La nebbia di Forlimpopoli t’inghiotte non appena metti i piedi nei lastroni della stazione locale. È una nebbia che ha poco a che fare con quella di Rimini, piuttosto con quella, meno umida, di Amarcord. Lì, in quel paese a nord della Romagna, nella Scuola di musica popolare, si conobbero due ragazzi di variegate esperienze: il bassista Stefano Bonato e il poli-artista Umberto Giovannini. Con insegnante il mitico Pepe Medri, i due ragazzi frequentano il corso per suonatori di organetto diatonico. A Rimini, precisamente nel Borgo San Giuliano, conobbero il polistrumentista Stefano Pagliarani e diedero vita al gruppo de Gli Orsi.
Innanzitutto chi sono Gli Orsi. Il trio, decisamente intimista strumentale, la corrente è il dark-folk, una matrice musicale che già in Italia bazzicano in pochi, è così composto: all’organetto Stefano Bonato, alla chitarra Stefano Pagliarani, alla tromba Davide Fabbri.
La musica de Gli Orsi si discosta, ma non con punte di snobismo, da quella che ascoltiamo prevalentemente in Romagna (il gruppo degli Orsi infatti è nato a Rimini) e attinge il suo background dalla musica popolare, formando così, con un inglesismo che però è consono alla loro melodia, un complesso dark folk attento ai suoni del passato, del futuro della loro terra e dell’immaginario riminese che quasi naturalmente si accosta all’emisfero felliniano. Una musica melanconica con venature ironiche, un po’ come il bambino della scena finale di “8 e mezzo” che, invece di sparire nel buio, ritorna allegramente per descriverci cosa c’è “di là”.
Per l’affinamento e oseremo dire la raffinatezza del loro sound popolare, il gruppo de gli Orsi, che ha già fatto uscire sul mercato due CD, “Via Emilia” ed “È così”, ha apportato nuovi arrangiamenti a qualcuno dei loro brani ed è tuttora in studio di registrazione per mettere su disco alcuni pezzi nuovi.
Dapprima nello stesso palco (due strumentisti degli Orsi suonano nel gruppo dei Noi Duri, quindi l’impasto è stato fertile e facile) poi nella stessa sala d’incisione, il Numero Recording Studio (Cavallino di Coriano) si sono uniti ai fondatori, per il brano nuovo, formando un connubio che di solito tra musicisti non è molto ricercato, anche tre elementi appunto del gruppo Noi Duri, sodalizio che attinge alla musica swing degli anni ’50, anch’esso perla rara nel panorama musicale romagnolo, che va oltre, anche fuori dagli schemi e fuori Romagna. Con l’ausilio prezioso dell’art-director Roberto Ballestracci e del regista Albo Romanotto, Gli Orsi e i Noi Duri si sono uniti per registrare il video del brano Ti voglio bene nananà, parto che ebbe inizio e gestazione nella collaborazione in studio.
Il pezzo, già presente nell’ultimo CD degli Orsi “È così”, musica di Stefano Bonato, parole di Pagliarani, Giovannini, Bonato, riarrangiato da Stefano Pagliarani e dal gruppo Noi Duri, ha già le stimmate del tormentone estivo. Tra l’amalgama della nostalgia tanghera che emanano gli Orsi e lo swing esuberante e più fruibile degli Duri, è scaturito un qualcosa di nuovo dal solito solco romagnolo, un’impronta netta di novità e freschezza sotto una traccia musicale importante.
Il singolo, già in vendita sulle principali piattaforme della propalazione del suono, I Tunes, Spotify e Google Play, già ti seduce con il titolo. Nananà, infatti, potrebbe essere il nome di una donna, o una parola che ti viene in mente mentre pensi lei, una rievocazione struggente accompagnata da una musica originalissima, volta al futuro, ma anche al passato. Infatti il brano, scritto in un inverno buio ma speranzoso, è un ricordo di una ragazza (bambina?) che non c’è più ma che in realtà è sempre con noi.
Il video, con la regia di Romanotto, è già in circolazione. Una donna, affascinante, bella e misteriosa, cammina imperiosa sui “lastroni” impressi nella sabbia di Rimini. Tutti la guardano e tutti la bramano. Ma Ella è una visione, un parto della mente, o fa parte del solito e prezioso qui e ora romagnolo, composto di ragazze che sembrano sfuggire ma poi ti gratificano con il loro sorriso? I due bambini si scambiano i loro braccialetti sotto il grande tavolo degli adulti, promettendosi eterno amore, tra il fruscio del mare e il profumo tipico della preadolescenza.
Ed ogni tanto, quando la tenebrosa tela delle nuvole invernali si squarcia, irrompe nitida e bruciante la reminiscenza di lei, che probabilmente, in estate, assumerà sembianze di un’altra donna, ma la nuova lei, non sarà mai come Ella che ti ha strappato il cuore nelle mitiche e magiche sere d’estate. Ricordando il tuo sorriso, mi rimarrai sempre dentro. Spero tu abbia un rimembro di me, che ti rammenterò per sempre e qualche volta ti vedo ancora e ti canto ancora, malinconico ma felice, per ascoltare le tue risate e il tuo profumo ancora un poco.
“Dai, nonna Armida, stai tranquilla”, dissi.
Ma la nonna, con l’acqua fino al mento, urla all’infinito mare Adriatico e Riminese, all’inizio degli anni ‘70: “Stefano, non andate tanto al largo con il canotto, poi te la vedi tu con i genitori di Linda”. “Non ti preoccupare, nonna, non siamo nell’Oceano, non ti preoccupare…”.
Ettore Bonato
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La canzone “Ti voglio bene nananà” si ascolta qui.