sembianze di moderno scienziato della storia, che il mondo si sarebbe mosso, in uno spasmo dialettico, verso un proletariato internazionale globale. Il ventesimo secolo, secondo le sue predizioni, avrebbe dovuto annunciare e confermare la nascita di un proletariato mondiale senza classi, internazionale, transnazionale e sopra nazionale. Ma il comunismo ha fallito platealmente, nonostante gli sforzi tenaci e vigorosi che i vari regimi hanno esercitato per tenerlo in vita, a nonostante le decine e decine di milioni di vite umane sacrificate al suo altare. L’umanità è regredita verso l’adorazione degli dei e, ciò che è peggio, se c’è stata una sola e dominante tendenza nel ventesimo secolo, è stata il nazionalismo. Le previsioni di Marx si sono rivelate sbagliate e il suo determinismo storico… difettoso, per coltivare l’arte dell’eufemismo.
Ma centinaia di milioni di persone, dall’Unione Sovietica alla Cina, da Cuba al Vietnam, hanno preso parte, volenti o nolenti, in questo colossale esperimento: dimentica la tua proprietà (se ce l’hai) – la tua religione – i tuoi costumi – i tuoi istinti… Probabilmente come reazione, stiamo assistendo al riemergere di istinti tribali a lungo dimenticati, mentre permangono scenari da incubo dal lato oscuro dell’umanità: pulizia etnica, guerre di religione etc.
Le società androcratiche, di libero mercato e consumistiche, capitanate e ispirate dagli Stati Uniti, sono riuscite a far sembrare il mondo tutto uguale, applicando concetti di ampia portata che sono apparentemente di casa ovunque, poiché fanno appello a una componente della psiche umana alla quale la maggior parte di noi non sembra in grado di rinunciare: l’avidità. Un osservatore extraterrestre, dopo una completa valutazione del mondo, potrebbe commentare che esso appare come una mistura freudiana e adleriana, un ribollire d’istinti base provocati da pulsioni sessuali e di potere.
Fra queste principali e, sebbene differenti, ugualmente distruttive forze, c’è una particolare classe di esseri umani: i simpatizzanti della New Age. Come si possono caratterizzare?
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New Age, da un punto di vista solidale
Oggigiorno le religioni abramiche si occupano di questioni molto poco ermetiche, mentre la massoneria è solo una di tante confraternite. In un certo senso, ciò è andato a vantaggio della tradizione ermetica, che adesso non si trova più sul limitare di altre istituzioni. Infatti, è diventata una chiesa per conto suo, e ha sviluppato la sua parte più essoterica nel movimento New Age. Uno sguardo retrospettivo alla storia conferma la diagnosi.
Al pari dell’ermetismo rinascimentale, che sperava di restaurare pace al mondo cristiano e la ragione all’umanità belligerante, il movimento New Age è ecumenico, non dogmatico e pacifista. Come gli alchimisti, che pensavano che tutta la materia fosse sulla via di diventare oro, i New Agers si dedicano alla trasformazione personale e alla realizzazione del potenziale latente in ciascuno. Le scienze occulte fioriscono, certamente nelle loro modalità meno profonde, in sistemi di divinazione (tarocchi, rune, I Ching), nell’astrologia, nella scienza delle piante (medicina delle erbe) e delle pietre (cristalli). Così come Paracelso attraversò l’Europa chiacchierando con boscaioli e vecchie sagge, i New Agers ricercano la saggezza dei popoli indigeni, a cui danno valore.
Come tutte le manifestazioni essoteriche, la New Age ha i suoi aspetti sfortunati. Ma al suo peggio è stupidotta piuttosto che malvagia, e al nostro osservatore extraterrestre sembrerebbe la più umanistica ed ecologica di tutte le religioni attuali. Inoltre, offre porte non sono sigillate dal dogma o dall’autorità religiosa attraverso le quali pochi auto-selezionati possono passare per ottenere una conoscenza più profonda.
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New Age, da un punto di vista ostile
Se la New Age riguarda principalmente il risveglio, perché mi fa dormire? Quelle copertine lucenti con disegni kitsch; quella musica da ascensore riciclata con titoli pomposi; e soprattutto quei profeti, o illuminati, o qualsiasi cosa siano, col loro catechismo nuovo fiammante – mi fanno dormire.
In tutta buona fede partecipo a un seminario. Eccomi dinnanzi all’illuminato, che chiacchiera. La prima impressione che mi assale è un grande torpore. Ma non mi posso addormentare, sarebbe maleducato. Così ascolto. E cosa sento? Una stupenda quantità di ovvie assurdità. Pensandoci, non è semplice ammassare così tante stupidaggini in così poco tempo. È una cosa degna di nota di per sé, se non esattamente degna di lode.
Imparo che ci reincarniamo 84.ooo.ooo volte; che ho dell’ectoplasma nero che fuoriesce dalla mia bocca; che alcuni di noi stanno per vedere le luci ultraviolette; che siamo osservati da extraterrestri con un terzo occhio (mi chiedo da quale occhio?) etc. etc. Sebbene la sospensione dell’incredulità sia una conditio sine qua non, c’è anche una curiosa infusione di pseudo-scienze, cosicché i termini sono presi in prestito liberamente dalla fisica, dalla chimica, dalla biologia, etc. Se non altro, funzionano egregiamente come scioglilingua. Abbondano le frasi fatte, immagino perché non c’è un correttore grammaticale che avvisi l’illuminato: “Frase fatta, usare con parsimonia”. Il logos è confuso con la logorrea.
Prospera anche un sentimentalismo del tipo più infimo, e dispiace perché sembrerebbe esserci spazio per l’umorismo. Ad esempio, da un catalogo di libri New Age, ecco un titolo azzeccatissimo: Dai la colpa alle tue vite precedenti. Tale libro esiste davvero. Dovrebbe essere un best-seller fra i perdenti, e posso già immaginare il secondo volume: Punta tutto sulla tua prossima vita!
È tutto qui? Sono circondato da perdenti? Mentre sedevo in mezzo a loro, la canzone di Beck continuava a frullarmi in mente col suo maligno ritornello: “Sono un perdente, amore, allora perché non mi uccidi?” Tutti i New Agers hanno forse un tremendo bisogno di psicoanalisi? Stanno tutti cercando una via di salvezza psichica ed emozionale? Se fosse questo il caso, allora, in forza della compassione, sono costretto a rispettare i loro erronei tentativi, e tacere.
A ben pensarci, i New Agers, per quanto kitsch siano, sono fra i migliori rappresentanti della società occidentale. Perché, almeno, loro avvertono che qualcosa non va. Sfortunatamente, sembrano accorgersene solo quando qualcosa va terribilmente storto nella loro vita. Allora cercano un rimedio e, avendo rifiutato la religione cattolica, se sono cattolici, la zingara che legge i tarocchi o il palmo della mano, e lo psichiatra, confluiscono in questa nuova genia di ciarlatani, cioè persone che dispensano frasi fatte rimescolate in guisa di saggezza trascendentale. E allora, com’è che la fanno franca? La fanno franca perché coloro che partecipano ai loro seminari e leggono i loro libri sono per la maggior parte gente disperata pronta a credere a tutto e abbracciare qualunque idea.
Ci siamo passati tutti nella nostra vita, impotenti nelle grinfie della depressione. Quando niente va come dovrebbe andare, qualsiasi antidolorifico capace di alleviare la nostra sofferenza è il benvenuto. In un tale stato di profondo abbattimento, non solo si ottiene automaticamente la sospensione dell’incredulità, ma il futuro illuminato crederà più di ciò che si può realisticamente credere. E tuttavia l’Altro possiede il senso dell’umorismo e, se lo si avvicina in modo così disarmante, è probabile non si riuscirà mai a vendergli una polizza di assicurazione sulla vita. L’Altro ha anche bisogno di noi, ma non s’interessa di coloro i quali, avendo rinunciato a un atteggiamento critico, sono pronti a credere a qualsiasi cosa. L’Altro snobba tali persone.
Coloro di voi che non hanno mai letto un libro tipicamente New Age ne devono comprare almeno uno e rendersi conto da soli di cosa intendo. Di solito la prefazione informa frettolosamente il lettore che l’Autore è stato magistralmente guidato da tale o talaltro (uno spirito, una reincarnazione, una voce divina) e che lui o lei deve comunicare un messaggio, anzi, il messaggio. Comincia poi una litania di regole. Sono elencate nel più canonico ordine causale, cioè, da A segue B; da B, C, e così via. Sembra che la Rivelazione, il Messaggio consista nella lista della spesa. Solo che, al posto delle carote, del pane e del prezzemolo, la lista è composta da frasi fatte prese in prestito da un potpourri mal digerito di religioni/pseudoscienze comparate, compilate da sfogliatori di libri di seconda classe.
D’altra parte, coloro la cui vita è apparentemente in ordine, che abbondano in soddisfazioni familiari e professionali, che sono normali e in salute, raramente sentono il bisogno di avvicinarsi a ciò che, di fatto, è sepolto in profondità dentro ciascuno di noi. E poi ci sono le masse, coloro che guardano cinque ore di televisione al giorno, e sono bombardati da incessanti spot pubblicitari, una media di 21.000 all’anno negli Stati Uniti; coloro che hanno ormai l’encefalogramma piatto e, sebbene ancora funzionali a livello fisico e psichico, sono in effetti diventati dei manichini.
Finché, un giorno, uno di tali manichini viene trovato, legato, imbavagliato e strangolato in uno stanzino o in uno scantinato. Alla fine, i parenti normali e sani, eccezionalmente risvegliati dal loro letargo che dura da una vita, vengono a sapere dalla polizia che il loro caro non è stato ucciso, bensì è morto di morte autoerotica.
Guido Mina da Sospiro
*Guido Mina di Sospiro è l’autore, tra l’altro, di “L’albero” (Rizzoli, 2002), “La metafisica del ping-pong” (Ponte alle Grazie, 2016) e “Sottovento e sopravvento” (Ponte alle Grazie, 2017).
(L’articolo è tradotto dall’inglese da Patrizia Poli; originalmente pubblicato su “Reality Sandwich”)