18 Dicembre 2017

Darwin ha sbagliato tutto! La velenosa biografia di Wilson manda in tilt la stampa britannica, che ha santificato il barbuto Charles

Chi non ha sognato, almeno una volta nella vita, di sparare una sfera di ferro contro la finestra del Papa, sfasciare il vetro, e starsene lì, tronfio, trionfante, in mezzo a piazza San Pietro, brandendo la cerbottana, manco avessi accecato Dio? In qualche modo, A. N. Wilson ha realizzato questo sogno. Giornalista corrosivo per il Daily Mail e per il London Evening Standard, Wilson, dopo una lunga carriera come romanziere pruriginoso (tra l’altro, dieci anni fa ha scritto un romanzo, Winnie and Wolf, che ricama sull’amorazzo tra Hitler e Winifred Wagner, la figlia di Richard) e come biografo revisionista (ha ricamato sulla vita di John Milton e di Hilaire Belloc, di C.S. Lewis e di Gesù, di Hitler – ovviamente – e della Regina Vittoria), con Charles Darwin. Victorian mythmaker (John Murray, pp.438, £25) ha tentato di abbattere l’ultimo dio d’Albione, lo scienziato che ha cambiato il mondo pubblicando L’origine delle specie. libro darwinIl colpo di cerbottana che infrange la divinità accade subito, fin dalla prima frase, senza tentennamenti, come il buon giornalismo insegna: “Darwin ha sbagliato. Questa è la sorprendente conclusione a cui sono inesorabilmente giunto mentre scrivevo questo libro”. Studiando in direzione contraria al “mainstream dell’opinione scientifica”, Wilson giunge a queste inesorabili conclusioni: Darwin era uno scaltro opportunista, “un uomo roso dall’ambizione di diventare il più importante scienziato al mondo”, che per questo non lesinava a rubare le teorie scientifiche altrui facendole proprie – “con una certa brillante capacità di scrittura” – né a compiere gesti piuttosto crudeli (nel 1850, nel pieno delle sue ricerche, uccide brutalmente il gatto di uno dei figli reo di aver ucciso un piccione che serviva allo scienziato per dimostrare le sue teorie sulla selezione). Insomma, altro che il bravo padre di vasta famiglia – 10 figli, di cui 3 morti da piccoli, fatti sfornare dalla mogliettina, Emma – con lunga barba pacifica, che tramutò la dimora in un immane, fantasmagorico laboratorio (“sfogliava avidamente le riviste di moda; correva con i figli tentando di tracciare le rotte delle api; asciugava uova di rana su pezzi di carta sparsi per casa; leggeva poesie e romanzi con frugale voracità; sbirciava sotto le pietre del giardino ogni istante; cercava di concimare le orchidee del suo studio con una matita appuntita; faceva galleggiare i piedi delle anatre in vasche enormi”), come ci mostra, in un’altra – devota, però – biografia James T. Costa, Darwin’s Backyard. How small experiments led to a big theory (Norton, pp.442, $22). Insomma, a dire di Wilson, Charles Darwin era uno spavaldo cialtrone, la cui tesi principale – “un mondo in guerra dove pini, pecore, uccelli canterini sono tutti furiosamente in conflitto, in uno spietato sforzo sociale per ottenere carrozze più grandi e mogli dai portafogli più ampi” – riassunta come “eliminazione del debole da parte del forte” è un orrore hitleriano – segue, infatti, capitolo in cui si dipinge l’eugenetica nazi come variante del darwinismo – una bestialità propria di chi, come Charles, guardava il mondo dall’alto della sua ricchezza. Un po’ sessomane, un po’ misogino, un po’ razzista, un po’ violento, autore di teorie che sono farina del sacco altrui, addomesticate con piglio grammaticale: questo è Darwin secondo Wilson. Apriti cielo. Scienziati e giornalisti d’Albione si sono ribellati, il Times Literary Supplement ci ricama una copertina, con il viso di Darwin – che pare quello di un santo, di un San Girolamo, in effetti è il santino della libera scienza – a tutta pagina e titolo esclamativo, Mistaking Darwin, ‘mistificando Darwin’, più chiaro di così. Le corazzate scientiste, insomma, hanno defenestrato l’antidarwinista Wilson – “c’è una certa irresponsabilità da parte dei social media nel dare risalto alle taglienti falsità di Wilson su Darwin, più utili a provocare una tempesta su Twitter (e buone vendite in libreria) che un vero dibattito”, chiosa la divulgatrice del TLS, che però cade nella stessa trappola, non parla d’altro neppure lei. I dati di fatto sono due. Primo: Darwin riempie ancora le pagine del mondo anglofono (il TLS cita quattro nuovi studi sullo scienziato di Shrewsbury) e la capa degli archivisti (si veda il Darwin Correspondence Project che ha l’ambizione di rendere disponibili le decine di migliaia di lettere dello scienziato). Secondo: nessuno tocchi Darwin, chi lo fa è uno scimmione. Tali siamo, in effetti.

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