L’ammetto, preferivo il lockdown. Quando scendevo a gettare i miei rifiuti, mattina presto o sera che sia, non avevo cani neri e feroci al fianco, portati a cavolo da tipi che gettano robaccia senza mascherina, e non avevo la vecchietta che mi ansimava sulla faccia tutti i suoi spasmi. Le auto non rombavano così forte e le moto non esistevano. La via era muta, come una melodia.
E allora basta. Torniamo al lockdown dunque, temporaneo, metafisico.
Durante quel benedetto periodo leggevo Anna Karenina e La tentazione di esistere di Ciorian, praticavo la cyclette, fino allo sfinimento, con l’applicazione Samsung Healt e soprattutto ascoltavo musica.
Oggi vi sbatto in foglio un mezzo miracolo. Due gemelli youtuber, Tim e Fred Williams, nel luglio di quest’anno hanno rilanciato, senza volerlo, un pezzo di Phil Collins, chiamato In the air tonight, tratto dal disco Face value. E nel momento del solo di batteria, quello con la bandana e le collane sembrava morisse di gioia, e l’altro, con la capigliatura rasta, pareva agonizzante e si toccava il cuore e metteva due dita negli occhi e poi le mostravano a noi. E al pubblico di giovani americani.
Phil Collins, mite batterista dei Genesis, gruppo storico britannico, è tornato in classifica, ma non con la violenza inaudita dei gemelli di Gomorra, Gennaro e Ciro, due animali che è meglio perderli, due ammirati per il loro vigore, il loro menefreghismo e la loro violenza, e non con le frasi da bestia di Fausto Leali, che ha sparato la sua in diretta nella trasmissione GFVip, non sapendo che chi in Italia esce dai canoni è preso a cannonate, ma con la timida ma maestosa grinta di uno che ce l’ha fatta.
Peter Gabriel esce dai Genesis, i quali devono trovare subito un leader o, perlomeno, una voce, un cantante, dopo il clamoroso successo di Carpet Clawlers, un brano che non ho conosciuto quando D’Artagnan portava in giro le idee di Aristotele, filosofo del piacere egoistico e attualmente sovrumano, squartando i cuori di francesi semisconosciuti, uccidendo ragazzini che a Napoli, dice e ci fa vedere Gomorra, subiscono il lutto e poi scontano tutto, no, ma ho ascoltato mentre muovevo i muscoli del culo, delle gambe, degli addominali. Nel bel mezzo del lockdown.
Phil Collins divenne prima batterista poi, dopo l’addio dell’affascinante corvo Gabriel, gli subentrò come cantante, successivamente, dopo che i ragazzi della band fecero una scriminatura da 500 e più provini. Phil, il timido, il più simpatico, il più bruttino, così lontano dal viso luminoso di D’Artagnan e di Ciro di Gomorra, ebbe un accesso di successo diventando il leader del gruppo leggendario, mai troppo conosciuto e celebrato, dei Genesis.
Certo la sua voce è più pop di quella di Gabriel, ma provate a sentire il gruppo, con lui cantante, nella versione live in Carpet crawlers. Sentirete una spada che vi trafigge il costato, una barra di ferro che vi scanna le gambe, l’alito purissimo di un’anziana signora, con la mascherina, che mi getta i suoi rifiuti addosso, non sentendo nulla, spersa, colta da spaesamento. Inghiottita dalla nebbia.
Che Phil Collins, ora mezzo depresso, a letto, spezzato in due dal recente incantesimo del lockdown, diventasse ancora il numero uno nelle chart inglesi e americane per la faccia e l’idea simpatica di due fratelli di colore, chi lo poteva intuire? Nessuno, neanche D’Artagnan, neanche Ciro, con la sua pelata e la barra di ferro che usa per tritarti le ginocchia, neanche Dio, un Dio che certamente non c’è, ma solo in alcuni frangenti appare e non certamente ai filosofi. Una voce bellissima, suadente, sembra uno strumento Stradivari o la spada del giovane francese. Del resto in una vera band bisogna aiutarsi come i famosi moschettieri del re, ovvero: “Uno per tutti e tutti per uno”.
Phil Collins ha pubblicato il suo primo ellepi solista il 5 gennaio del 1981, e da questa perla venne fuori il brano amato dai due gemelli e non solo, direi amato da quasi tutti. Specialmente da quelli che scommisero subito sul successo di un uomo normale, un po’ basso, vocalist nascosto, che da timido ragazzo, paffuto dai capelli lunghi, divenne un pelatone bello e affascinante, quasi come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now, interpretato da Brando, o come Ponzio Pilato. Che s’aggira sempre sulle nostre teste.
Dai Phil, ancora una stoccata. Uccidi l’ombra dello strisciante e nuovo lockdown, e cavalca ancora, con il tuo timbro inconfondibile di batterista e cantante, le classifiche di tutto il mondo. E scaccia la morte, le immagini forti, i rincoglioniti del boom e del politically correct. E le violenze di certe serie televisive. Vogliamo la tua purissima classe e la tua grinta da eterno ragazzo, come quella volta che, per cause umanitarie, volasti da Londra a New York per festeggiare due volte l’anno che verrà. Reagisci e colpisci, se puoi.
Ettore Bonato