Di primo istinto, Gian Ruggero Manzonipare Kurtz, l’antieroe di Cuore di tenebra, il capolavoro di Joseph Conrad. Come Kurtz, Gian Ruggero Manzoni (andate in picchiata all’ultima domanda) è “l’incarnazione dell’iperbole, dell’oltre, dell’altrove e del paradosso”. L’uomo che ha optato per gli istinti disintegrando la ragione, al di là del bene e del male, “questo fantasma di iniziato, comparso dal fondo del Nulla”, Kurtz, quello speleologo dell’orrore, icona di tutti i tabù, esteta del paradosso, eccelleva nella scrittura, sapeva maneggiare il violino, era posseduto dal genio ‘universale’. Allo stesso modo, Manzoni – il cui corpo, a tratti, reca le tracce del Kurtz/Marlon Brando di Apocalypse Now – è poeta d’alto talento (leggetevi Ultramodum, Mc, 2021, procuratevi l’introvabile cofanetto che raduna le Scritture scelte, Edizioni del Bradipo, 2006), romanziere (io preferisco, da sempre, Il morbo e Acufeni), storico (setacciate i suoi libri editi da Il Ponte Vecchio), sfrontato interprete del Testo (per le edizioni De Piante ha tradotto Genesi e Isaia), artista riconosciuto. Come Kurtz, Manzoni si è sporto al di là delle umane, beatifiche, convenzioni. A differenza di Kurtz, Manzoni non si è conficcato nei recessi del Congo, non guida una falange armata nelle giungle intorno ad Angkor Wat; soprattutto, è ancora tra noi, nessuna efebica amante – immagino – è lì ad attendere carezzevoli menzogne intorno alla sua vita canaglia. Pratica nei dintorni di Lugo di Romagna, sempre all’erta, attrezzato al prossimo assalto – di norma, è uomo che ben conosce i crismi della generosità, la buona razza dell’amicizia.
Come ormai si sa – per lo meno dalla pubblicazione del romanzo biografico Il risolutore, scritto da Pier Paolo Giannubilo e stampato da Rizzoli, era il 2019 – Gian Ruggero Manzoni (cito testualmente) “Nel 1977, a seguito di problemi politico-giudiziari, si è arruolato nelle Forze Armate Italiane e ha operato per i Servizi d’Informazione Militari, sotto copertura, dal 1978 al 2002”. Ora che, come dire, i segreti sono scatenati e i voti sono sciolti, Manzoni ripercorre quegli anni in un libro di cerbera violenza, Dialoghi infami (Medusa, 2024). In sostanza, Manzoni impila gli incontri intrattenuti in quarant’anni con trentadue mercenari, operanti in diversi contesti – dalle Filippine alla ex Jugoslavia, dal Medio Oriente alle tenebre africane –, di ogni nazionalità (ci sono italiani, americani, sudamericani, giapponesi, russi…) ed età (si va da vecchi, espertissimi arnesi a giovinetti); di ciascuno di loro viene denunciato nome, soprannome di battaglia, profilo bellico. Diversi di questi, nel frattempo, sono passati a miglior vita. La cornice dei dialoghi – e qui, pur nel frastuono orrorifico, si sente il genio narrativo di Manzoni – varia, drasticamente: da un lussuoso ristorante di Riccione (“due inverni fa”, bevendo e mangiando a ruota libera, con il micidiale “Professore”) a “una bettola di Spalato, allora città assediata dai serbi”, nel 1994 (con “The Foot”), da un ignoto locale di Istanbul a un rapace scambio di opinioni “a Zenica, prima del combattimento che tenemmo contro i cetnici”. Alcuni dialoghi sono a distanza, via mail; i più crudi sono quelli avvenuti con mercenari sotto torchio nemico, come quello con “il Cambogia”, uomo “magnifico, rude e bello”, incrociato in Libano nei primi anni Ottanta: finì soffocato con un sacchetto di plastica.
Dialoghi infami si può leggere in molti modi. Intanto, è una testimonianza ‘da dentro’, documentatissima, su ciò di cui molti, geopolitici salottieri, giornalisti comunardi, blaterano senza sapere: il regno dei contractor, i servizi, le forze militari private, la guerra planetaria che, di fatto, si combatte dacché l’uomo è al mondo. [Quanto al ‘mestiere della guerra’, è bene vederla senza troppe finiture moraleggianti: vivo in prossimità di una cittadina, Rimini, le cui bellezze – il Tempio, Piero della Francesca, Agostino di Duccio – sono state possibili grazie al sanguinario genio del Malatesta, che ha prestato servizio armato ora all’uno ora all’altro dei potenti: in vece del sangue, ceramiche e marmi]. Alcune scene descritte dagli interlocutori di Manzoni sono enormemente atroci; e non sai più se il caos vada assecondato o frenato, con l’ingenerosa ingenuità di chi vede in ogni uomo, oltre alla iena, la stella.
In altri termini, Dialoghi infami è l’esito dell’incessante ricerca di Manzoni di sondare il male, di accerchiarlo, dopo lenta opera di predazione. Arrivare al fondo dell’uomo, cioè nel suo punto più vero, più nudo. Ormai al di là del mostro e del mistero, dell’angelo redentore e dell’angelo assassino. Viene da andare alla Bhagavadgītā, al dio che intima al guerriero Arjuna, “Alzati e combatti!”, e gli svela il vero, “Chi pensa che lui sia l’uccisore e chi pensa che lui sia l’ucciso, tutti e due sono ignoranti. Egli non uccide e non è ucciso”. Un brivido ci percorre, incenerendo il nostro cuore pagliericcio.
Il dialogo infame con Manzoni si è svolto secondo un preciso codice: tranne la prima, le domande proposte sono le stesse che egli ha rivolto ai suoi interlocutori, mercenari con signoria nella guerra.
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“Inseguendo l’avventura”: così scrivi. Cioè: uccidere? Stare in quel territorio, infido, in cui si vive per sentire il sentore di morte? Che senso ha in questa ‘avventura’ il dire poetico, una ‘poetica’, semmai, del vivere?
Il senso è lo stesso che, poeticamente parlando, risulta quando ti addentri nelle pagine del Vecchio Testamento e del Nuovo Testamento. La nostra Bibbia è il libro in cui, più di tutti gli altri partoriti dall’umano, vengono riportati fatti di sangue, uccisioni, anche di donne e bambini, massacri, sacrifici, piaghe, di una crudeltà inaudita, inviate da Dio, malattie appestanti e incurabili, persecuzioni, tradimenti, bugie e bugiardi, torture, crocifissioni, morte a tutto campo, e infinite altre nefandezze e infamità, mercenari compresi. Forse che leggendo la Bibbia… forse che entrando in essa… ci si senta erranti in un territorio infido? Il tutto è vita giornaliera, se ora non qui lo è a 500 chilometri di distanza. Il mio libro Dialoghi Infami, prendendo spunto da chi combatte e uccide a pagamento, cioè dal parlare dei mercenari che ho conosciuto in vita, risulta Bibbia laica del come l’umanità, nei secoli, si è mossa e ancora si muove. Resta che nella Bibbia… quella considerata sacra… quella dettata dal divino… una pur minima speranza, in cuore a Dio o nella vita oltre la morte, diviene quel tanto consolatoria; nel mio libro tale speranza non esiste perché il tutto si svolge, si è svolto e si svolgerà qui, su questo pianeta… e questo pianeta non è di Dio… giusto lo è stato, per chi ci crede, in ambito originario, poi è passato nelle sole mani del Nemico, dell’Avversario, cioè del Demonio. Bene, io racconto di tale regno del male e degli inviati di Satana i quali non sono unicamente i killer per denaro, o coloro che praticano “il mestiere della armi”, bensì anche il vicino di casa, o chi in casa è con te. Tutti si è dei killer o si è stati dei killer, per un motivo o per un altro, nessuno escluso, Papa e Santi compresi. Rammenti che per la nostra religione si pecca in pensieri, parole ed opere? Forse che col tuo dire, col tuo scrivere, o anche solo con la mente, tu non abbia mai ucciso o voluto uccidere un qualcuno? Solo il timore di finire in galera o di venire a loro volta uccisi trattiene i più, per il resto siamo specie nata per uccidere… siamo specie violenta, aggressiva e sanguinaria. Siamo tutti figli di Caino, anche chi si considera figlio di Set, il terzo figlio di Adamo ed Eva… Set, l’invenzione per tentare di far quadrare un cerchio nato male… nato oltremodo sbilenco… quel cerchio che porta il nome di: uomo.
Sensi di colpa?
Nessuno, mai ne ho avuti in vita mia umanamente parlando, e ciò a tutti i livelli, infatti sono andato oltre a tutti e dieci i comandamenti, a volte, volutamente, anche calpestandoli fino a renderli poltiglia per i maiali, considerato che noi esseri umani, quasi in generale, valiamo meno di niente; invece per tradizione religiosa sì, ne ho avuti, ma pensando non tanto a Dio quanto alla leggendaria bontà ed estrema misericordia presenti nel Cristo, o in ciò che del Cristo ci hanno raccontato; quei sensi di colpa li ho risolti con una lunga confessione che tenni con un monaco presso il Monastero di Camaldoli. Fui più che sincero con lui, piansi anche, ma sempre in relazione al Cristo. Riguardo gli uomini mai ho avuto sensi di colpa, mai ho pianto, del resto, come già ti ho detto, noi esseri umani non valiamo alcunché. Siamo la feccia dell’universo. Uno in più o uno in meno non determina alcunché a livello etico o a qualsiasi altro livello. Sono pochissimi i risparmiabili… sono pochissimi coloro che non meritano un colpo di pistola alla nuca. Tra costoro logico che pongo anche me. Anche io sono feccia e ancor più di tanti altri, visto che mi riconosco un cervello che funziona, e proprio quel cervello non mi rende perdonabile… anzi… accresce il mio livello di responsabilità qualora dovesse iniziare la carneficina. Del resto, è proprio il mio cervello che va a teorizzare tale mattanza finale, reputandola sempre più necessaria a livello catartico.
Esiste la verità a questo mondo?
Dove? Se tu lo sai indicamela. Quando si parla di verità ancora una volta si tira in ballo Dio e ciò che Dio ci avrebbe detto e comandato… Dio quale verità, e verità le sue leggi… comunque simpatico che la verità risulti uno spirito… cioè non abbia concretezza… sia aria… etere… forse energia? Il solo sincero è stato il Cristo, sebbene la sua componente umana abbia fatto trasgredire anch’egli, quindi non tutto il suo insegnamento risulta temprato nel vero… risulta sincero… anche in croce, ad esempio, arriva a dubitare di essere Dio… e forse che il dubbio risulti verità? No, è tutta una gran bugia questo mondo e questa vita. Non è altro che teatro, cioè una finzione della finzione, essendo di già l’esistenza una persistente finzione. Poi anche di Gesù sono stati uomini a raccontare, lui non si è mai raccontato, e forse che tu abbia totale fiducia, soprattutto riguardo certi temi, in ciò che dicono o scrivono gli uomini?
E Dio? Come si concilia con il ‘mestiere della guerra’?
I nazisti e tutte le forze armate hitleriane avevano scritto sulla cintura della divisa “Gott mit uns”, Dio è con noi, antico motto dell’Ordine Teutonico… bene, ecco dove sta Dio in queste faccende, mentre la Croce di Gesù, di colore rosso, ma anche nero, cucita su di una tunica bianca oppure su di un vessillo, santificava e santifica ogni nostra uccisione, resta il fatto che in Occidente, ma anche nel mondo islamico, tutti coloro che uccidono lo facciano anche in nome di Dio… a parte i mercenari che lo fanno in nome del denaro. Reputo che in questa sublime danza macabra i mercenari siano i più onesti… i più sinceri. Ecco, la verità sta nel come e nel perché uccidono i mercenari… sta nel soldo che percepiscono per farlo. Il mio libro Dialoghi Infami quindi racconta dei soli uomini totalmente veri e della sincerità che professano. Individui che uccidono senza alcun freno o rimorso coscienziale, fregandosene di Dio e per soldi. Più veri di così quali altri uomini esistono?
…e la coscienza?
La coscienza è un’altra delle gigantesche balle che l’uomo si è inventato a seguito dell’aver detto che esiste un Dio e che tale Dio ci ha imposto delle regole comportamentali. Se togli Dio da tutta questa faccenda cos’è la coscienza e dove dimora? Forse nelle mutande? La coscienza è uno dei tanti freni che nei secoli il vivere sociale, tramite la religione, ci ha imposto… nulla più e nulla meno…
Cos’è che in vita ti ha dato maggiormente fastidio?
Essere grasso in gioventù e quindi il non poter correre come tutti gli altri bambini, e ciò mi ha accompagnato per anni e anni, e ancora oggi mi accompagna. Il grasso mi dà fastidio, sia il mio sia quello che hanno addosso gli altri essere umani grassi. Uno psicologo, psicoanalista o psichiatra direbbe che ho avuto e che ho problemi di auto accettazione… di certo l’essere stato deriso, il non poter fare tutto ciò che i normali o i magri potevano e possono fare e il sentire che anche a mia madre il mio grasso dava fastidio, ecco… tutto questo non è stato piacevole. Dal grasso al non essere amato, per come ero e per il come sono, il passo è breve… poi odio l’ipocrisia della gente, e le bugie che ci raccontano i preti in genere e anche coloro deputati a governarci in nome del popolo per il bene del popolo. Un tempo, da bimbo, mi davano fastidio anche le cose piccolissime… i bottoncini, gli anellini, certi orecchini, le piccole croci dorate oppure le immaginette della Madonna appese alle catenine d’oro che noi cattolici spesso portiamo al collo etc. … me le sentivo in gola e iniziavo a respirare male, diventavo viola, andavo in affanno, così come si dice. Domandando ai miei genitori se, da piccolo, avessi ingoiato un qualcosa che stava per affogarmi: gli stessi mi hanno sempre risposto negativamente, quindi non so da dove scaturisse tale fobia.
Qual è stato il momento più brutto che hai vissuto?
Il trovarmi in combattimento… cioè individui contro individui lì, faccia a faccia, per scannarsi senza esclusione di colpi, e questo a Zenica, in Bosnia, nel 1994. Quindi il trovarmi in uno scontro a fuoco tra noi e i serbi cetnici. In quell’occasione ebbi molta paura e l’avere detta paura non mi è piaciuto, è stata un’esperienza oltremodo brutta, mai mi ero sentito così, comunque tutti, in combattimento aperto, hanno paura, chi non ce l’ha è innegabilmente matto…
Si combatte per fede, per giustizia, per denaro o per che altro?
Si parte combattendo per mille motivi, poi, via via, ne resta solo uno: per quello che l’adrenalina, quando entra in circolo, ti regala; per quel brivido, quel fremito, quella sensazione di onnipotenza, soprattutto quando hai un’arma in mano. La dipendenza da tali scariche la paragono alla dipendenza dalla cocaina. L’eccitazione viaggia al massimo. Un gigantesco orgasmo sessuale è nulla in confronto a uno sballo continuato di adrenalina.
Cosa ne pensi della tua vita passata?
Penso che la vita è breve, che la malattia, la vecchiaia e la morte sono sempre dietro l’angolo e che quindi mai basta il vissuto. Ecco, quando penso alla mia vita, oggi, a 67 anni, mi dico che ciò che ho fatto non mi è bastato, avrei voluto fare e fare ancora. Poi penso che la morte oltre che livellarti democraticamente alla pari di tutti gli altri ti fa perdere memoria del chi sei… del chi tu sia stato… di cosa hai fatto, che tu sia stato re o Papa oppure un barbone di strada, al che mi calmo… so che di questa vita, una volta morto, perderò totalmente memoria, come poi un cane o un gatto, quindi che la vita sia stata vissuta nella miseria o nella ricchezza, nella schiavitù come nel potere, nel peccato come nella purezza risulterà sempre un niente, perché azzerata dalla morte… perché travolta dalla totale assenza di memoria. Al che lascio perdere certe smanie e mi addormento, fregandomene di ciò che ho fatto o di ciò che non ho fatto, di ciò che sono stato e di ciò che sono, ma, in particolare, di ciò che non sarò più.
Di cosa hai nostalgia?
Dei miei primi tredici o quattordici anni di vita, anche se ero grasso e pieno di insicurezze. Di quelle infinite curiosità. Di quei giorni, che mai più torneranno, leopardianamente parlando.
Dove vorresti essere ora, cosa vorresti fare?
Ora vorrei essere a Marsiglia, dove ogni tanto mi reco. Risulta la città più congeniale per chi, europeo, ha vissuto certe esperienze di vita. E a Marsiglia starei bevendo un primo Pernod-Ricard, in attesa che mi potassero un po’ di ostriche e delle crudités.
Cosa c’è dopo la morte?
C’è Dio oppure Lucifero… per restare un irriducibile tradizionalista conservatore… o sbaglio? Forse che avesse ragione il filosofo Severino, e assieme a lui infiniti altri, quando diceva che dal nulla si nasce e nel nulla si torna? Anche per questo uccidere un altro essere umano non è poi tutta quella gran pena, quella grande sofferenza, quella macchia oscura che certuni ci vogliono far credere. Anzi, a volte necessita uccidere. Di sicuro ti posso dire che non annoia, e per alcuni libera da tutte le possibili gabbie che il sociale, il civile, il morale, il religioso hanno costruito attorno a loro, oltretutto sostenendo che era per il loro bene… e ciò mi fa ridere enormemente. Un essere umano, spezzate quelle sbarre, fa paura… molta paura… soprattutto perché ha capito… perché, come dicevano Friedrich Nietzsche e altri come lui, è andato oltre il concetto di bene e male, ha ucciso Dio, inoltre ha accettato il relativo, ormai spogliatosi degli assoluti. Paradossale, estremo e iperbolico tutto ciò? Beh, tu ora stai facendo domande all’incarnazione dell’iperbole, dell’oltre, dell’altrove e del paradosso, non scordarlo… non scordartelo mai. E a tale incarnazione tutto è concesso. A me tutto è concesso, quindi somma attenzione nel come maneggiarmi. Somma attenzione.
*Il servizio è punteggiato da opere d’arte di Gian Ruggero Manzoni; in copertina: Manzoni “in assetto da combattimento”