Gita nella mente sterminata di Philip K. Dick
Letterature
Franco Acquaviva
L’editore Rara Avis, in collaborazione con la Fondazione Sur, ha pubblicato per la prima volta la Correspondencia tra Victoria Ocampo e Virginia Woolf. Si tratta dello scambio epistolare tra due figure fondamentali della letteratura del Novecento, due intellettuali che riflettono, tra l’altro, sulle difficoltà per una donna di vivere la cultura dell’epoca. Nel 1929 Sylvia Beach, editrice e proprietaria della libreria Shakespeare and Company a Parigi, raccomanda alla Ocampo Una stanza tutta per sé della Woolf: “Sono certa che è il libro che stai sognando”. Cinque anni dopo, Victoria e Virginia si incontrano per la prima volta a una mostra di Man Ray a Londra. L’incontro è favorito da Aldous Huxley, amico comune, ed è registrato nei diari di entrambe: “L’ho guardata con ammirazione. Lei mi ha guardata con curiosità. Curiosità e ammirazione hanno fatto sì che mi invitasse subito a casa sua”. Così la Woolf: “È matura. Matura e ricca. Orecchini di perle, come se una grande falena avesse deposto grappoli di uova; viso vitreo, occhi, credo, illuminati da un cosmetico; abbiamo parlato in francese e in inglese delle fattorie, delle pianure bianche, dei cactus, delle gardenie e della opulente ricchezza dell’America del Sud”. La Woolf era una scrittrice di fama internazionale, la Ocampo stava muovendo i primi passi nel territorio intellettuale argentino. Da quel momento iniziò uno scambio epistolare destinato a durare sei anni, il cuore di un legame di amicizia e di stima.
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Il libro contempla anche la pubblicazione del saggio Virginia Woolf en su diario scritto dalla Ocampo su “Sur” nel 1954, ormai irreperibile. Attraverso le lettere, la Ocampo ha costruito la propria immagine pubblica: ne controllava la diffusione, prima di morire ha donato alcuni fogli all’Università di Harvard, e altri, in fotocopia, all’Academia Argentina de Letras. “Ha la consapevolezza che questo materiale è prezioso”, spiega Manuela Barral, tra i curatori del volume, “ma il gesto è duplice: nel momento in cui la Ocampo sceglie di conservare certe lettere, ne brucia altre, per lo più private (quelle che riguardano le sue relazioni d’amore, ad esempio). Le lettere della Woolf le conserva perché sono necessarie all’edificazione della propria immagine di sé per i posteri”.
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Perché Virginia Woolf? “La mia unica ambizione è arrivare a scrivere, un giorno, più o meno bene, più o meno male, ma come una donna”, le scrive la Ocampo nel 1935, una lettera che Victoria sceglie di pubblicare al principio delle sue immani Testimonios. Erano passati dieci anni da quando la Ocampo aveva pubblicato il suo primo libro, un debutto fallito, molto criticato, De Francesca a Beatrice. Il tomo autobiografico di quella lettura della Commedia di Dante fu preso per pedante, ardito, inappropriato. Aveva scritto a Virginia: “Se c’è qualcuno al mondo che può darmi coraggio e speranza, quella sei tu. Per il semplice fatto che sei ciò che sei, e pensi ciò che pensi”. Virginia le rispose: “Spero che continui con Dante, e poi prosegui con Victoria Ocampo. Pochissime donne finora hanno scritto autobiografie veritiere. È la mia lettura preferita (voglio dire, quando sono stanca di fiondarmi in Shakespeare, e lo sono molto spesso)”.
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Certo, lo scambio epistolare denuncia una asimmetria tra le due corrispondenti. Victoria ha una venerazione nei confronti di Virginia. “Cosa rappresentava per me a quell’epoca? La cosa più preziosa che Londra possedesse. Per lei, cos’ero io? Un fantasma sorridente, come lo era il mio paese”, scrive sul suo diario. “Quando Victoria legge Una stanza tutta per sé ne è totalmente affascinata. La Woolf si trasforma in qualcuno a cui lei vuole avvicinarsi, e inizia a corteggiarla, le fa doni sontuosi, che a volte turbano la scrittrice inglese. Victoria era una donna travolgente, guidata dal desiderio”, spiega la Barral. Allo stesso tempo, Virginia non nasconde la curiosità che suscita in lei quella esotica e generosa sudamericana: “Dimmi cosa stai facendo, chi stai incontrando, come è il tuo paese e la città, la tua stanza, la tua casa, e il cibo, e i gatti, i cani, il tempo che passi a fare questo e quello”.
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Virginia incoraggia Victoria; allo stesso tempo Victoria pubblica Virginia su “Sur”. Le lettere raccontano anche questa decisione: “Penso che Una stanza sia meglio per iniziare, poi, se desideri altro, possiamo pensare a Orlando o a Gita al faro”, scrive la Woolf, che voleva che la sua opera circolasse anche in latinoamerica. Nella lettera a Virginia Woolf che chiude la pubblicazione, la Ocampo scrive le sue impressioni sul personaggio di Una stanza tutta per sé. “Quel presunto poeta (la sorella di Shakespeare) che è morto senza aver scritto un verso, vive in ognuno di noi. Soprattutto quelle che, costrette a lavare i piatti e a mettere a letto i bimbi, non hanno tempo per ascoltare una conferenza o leggere un libro. Sta a noi creare un mondo per queste donne, perché vivano pienamente, senza mutilazioni”.
Josefina Vaquero
*Il testo è pubblicato in origine su “La Nacion” come “Cartas de una escritora a otra: qué dice la correspondencia de Victoria Ocampo y Virginia Woolf”