03 Febbraio 2022

"Questa mia Vita travagliata io scrivo...". Benvenuto Cellini: artista, guerriero e occultista

Benvenuto Cellini è una di quelle figure d’artista – e non solo – maggiormente note del nostro Rinascimento, ammirate ed apprezzate curiosamente più all’estero che non in Italia.

Non gli ha giovato certo la critica feroce dei suoi detrattori, a cominciare da quelli che nelle lezioni scolastiche lo dipingono come un cialtrone criminale, dedito soltanto all’autoesaltazione e alla mitomania. Il fatto poi che di lui ci restino poche opere, dovuto alla dispersione e distruzione di quasi tutti i suoi primi lavori in seguito a guerre ed altre traversie, non ha certo contribuito a farlo conoscere in tutta la sua grandezza artistica, non molto lontana da quella di un altro spirito poliedrico come Leonardo da Vinci, né da quello di Michelangelo Buonarroti, entrambi suoi conterranei.

In questo saggio BENVENUTO CELLINI Artista, Uomo d’arme, Occultista (Ugo Mursia Editore, 2022), l’autore analizza uno degli aspetti della vita, dei tempi, e delle azioni di Cellini, ovvero il suo personalissimo rapporto proprio con quella forma di sapienza arcana che è l’Ermetismo nel XVI secolo. Benvenuto è pressoché coevo di geni assoluti  quali Dürer, Bosch, Brueghel, Cranach per citare soltanto i più famosi; i suoi rapporti di amicizia, di collaborazione e d’apprendistato con altri ancora sommi artisti, scultori e pittori del suo periodo, ci dicono molto più di quanto non sembri sulla sua formazione misteriosofica. Egli è musico, cantante, disegnatore, orafo, forse ladro, certamente assassino, scrittore e poeta, avventuriero, puttaniere e forse iniziato ad alcuni Misteri, non diversamente da altri suoi contemporanei che venivano educati all’applicazione costante del “multiforme ingegno”; una figura corrusca e tenebrosa, uomo di allegrie gigantesche e malinconie titaniche, che certamente non sarebbe dispiaciuta a un Robert Ervin Howard.

Papa Paolo III per assolverlo dell’omicidio di Pompeo de’ Capitaneis di lui disse: «Sappiate che gli uomini come Benvenuto, unici nella lor professione, non hanno da essere ubbrigati alla legge» e ancora Giorgio Vasari, che certamente non lo amava scrisse nel suo Le Vite: «in tutte le sue cose animoso, fiero, vivace, prontissimo e terribilissimo, e persona che ha saputo purtroppo dire il fatto suo con i prìncipi, non meno che le mani e l’ingegno», subito ricambiato da Cellini con i graziosi epiteti di «Bestiaccia, porco, bestia asinina, empio botolo, cagnaccio da beccaio e bestiaccia».

Il Benvenuto lesto alla spada ed al suo fidato “gran pistolese” è tutt’uno con l’Artista e il cercatore di qualcosa che è “altro ed altrove”, di là dai consueti schemi e limiti umani. Oggi lo avrebbero definito “occultista” ma  il mondo nel quale egli visse ed agì, fu quello del “già e non ancora”. Per certi versi sono gli ultimi bagliori del tardo Medioevo, i primi fulgori del Rinascimento che diventerà la “maniera”; è un periodo di “delicati equilibri” e di profonde scissioni. Cellini è uno dei “paradigmi umani” di questo suo tempo. In lui Vizio e Virtù si contendono l’anima e quale dei due alla fine dei suoi giorni abbia riportato la vittoria non lo potremo mai sapere con certezza in quanto egli non conosce il significato della parola “resa”. Nella sua vita si potrebbero vedere tutte o quasi le lame degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, dove egli è di volta in volta il Matto ed il Bagatto, l’Eremita e gli Amanti, la Ruota di Fortuna ed il Mondo. Ma nel suo mazzo sovente compaiono la Torre, la Morte ed il Diavolo, quasi a ripercorrere l’incisione dureriana dell’ultimo cavaliere solitario. L’artista che in lui convive con il guerriero è “homo moderno” e nel medesimo tempo uomo d’altri tempi, rivolto al sogno dell’antichità passata che, insieme ad altri, vorrebbe far rivivere in un mondo nuovo.

“Cavaliere di spettri ed ombre”, destinato “alla Ventura”, sogna e disegna tutta la sua vita facendone una scultura a tutto tondo dove ancora troppo è da scoprire. Il mondo parrebbe esser per lui troppo piccolo, la sua irrequietezza “cerca” e lo spinge ad affrontare i propri dèmoni oltre ai nemici esterni. Egli ancora ama, di certo nello stesso modo impetuoso in cui crea e distrugge. Questo suo essere così “irriducibile”, così “irregolare”, sarà anche la ragione per la quale egli diventerà in futuro tanto apprezzato, quasi una “leggenda”, dalla visione estetizzante di Oscar Wilde.

Pertanto l’Autore afferma che tutto ciò che Cellini narra delle proprie avventure, anche quelle più fantastiche ed improbabili, non è frutto di una sfrenata immaginazione, ma la precisa rivelazione di una realtà sovrannaturale, meravigliosa, terribile ma assolutamente vera, alla quale l’uomo moderno non osa più credere. E se Benvenuto asserisce cose violente, sapendo che dei violenti è il Regno dei Cieli, come «un pazzo ne fa cento» o «io servo chi mi paga» o ancora «ma li colpi non si danno a patti», così principia il racconto della sua vita terrena che ancora oggi non ha fine:

Questa mia Vita travagliata io scrivo
per ringraziar lo Dio della natura
che mi dié l’alma e poi ne ha ‘uto cura,
alte diverse ‘mprese ho fatte e vivo.
Quel mio crudel Destin, d’offes’ha privo,
vita, or, gloria e virtù più che misura,
grazia, valor, beltà, cotal figura
che molti io passo, e chi mi passa arrivo.

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