19 Febbraio 2019

“Ho osato dire che Camilleri è un furbo e mi hanno dato dello str***o; d’altronde Oscar Farinetti allinea perle letterarie che neanche Fabrizio Corona”: Francesco Consiglio muove guerra agli Intoccabili della cultura italiana

Secondo il Treccani un intoccabile è, in senso figurato, “colui che si trova in una situazione di privilegio ed è immune da sanzioni, critiche e censure, perché raccomandato o protetto”. Esistono intoccabili che hanno amicizie in alto loco: politici inquisiti per anni che continuano a occupare le stanze del potere, grandi evasori con grandi capitali nascosti, alti prelati in odore di pedofilia che esercitano impunemente il ministero della Chiesa. Tutti li additano come indegni, ma nessuno riesce a cancellarli dalla vita pubblica, costringerli a restituire il maltolto o portarli a giudizio e ottenerne la condanna.

Accanto ai potentoni cui tutto è consentito, esiste un’altra categoria di intoccabili: quelli che godono del favore del popolo, o di una parte consistente di esso. Sarà un caso, o forse no, ma si tratta, per lo più, di uomini feticcio della sinistra.

Adesso vi racconto cosa mi è successo poco fa, dopo avere letto su un popolare quotidiano che gli undici milioni di spettatori incollati alla tv a vedere Montalbano sono tutti a favore dell’accoglienza, come il Commissario. Poiché tale concetto mi è parso risibile e fazioso, ho approfittato del pulpito digitale (l’unico, ahimè, che mi è concesso), obiettando su Facebook che, secondo quel ragionamento, se io guardassi un documentario sul nazismo, sarei un nazista. Osservazione inoppugnabile che ha raccolto solo consensi. Il peggio è accaduto poco dopo, quando ho aggiunto il mio parere sui romanzi polizieschi di Camilleri. Dopo un iniziale entusiasmo dovuto a una parvenza di originalità dello stile, oggi posso dire che la saga letteraria di Montalbano è un’operazione commerciale abilmente costruita da un furbo di tre cotte. Per non metterci del mio ed essere bollato come uno scrittore rosicone, ho citato le parole dello scrittore Fulvio Abbate: “Camilleri è il prodotto perfetto per restituire una Sicilia di genere, lompo in luogo del caviale, un’isola da sarde a beccafico. Perfino la mafia nei suoi libri diventa un souvenir, come il carrettino o la coppola o il grembiule con l’effigie di Brando nei panni del Padrino”.

Un utente, tale Sergio, ha replicato: “Francesco Consiglio, pulisciti la bocca quando parli di una persona come Camilleri e di un attore come Zingaretti, stronzo”. Certo, è strano che qualcuno mi inviti a pulirmi la bocca mentre tiene nella sua uno stronzo, ma non voglio replicare. Guardo e passo. Però, mi chiedo quale bizzarra patologia mentale spinge un uomo a rischiare una querela per correre in soccorso di un personaggio famoso che saprebbe difendersi da solo, con più grazia, ma molto più probabilmente ignorerebbe il post di un semisconosciuto scrittore di provincia. Dev’essere la stessa malattia che porta un ultras disoccupato a fare a botte per l’onore della sua squadra di calciatori milionari.

Non capita solo a me di incontrare certi spiriti fumantini. Su questo sito ho assistito giorni fa a una cieca levata di scudi contro Davide Brullo, colpevole di avere scritto che le canzoni di De André (intoccabile trasversale: piace anche a Salvini) non sono poesie ma solo canzonette, e il cantautore genovese non è Mario Luzi né Giorgio Caproni. Apriti, cielo! Sono volati, unilateralmente, insulti e accuse a non finire, perché esiste un’accolita di blateranti fan-fanatici convinta che l’offesa al dio Faber debba essere punita con l’eterna dannazione nel girone dei bestemmiatori.

Eppure, scrive Brullo, “il giornalismo esiste per sfatare i falsi miti e mettere in discussioni i miti vigenti”. Toccare un intoccabile, e ferirlo, diventa un esercizio rivoluzionario solo perché viviamo in un mondo di uomini paurosi che cercano i loro dèi in terra.

Per fortuna, esiste un cimitero degli intoccabili che mi fa sperare nella scomparsa di certi fanatismi. Sul finire degli anni Novanta, appena dopo Tangentopoli, Craxi era il Grande Corruttore e Di Pietro il Salvatore della Patria (così, in maiuscolo, per rendere la potenza del pensiero che in quei giorni dominava). Oggi l’ex pm, ex ministro ed ex segretario di partito è relegato ai margini della scena politica e l’antica e sbiadita fama gli procura soltanto qualche ospitata in tv. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ebbe un’aura di intoccabilità ai tempi della Rete (che non c’entra nulla con il web: offro da bere a chi capisce di cosa sto parlando), per poi perderla e ritrovarla recentemente come sindaco dei porti aperti. La parabola di Matteo Renzi, dal trionfo delle Europee 2014 alla catastrofica sconfitta alle Politiche del 2018, è clamorosa: quando governava, esibendo una personalità autoritaria e poco incline al dialogo, chiunque osasse muovergli una critica veniva preso a pesci in faccia. Oggi l’ex rottamatore è considerato la causa principale del declino del Partito Democratico.

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità.

Forse, un giorno, anche gli elettori di sinistra, per merito di una fulminazione paolina, potranno dire male di Saviano, il messia dell’anti-salvinismo, e qualcuno confesserà di essere stato contento quando Domenico Lucano, il sindaco di Riace che distribuiva patenti di legalità a sé stesso dichiarando: “Se serve, vado contro la legge”, ebbe la risposta che si meritava dalla Guardia di Finanza, più o meno questa: “Se serve, ti indaghiamo”. E chissà, un lettore ghiotto ma non scemo potrà liberamente criticare mr. Eataly, Oscar Farinetti, la cui ultima opera poetica contiene questa perla di mirabile saggezza: “L’egoismo è come l’odor della merda. Dentro il tuo ci stai pure bene. In quello altrui ci stai… di merda”. Neanche Fabrizio Corona tocca certe vette letterarie.

In questi tempi di dialettica cruenta, l’intoccabile più intoccabile di tutti non ha parvenze materiali, ma si afferma nelle idee e negli orientamenti delle élite: è l’euro. Inviso, sbeffeggiato, condannato da molti, viene al tempo stesso definito indispensabile. Chi lo mette in discussione è un troglodita economico o un seguace del barone von Masoch.

Non ci si deve però meravigliare se tutto quello che oggi appare un monolite di autorità e imposizioni possa un giorno sbriciolarsi. È caduto l’Impero Romano. Si è dissolta l’Unione Sovietica. Cadrà anche l’Europa dei banchieri e dei burocrati?

Nell’attesa, sfido i servi degli Intoccabili e prorompo in un sonorissimo pernacchio contro chi mi insulta.

Francesco Consiglio

Gruppo MAGOG