03 Novembre 2019

“In lotta perpetua contro l’oblio”: l’ultimo romanzo di Patrick Modiano

Classe 1945, Patrick Modiano è tra i grandi scrittori europei contemporanei. La sua opera letteraria, fin dalla nascita (“La Place de l’Étoile”, 1968, per Gallimard), si rileva nel tema della memoria, dell’oblio. Lo ha denunciato lui, sul palco del Nobel per la letteratura, nel 2014: “Essere nato nel 1945, dopo la distruzione di città e la scomparsa di intere branche di popolazione, deve avermi reso, come altri della mia età, più sensibile ai temi della memoria e dell’oblio”. E procede, definendo una pratica letteraria: “Sfortunatamente, non penso che il ricordo di cose passate possa essere riproposto con il potere e il candore di Marcel Proust. La società che egli descriveva era ancora stabile, una società del XIX secolo. La memoria di Proust ricompone il passato in ogni dettaglio, come un tableau vivant. Oggi ho la sensazione che la memoria sia meno stabile, in una lotta costante contro l’amnesia e l’oblio. Questo strato, questo fango di oblio che oscura ogni cosa, vuol dire che possiamo cogliere soltanto dei frammenti del passato, tracce sconnesse, destini umani che sfuggono, inafferrabili”.

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In Italia Modiano è edito da Einaudi, Gallimard ha appena pubblicato Encre sympathique. Inchiostro simpatico. Una pagina apparentemente bianca cela una scrittura, che appare solo compiendo una azione chimica. Non è questo il tempo del nostro destino? Schiarire il bianco perché appaia una scrittura. Ogni gesto è schermato dal bianco: anche le braccia sono ideogrammi.

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La prima pagina del romanzo: “Ci sono bianchi in questa vita, bianchi che diviniamo se apriamo un ‘dossier’: una semplice carta dentro una cartella blu come il cielo, che il tempo ha impallidito. Quasi bianco, pure lui, questo vecchio cielo blu. E la parola ‘dossier’ è scritta al centro della cartella. In inchiostro nero. Questa è la sola traccia che mi rimane dell’agenzia Hutte, la sola traccia del mio passaggio in quelle tre stanze di un vecchio appartamento con le finestre che si affacciano su un cortile. Avevo appena vent’anni. L’ufficio di Hutte occupava la stanza sul retro, con l’armadio in cui era collocato l’archivio. Perché questo ‘dossier’ e non un altro? A causa dei bianchi, senza dubbio. E poi non era nell’armadio, ma sulla scrivania di Hutte, abbandonato. Un ‘caso’, come si diceva, ancora irrisolto – sarebbe mai stato risolto? – il primo di cui mi aveva parlato la sera in cui ero stato assunto ‘in prova’, diceva. Pochi mesi più tardi, un’altra sera, alla stessa ora, quando ho rinunciato a quel lavoro e ho lasciato l’agenzia, ho fatto scivolare nella mia valigetta, all’insaputa di Hutte, dopo averlo salutato, la carta dentro la cartella blu come il cielo, sulla sua scrivania. Come un ricordo”.

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Modiano è uno scrittore del Novecento, si avverte dal ritmo che impone al narrare. Un ritmo ‘europeo’ – la ‘visione’ precede il ‘fatto’ – e una musica lenta, francese – quel certo minimalismo. Ora gli scrittori sono per lo più insapori – statunitensi per vezzo realista – una volta li assaggiavi e avevano un tono, un odore, come il liquore.

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“E tra tutte quelle pagine bianche e vuote, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella frase che mi sorprendeva continuamente, ogni volta che sfogliavo il diario: Se avessi saputo… Pareva una voce che rompe il silenzio, qualcuno a cui avrebbe fatto piacere confidarsi, ma aveva infine rinunciato, non ne aveva avuto il tempo”.

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Alcune frasi di Modiano che illustrano il nuovo romanzo:

“La maledizione e la malizia della memoria: sono processi contraddittori, che hanno un grande potere di suspense dal punto di vista romanzesco. Un ricordo sepolto da lungo tempo che riappare, d’improvviso, come l’inchiostro simpatico si rivela sotto l’azione di una sostanza chimica. E poi, un ricordo spiacevole, che sembrava essere stato cancellato, e che riappare, come un prestigiatore, e ci mostra che viviamo in balia di certi ‘vuoti’ di memoria, che si riempiono un giorno o l’altro”.

“I personaggi sono estremamente ordinari, e non solo. Volevo far vedere che il narratore, nella ricerca della fatale Noëlle Lefebvre, crede che siano importanti testimoni persone che la donna ricercata ricorda a malapena come figure della sua vita”.

“Internet, ho notato, non risponde mai direttamente a una domanda specifica: come se si difendesse da un inganno. Quindi, devi trovare un modo per ottenere una risposta. In questa presunta ‘memoria del mondo’ ci sono molte lacune”.

“L’ultima frase del romanzo, Le spiegherebbe tutto, lascia libero il lettore di ipotizzare un proprio finale”.

*In copertina: Patrick Modiano; Nobel per la letteratura nel 2014, in Italia è pubblicato da Einaudi

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