21 Agosto 2019

“La parità sarà raggiunta quando copertine così non saranno nemmeno più immaginabili”. Ecco perché la scelta di “D” di sbattere le scrittrici in prima pagina è sbagliata

Si parla tanto di questa copertina di D supplemento di Repubblica. La mia idea è che la parità e il rispetto reciproco saranno raggiunti quando copertine così non saranno nemmeno più immaginabili. Prova ne è che se provassimo a volgerla al maschile tutti storcerebbero il naso (qualcuno griderebbe al sessismo).

Che cos’altro ci dice questa copertina? Che cosa si cerca di ottenere con questa copertina? Probabilmente nulla. È solo un servizio giornalistico come un altro. Oppure si cerca ancora una volta (da anni non passa giorno senza che ciò accada in tutte le salse) di dimostrare, di mettere in evidenza che le donne sono brave. C’è ancora bisogno di dirlo? Allora vuole proprio dire che non ci siamo, che la parità non è raggiunta nemmeno a livello mentale (stima e autostima). E le prime a dubitarne sembrano essere proprio le donne (queste iniziative partono quasi sempre da loro; ma quando sono gli uomini a promuoverle è perfino peggio). Chi è consapevole delle proprie qualità non ha bisogno di gridarlo continuamente ai quattro venti. Chi lo fa è un insicuro.

Il sottotesto della copertina sembra essere: “Guardate come sono brave le donne. L’Italia dovrebbe essere fiera di avere donne così e invece…”.

Un po’ come avvenuto per la nazionale di calcio femminile. Durante il mondiale tutti i giorni a ricordarci quanti fossero brave, tutti pronti a sostenerle, a incoraggiarle. Guai a rivolgere loro la minima critica. Ma così si fa coi bambini. Questo è precisamente il modo per svilire una persona. Di solito si riserva un trattamento di riguardo a chi è svantaggiato. Fossi una donna me ne vergognerei, mi ribellerei. Se qualcuno – uomo o donna – mi trattasse così lo manderei a quel paese.

Mia moglie non ha mai sentito il bisogno di dimostrarmi qualcosa. Lo stesso vale per me. Altrimenti vorrebbe dire che qualcosa tra noi non funziona. Gioiamo dei successi reciproci: non è una gara a chi è più bravo. Sarebbe infantile.

Si dice: le donne devono recuperare terreno. Va bene: ma non è quello il modo. Così si ottiene l’effetto contrario.

Per non parlare del fatto che non è vero che tutto il mondo ce le invidia. Chi lo dice? Lo ha detto qualcuno? Qualcuno all’estero ha dichiarato: “Come ve le invidiamo!”? Ma per favore. Anche perché molti Paesi europei (parlo di Europa perché la conosco meglio) ne hanno altrettante di scrittrici di successo tradotte nel mondo. Senza contare gli Stati Uniti. O il Canada. E immagino la Cina, il Giappone, l’India. E così via. È chiaro che si tratta solo di una copertina che cerca di acchiappare il lettore con il sensazionalismo. E vogliamo parlare della foto? È di una tetraggine respingente. Comunque quella copertina un risultato l’ha ottenuto: far parlare di sé (più che di loro). E allora avanti così, se questo era lo scopo.

Gianluca Barbera

Gruppo MAGOG