19 Aprile 2021

Un'invocazione a Rilke, "perché l'unica connessione autentica avviene attraverso la parola, che è quell'udire nostro, importante, circonfuso"

In un tempo, il nostro, nel quale tutto è interconnesso e nulla in apparenza sconosciuto, mi aggrappo, piuttosto, al poeta dal nobile nome; a quel grande aedo che fu Rainer Maria Rilke. Chissà chi fu veramente quell’uomo. E quanta grazia e irriverenza deve aver incontrato nei suoi occhi, ogni giorno della vita.

Stasera, più stanco del solito, non posso far a meno di stringermi forte ai suoi versi ‒ in quest’epoca che non lo dimentica affatto, ma dimentica tutt’al più me stesso ‒ per ritrovar poi respiro nella notte, dopo gli affanni intensi degli imbrogli e dei corrotti. Cerco perciò ristoro in un nuovo amico, che mai mi conobbe, ma che forse mi guarda anche lui (benevolo?), da lassù, al di là del cielo. Dai suoi versi cerco di carpire la linfa, di capire la movenza, comprendendo quel poco, che molto ‒ più tardi ‒ mi darà.

Così Rilke, in quei sonetti immortali, mi parla, parlando al mondo intero. Poiché la connessione avviene tra di noi, tramite il carnale incontro, e non può essere altrimenti. Tutto il resto aiuta, e al tempo stesso confonde. L’unica connessione autentica avviene attraverso la parola, che è quell’udire nostro, importante, circonfuso. Non siamo che parti e frammenti, lapilli che vacillano nella notte dei tempi, a implorare un grido; fors’anche un perdono. Semmai, siamo il dono che porta con sé l’amore e l’amicizia.

E, caso mai avessimo un centro, quel riferimento si disfa nella vita attraverso la nostra solitudine. Quale centro ebbe allora Rilke?… Un equilibrio, o un compromesso, non esisterà mai per il poeta. Esiste tuttavia un novello Esaú. È a lui il rimando. È alla sua storia che il poeta ci indica di guardare. Tutto ha dunque un senso, senza centro, nella Tradizione delle Tradizioni.

Giorgio Anelli                                                                                                     

XVI.

Amico mio, tu sei solo, perché…

Noi con parole e segni delle dita

a poco a poco ci appropriamo il mondo,

forse la sua più debole, pericolosa parte.

Chi indica un odore mostrandolo col dito?

Ma delle forze che ci minacciarono,

molte ne intuisci… Tu conosci i morti

e ti spaventa la formula magica.

Nostro compito ora è di connettere

parti e frammenti quasi fossero il Tutto.

Difficile aiutarti. Anzitutto non piantarmi

nel tuo cuore. Crescerei troppo presto.

Ma guiderò la mano al mio Signore e gli dirò:

Qui. Questo è Esaú nella sua pelle.

Rainer Maria Rilke

Gruppo MAGOG